Tunström, Göran

scrittore svedese (Sunne, Värmland, 1937 - Stoccolma 2000). Fin dalle prime opere mostrò un'inclinazione verso il fantastico e il visionario, associata ad una capacità di descrivere i sentimenti in modo soffuso, senza banalità ed enfasi. Segnato all'età di 12 anni dalla morte del padre, descrisse spesso nei suoi romanzi il mondo dell'infanzia e la mancanza della figura paterna in senso inequivocabilmente autobiografico. Un altro aspetto fondamentale della narrativa di Tunström è la rappresentazione di vicende tragiche, nelle quali i protagonisti, pur affranti, manifestano improvvise esplosioni di entusiasmo e di vitalità. Tunström esordì nel 1958 con la raccolta di poesie Accerchiamento, cui fecero seguito i racconti Quarantena (1961) e Vita familiare (1964), e i romanzi I santi geroglifici (1973), Le figliocce (1975) e La lettera del deserto (1978). Nel 1983 scrisse la sua opera migliore, L’oratorio di Natale, dalla quale fu tratto l'omonimo film di K. Ake Andersson nel 1997: la vicenda del romanzo è tipica della narrativa dell'autore, con una saga di tre generazioni nella quale il dolore e la nostalgia vengono sublimate nel piacere dell'attesa e della preparazione di un concerto in cui dovrà essere eseguito l'Oratorio di Natale di Bach. Successivamente pubblicò La vita vera (1983), Il ladro (1986), Chiarori (1996), suggestivo romanzo nel quale ritorna la figura del padre e l'ironico autoritratto Un prosatore a New York (1998).

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