Orsini, Felice

patriota (Meldola, Forlì, 1819-Parigi 1858). Figlio di un ex ufficiale napoleonico e studente in legge a Bologna, si iscrisse alla Giovine Italia e ideò poi egli stesso una società segreta (La congiura italiana dei figli della morte) che gli valse l'arresto e la condanna (1834) all'ergastolo da cui lo liberò l'amnistia di Pio IX (1846). Nel 1848-49 combatté volontario nel Veneto agli ordini di G. Pepe e fu poi deputato alla Costituente romana e commissario ad Ascoli, Terracina e Ancona. Rifugiatosi all'estero, nel 1853-54 partecipò a vari tentativi di insurrezione mazziniana finché, arrestato in Ungheria a Hermannstadt, fu condannato a vita e rinchiuso nel castello di Mantova. Riuscito a evadere in modo romanzesco (1856), riparò in Inghilterra dove si staccò da Mazzini. Convinto che Napoleone III fosse il principale ostacolo all'indipendenza italiana organizzò quindi con tre altri compagni (Pieri, Gomez e Rudio) un attentato che lasciò illeso l'imperatore, ma provocò otto morti e moltissimi feriti (Parigi, 14 gennaio 1858). Condannato a morte, inviò a Napoleone e a Cavour due nobili lettere che suscitarono grande scalpore poiché auspicava un intervento dell'imperatore in sostegno della causa italiana.

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