clavicémbalo

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sm. [sec. XVI; dal latino clavis, chiave (ant. denominazione dei tasti e delle lettere dell'alfabeto musicale)+cembalo]. Strumento a corde e a tastiera, con una cassa armonica a forma di arpa disposta orizzontalmente. Ha origini molto antiche e può essere considerato una derivazione del salterio e del tympanon. Il suono è prodotto da un salterello munito di un becco di penna di corvo o di cuoio indurito che, azionato da un tasto, pizzica le corde tese sopra la cassa armonica. Ogni tasto può pizzicare più corde di lunghezza differente (16, 8, 4 piedi), introdotte allo scopo di consentire rafforzamenti successivi della sonorità. A ogni serie di corde corrisponde (similmente all'organo) un registro reale; altri registri, detti di colore, si possono ottenere dalle corde dei registri reali pizzicandole in punti differentie con opportuni accorgimenti. I clavicembali più completi hanno una seconda tastiera, dotata solitamente di due registri reali (8 e 4 piedi), accoppiabili a quelli della prima. L'estensione dello strumento supera di solito le quattro ottave. Continuamente perfezionato da eccellenti costruttori (i Ruckers e J. Couchet di Anversa, i Denis di Parigi nel sec. XVII; il tedesco Silbermann e i parigini Blanchet e Taskin nel sec. XVIII), il clavicembalo fu uno degli strumenti più utilizzati e apprezzati dal 1600 fin verso il 1760-80, quando l'avvento del pianoforte determinò il suo rapido declino. Nel Novecento il clavicembalo ha visto rifiorire le sue fortune e ottimi strumenti sono stati costruiti da Neupert, Gaveau, Pleyel, Wittmayer, ecc.

Bibliografia

R. Russel, The Carpsichord and Clavichord, Londra, 1959; F. Hubbard, Three Centuries of Harpsichord Making, Cambridge (Massachusetts), 1965.

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