Lessico

sf. [sec. XII; latino tardo calcĕa, da calcĕus, scarpa, stivaletto].

1) Indumento che ricopre il piede e parte più o meno estesa della gamba, fino alla coscia, per proteggere dal freddo e dal contatto con la superficie interna delle scarpe: infilare, tirar su le calze; calze di lana, di seta, di nylon;calze elastiche, in tessuto elastico aderente, contro le vene varicose; ferri da calza, per eseguire manualmente lavori a maglia; far la calza, lavorarla a mano o, più in generale, eseguire lavori a maglia; ironico: mandare a far la calza, invitare qualcuno, specialmente una donna, ad abbandonare attività reputate superiori alle sue forze; la calza della Befana, quella che i bambini appendono alla cappa del camino la sera precedente l'Epifania.

2) Ciuffo di penne sulle zampe e sui piedi di alcune razze di polli.

3) Qualsiasi rivestimento protettivo in tessuto a forma di tubo.

4) Tubetto generalmente di cotone usato come lucignolo dei lumi a petrolio, olio o benzina.

5) Guaina costituita da un intreccio di sottili fili conduttori usata per schermare cavi elettrici flessibili.

6) Termine con il quale viene talvolta indicata la reticella del becco Auer.

Cenni storici

Le calze lavorate a maglia erano conosciute già anticamente, come dimostrano i ritrovamenti archeologici, ma divennero di uso comune molto più tardi. Per ripararsi dal freddo, in Grecia le gambe venivano avvolte in pelli d'animale (cabartina), a Roma in fasce di lana, tela o panno (crurales, tibiales fino al ginocchio, feminalia fino alle cosce). Le calze di stoffa, cucite, corte e trattenute con legacci incrociati nel sec. VII, si allungarono via via che i vestiti si accorciavano, fino ad arrivare all'inguine e, nel sec. XIV, anche fino alla vita, unendosi a formare un pantalone chiuso (calzebrache). Le calze alte erano attaccate al farsetto mediante lacci di metallo e spesso erano munite di una suola di cuoio cucita sotto la pianta del piede con funzione di calzatura (calza solata). Le calze femminili, di tela fine, arrivavano invece sopra il ginocchio ed erano trattenute dalle giarrettiere. Le calze di maglia lavorate a mano, comparse sembra a Venezia già nel sec. XIII, si diffusero solo nel sec. XVI, provenienti questa volta dalla Spagna, ma l'alto costo ne limitò l'uso ai ceti più ricchi. Erano di seta ricamate a colori, a fiorami, trapunte d'oro o d'argento. Le calze cucite vennero poi sostituite gradualmente da quelle a maglia , dopo l'invenzione della macchina. Durante il barocco e il rococò i gentiluomini portavano calze di seta bianca con gli attillati calzoni al ginocchio, mentre le dame preferivano calze di pizzo. La produzione in serie completamente meccanizzata risale alla seconda metà dell'Ottocento e la conseguente riduzione di prezzi favorì la diffusione delle calze. Intanto, con l'adozione dei pantaloni lunghi a tubo, le calze da uomo perdono d'importanza e si accorciano fino a diventare calzini, mentre con l'accorciarsi delle gonne ne acquistano una maggiore le calze da donna. Sempre più leggere e trasparenti, passano dal color nero al rosa carne verso il 1920; dopo il 1940, con l'avvento del nylon, tramonta l'uso della seta, mentre cotone e lana sono riservati all'abbigliamento sportivo.

Tecnologia

Industrialmente, le calze da uomo, bambino e ragazzo vengono in genere realizzate in lana, cotone, fibra acrilica; quelle da donna sono quasi esclusivamente in nylon. La prima macchina da calza fu costruita a Rouen nel 1609 da William Lee; qualche anno dopo il meccanico francese Hindret fondò la prima importante manifattura per calze. Nel 1857 venne presentata da Mac Nary la prima macchina circolare per calze e nel 1872 Grinswold apportò quegli automatismi e perfezionamenti presenti anche sul macchinario moderno. Tali macchine, dette “rotonde per calze”, sono provviste di aghi a linguetta che scorrono nelle scanalature di un cilindro di 2-6 pollici di diametro, per la produzione di calze da donna, e di due cilindri sovrapposti per le calze da uomo, bambino e ragazzo. La sagoma del tallone e della punta viene ricavata facendo lavorare solo metà degli aghi posti nel cilindro. Per le calze da donna la sagomatura della gamba viene ottenuta restringendo progressivamente la maglia fino alla caviglia e al piede, mentre la chiusura della punta viene eseguita sulla rimagliatrice, dotata di un piatto girevole che porta una calza per volta sotto l'ago di rimagliatura. Le calze vengono successivamente tinte in apposite vasche e quindi stirate in vapore a una pressione di 1,5-2 atm per fissarne le dimensioni: durante questa operazione vengono infilate su apposite forme di alluminio uguali nel profilo alla gamba femminile. Negli ultimi tempi sono state messe a punto delle speciali macchine dove la tintura e lo stiro delle calze avvengono contemporaneamente. Con l'avvento del nylon, che ha soppiantato tutte le altre fibre nella produzione delle calze da donna e che permette una perfetta sagomatura durante l'operazione di stirofissaggio, sono quasi del tutto scomparsi i telai Cotton dai quali la calza scende sotto forma di telo sagomato e chiusa con una cucitura lungo tutta la sua lunghezza. Per le calze da uomo e bambino i filati vengono generalmente tinti in precedenza e la sagomatura è più semplice rispetto a quelle da donna. Ultime operazioni per entrambe sono la scelta, l'imbustamento e l'inscatolatura.

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