Mantègna, Andrèa

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pittore e incisore italiano (Isola di Carturo, Padova, 1431-Mantova 1506). Allievo a Padova dello Squarcione fra il 1442 ca. e il 1448, si formò in un ambiente culturale assai fecondo per gli apporti degli artisti toscani che vi erano allora attivi: Paolo Uccello, Filippo Lippi e soprattutto Andrea del Castagno e Donatello. Nel 1448 gli venne affidata la decorazione della cappella Ovetari agli Eremitani (terminati fra il 1457 e il 1459, gli affreschi con Storie dei SS. Giacomo e Cristoforo subirono fortunose vicende e furono più volte restaurati); in quest'opera, e poi negli altri capolavori del periodo padovano, come il Polittico di S. Luca (1453-54, Milano, Brera), la Pala di S. Zeno (1456-59) per la chiesa veronese, e l'Orazione nell'orto (Londra, National Gallery, 1459 ca.), Mantegna fissò il mito classico della cultura umanistica veneta in una visione plastico-prospettica di impianto monumentale. Molto libero fu comunque il suo uso dello scorcio e delle linee di fuga, che introducono lo spettatore nello spazio, mentre l'azione è sostenuta da una tensione drammatica, ottenuta per mezzo di colori vividi e di un segno incisivo di grande potenza espressiva. Nel 1460 Mantegna si stabilì a Mantova quale pittore di corte di Ludovico III Gonzaga, allontanandosene solo per due soggiorni in Toscana (1466 e 1467), a Roma (1488-90) e a Ferrara (1499). Della prima attività mantovana, la decorazione della cappella del Castello di S. Giorgio, rimangono solo il trittico con l'Adorazione dei Magi, la Circoncisione e l'Ascensione (Firenze, Uffizi) e la Morte della Vergine (Madrid, Prado), che nel loro accentuato naturalismo preannunciano l'opera più famosa, la decorazione della Camera degli Sposi (anticamente detta camera picta) in Palazzo Ducale (Mantova 1465 ca.-74). L'affresco delle pareti e della volta raffigura un padiglione aperto su ariosi paesaggi, in cui si articolano le due scene della Famiglia di Ludovico Gonzaga radunata per una cerimonia e dell'Incontro del marchese Ludovico col figlio Francesco cardinale e col suo seguito in un tono altissimo di serena ed epica classicità. Rivoluzionario è l'uso della prospettiva, le cui linee di fuga, variate all'infinito, convergono sullo spettatore: artificio tecnico alla base di tutta la decorazione veneta cinquecentesca. La maggiore rievocazione mantegnesca del mondo classico è costituita dalle nove tele che raffigurano su una linea continua il Trionfo di Cesare (1486 ca.-95; Hampton Court, Royal Collection), basato su fonti letterarie e figurative dell'antichità. Negli ultimi anni la ricerca stilistica di Mantegna fu indirizzata sia verso un colorismo intenso che, accostato a forme piene, tenta di superare la prospettiva geometrica (Madonna della Vittoria, 1496, Parigi, Louvre), sia verso una ripresa degli scorci audaci, delle forme violentemente definite dal disegno (S. Sebastiano, Venezia, Ca' d'Oro; Cristo morto, Milano, Brera). Alla tarda attività dell'artista appartengono anche il Parnaso e il Trionfo della Virtù, dipinti rispettivamente nel 1497 e nel 1502 per lo studiolo d'Isabella d'Este a Mantova e ora al Louvre, e alcuni bellissimi monocromi ispirati al plasticismo degli antichi bassorilievi (Sansone e Dalila, Il trionfo di Scipione, Londra, National Gallery). Sullo stesso piano dei dipinti vanno considerati, per il netto rilievo del segno e per l'eccezionale potenza espressiva, i disegni (Giuditta con la testa di Oloferne, Firenze, Uffizi, Gabinetto dei disegni e delle stampe) e le incisioni di soggetto religioso e mitologico (Baccanali, Firenze, Uffizi, Gabinetto dei disegni e delle stampe) attraverso le quali lo stile e il repertorio mantegnesco esercitarono un profondo influsso sulla pittura rinascimentale.

Bibliografia

G. C. Argan, La peinture dans l'Italie du Nord, Losanna, 1955; E. Tietze-Conrat, Mantegna, Londra-Firenze, 1955; P. D'Ancona, Mantegna, Milano, 1956; R. Pallucchini, La pittura veneta del Quattrocento. Il Rinascimento, Padova, 1957-58; L. Coletti, E. Camesasca, La Camera degli Sposi del Mantegna a Mantova, Milano, 1959; M. Cordaro (a cura di), La Camera degli Sposi, Milano, 1991; G. Agosti, Su Mantegna. Vol. I, Milano, 2005; L. Ventura, Mantegna e la corte di Mantova, Firenze, 2006; M. Lucco (a cura di), Mantegna a Mantova 1460-1506, Milano, 2006; A. M. Spiazzi, A. De Nicolò Salmazo, D. Toniolo (a cura di), Andrea Mantegna e la cappella Ovetari a Padova, Milano, 2006; E. Camesasca, Mantegna, in AA.VV., Pittori del Rinascimento, Firenze, 2007; G. Agosti e Dominique Thiébaut (a cura di), Mantegna 1431-1506, Milano, 2008; S. Bandera (a cura di), Andrea Mantegna: Cristo morto, Milano, 2013; S. Bandera, H. Burns, V. Farinella, Andrea Mantegna: rivivere l'antico, costruire il moderno, Venezia, 2019.

 

 

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