benèssere (geografia)

valutazione distributiva del grado di soddisfazione derivante dal rapporto fra singoli individui o gruppi sociali e ambiente, inteso sostanzialmente come qualità della vita si definisce geografia del benessere. Emerso negli anni Sessanta del sec. XX, in opposizione alle tendenze modellistiche e quantitative della “nuova geografia”, questo approccio sottolinea i problemi delle disuguaglianze e affronta, specie dagli anni Settanta, i grandi temi della povertà, della fame, della criminalità e, più in generale, del sottosviluppo, interpretati come discriminanti nell'accesso della popolazione al consumo di beni e servizi. L'analisi geografica del benessere si avvale di indicatori a carattere economico (reddito pro capite, motorizzazione privata, ecc.), demografico (tassi di natalità e mortalità, speranza di vita), occupazionale (divisione settoriale del lavoro, disoccupazione), socio-sanitario (grado di istruzione, diffusione dell'editoria, strutture ospedaliere, assistenza medica), che tuttavia, essendo calcolati in media, forniscono risultati significativi solo a un livello molto minuto di risoluzione territoriale: per esempio, cartogrammi per unità comunali piuttosto che regionali. Metodo fondamentale di ricerca resta, comunque, l'indagine diretta sul campo, anche al fine di cogliere quegli aspetti psicologici che sfuggono al dato statistico e in virtù dei quali il benessere può consistere in un rapporto di profondo radicamento, specie negli ambienti rurali, più che nella teorica disponibilità di servizi urbani conseguita al prezzo dell'emigrazione e della perdita di identità socio-spaziale.

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