Lessico

s. inglese [da to audit, verificare] entrato nell'uso italiano nel campo dell'organizzazione aziendale e traducibile con qualche approssimazione con il termine di revisione. Sta a indicare il complesso di procedure e di verifiche a cui può essere sottoposta un'azienda, sia di produzione sia di erogazione, ovvero parte dei subsistemi aziendali, nonché singole aree gestionali.

Storia

Le origini dell'auditing sono remote; il termine stesso deriva dalla voce latina auditor: agli auditores era dovuto il redde rationem, poiché essi esercitavano un'azione di controllo sull'amministrazione del pubblico denaro mediante l'“audizione” delle risultanze contabili. Il controllo sugli atti economici della pubblica autorità si sviluppò notevolmente nel Medioevo; in Italia, con il sorgere dei Comuni, si assiste alla fioritura di revisori pubblici variamente denominati. In Inghilterra sin dal 1314 era stata istituita la carica di Auditor dello Scacchiere, cui spettava principalmente il controllo sul bilancio dello Stato. L'evoluzione di tali istituti condusse, in generale, alla creazione di complessi organismi che arricchirono le loro competenze fino a esercitare un pieno controllo di legittimità sugli atti del governo: si assistette in tal modo alla creazione della Corte dei Conti in Italia, della Cour des Comptes in Francia, della Corte Federale dei Conti in Germania, mentre in Inghilterra veniva profondamente riformato l'istituto del General Comptroller and Auditor, e negli Stati Uniti veniva istituita la carica di General Comptroller. Viceversa, per quanto attiene alle imprese private, il controllo sugli atti di gestione prende avvio verso il sec. XIII, sebbene una vera e propria attività di auditing si sia sviluppata pienamente solo nel corso del sec. XIX, secondo due principali schemi evolutivi: in Inghilterra si sviluppa spontaneamente la revisione aziendale esterna, che trova una organica codificazione nel Companies Act del 1862, basata su Auditors indipendenti (i Chartered Accountans), che venivano eletti dall'assemblea dei soci nelle società a limitazione di responsabilità; analogamente, negli Stati Uniti la prima audit company viene costituita nel 1867; il modello revisionale anglo-americano era finalizzato prevalentemente al controllo dei documenti contabili per verificare la capacità informativa e rappresentativa del bilancio riguardo alla reale situazione dell'impresa. Viceversa, in Germania la procedura revisionale, introdotta obbligatoriamente per le società cooperative con una legge del 1889, si evolve nell'ambito degli Istituti fiduciari, Treuhandegesellschaft, il primo dei quali, la Deutsch Americanische Treuhandgesellschaft, venne costituito nel 1890 su iniziativa della Deutsche Bank, caratterizzandosi per l'espletamento, su mandato di quest'ultima, di una rilevante attività di revisione sulle società che richiedevano affidamenti bancari. Vengono introdotte le procedure revisionali anche in Italia, dove viene costituito a Roma nel 1923 l'Istituto Fiduciario Italiano, mentre a Milano nel 1924 nasce il primo Istituto di Revisione Aziendale. Lo sviluppo dell'auditing ha trovato successivamente un suo momento saliente alla fine degli anni Trenta quando, in conseguenza della crisi del mercato borsistico di Wall Street del 1929, nonché per effetto di uno “scandalo” riguardante una importante società statunitense (Mckesson and Robbins Incorporated), i cui bilanci si erano rivelati falsificati in numerose parti per rilevanti importi, l'American Institute of Accountans procedette all'emanazione dell'Extension of Auditing Procedures, che definiva le procedure fondamentali della revisione del bilancio di esercizio a scopi di certificazione. Infine, in Italia con la legge n. 216 del 7 giugno 1974 (e in sede di attuazione con il D.P.R. 136 del 31 marzo 1975) è stata disposta la revisione obbligatoria a fini di certificazione dei bilanci delle società per azioni quotate in borsa a opera di società di revisione abilitate dalla CONSOB, mentre successivi provvedimenti hanno esteso obbligatoriamente tale controllo ad altre specifiche categorie societarie; da ultimo, importanti disposizioni in materia di revisione sono anche contenute nella IV e nella VIII direttiva CEE in materia di società.

Procedure di auditing: internal auditing ed external auditing

La moderna concezione dell'auditing comporta anzitutto la distinzione tra internal auditing ed external auditing; il primo è svolto in modo permanente da organi interni all'azienda ed è finalizzato prevalentemente all'esercizio del controllo direzionale: in rispondenza alle esigenze della Direzione viene costantemente controllato il regolare funzionamento di specifici settori aziendali, ricercandone eventuali inefficienze e individuandone le cause, e garantendo l'affidabilità e la correttezza dei dati amministrativi necessari per l'attività gestionale; il secondo viene svolto da revisori esterni e verte principalmente sulle risultanze emergenti dal bilancio di esercizio, essendo il più delle volte finalizzato alla certificazione del bilancio, ovvero al rilascio di un attestato di “veridicità” di esso. L'auditing esterno può essere distinto anzitutto in auditing facoltativo e in auditing obbligatorio, laddove quest'ultimo viene richiesto tassativamente dalla legge, ovvero in alcuni casi dall'autorità giudiziaria, il primo viene promosso volontariamente da imprese che intendono presentare a coloro con cui entrano in rapporto una solida immagine di affidabilità.

Procedure di auditing: ulteriori distinzioni

Analogamente, è possibile distinguere l'auditing in base all'estensione della procedura: si definisce, in tal modo, l'auditing parziale, limitato ad uno o più settori di attività dell'impresa, ovvero a uno o più ordini di rilevazioni, e l'auditing globale, che interessa l'intera attività aziendale, nonché le rilevazioni contabili in tutta la loro estensione. Ulteriori distinzioni possono essere fatte in base al tempo, individuando l'auditing continuativo, svolto tipicamente a intervalli annuali e avente a oggetto i bilanci di esercizio, e l'auditing occasionale, svolto in particolari circostanze aziendali; ancora è possibile distinguere l'auditing in base all'oggetto del controllo, configurandosi il financial auditing, avente ad oggetto il bilancio di esercizio e l'operational auditing, avente ad oggetto il controllo sull'intera attività di gestione. Infine, è da ricordare il management auditing, volto ad accertare lo svolgimento del processo decisionale indipendentemente dai risultati conseguiti, e il compliance auditing, che si applica a particolari operazioni aziendali di rilievo.

Le fasi dell'auditing: interim e final

Secondo le tecniche attualmente utilizzate, la procedura di auditing esterno di bilancio si articola anzitutto in una fase preliminare, detta interim, volta ad una globale valutazione del sistema di controllo interno aziendale e dell'affidabilità del sistema informativo; i risultati di questa prima fase riguardano prevalentemente l'individuazione di particolari “zone di rischio” e consentono al revisore di pianificare adeguatamente il lavoro successivo prevedendo appropriati gradi di approfondimento nei vari controlli; la seconda fase in cui si articola la procedura, detta final, consiste nella verifica delle singole poste di bilancio e della documentazione provante che ne è alla base; tale fase si conclude con l'elaborazione di un giudizio di attendibilità dei risultati di bilancio che è alla base della stesura della eventuale relazione di certificazione. Quando l'auditing riguarda elaborazioni contabili svolte mediante computers si configura l'EDP auditing.

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