collòdio

sm. [sec. XIX; dal greco kollṓdēs, glutinoso, tramite il francese collodion]. Soluzione costituita da nitroderivati della cellulosa in una miscela di alcol ed etere. È un liquido denso, incolore, altamente infiammabile; può esplodere se riscaldato o a contatto con agenti chimici ossidanti. Applicato su una superficie, il collodio si rapprende e vi aderisce sotto forma di una pellicola bianca, per effetto della rapida evaporazione dell'etere e dell'alcol. Viene adoperato nel laboratorio chimico e microbiologico come agente filtrante, nell'industria tessile per la produzione di fibre artificiali; è inoltre usato nella preparazione di esplosivi, di lacche, di perle artificiali, ecc. In farmacologia trova impiego come protettivo, per ricoprire ferite o piccole soluzioni di continuo della cute. A tal fine è soprattutto indicato il collodio elastico, che si ottiene trattando il collodio con glicerina o con olio di ricino; esso infatti si retrae scarsamente con l'essiccamento, per cui forma membrane più elastiche sulla superficie di applicazione. § In fotografia, il collodio è stato usato come legante nelle emulsioni fotografiche nel procedimento detto appunto al collodio introdotto nel 1851 da F. Scott Archer. Tale procedimento soppiantò in breve tempo quelli della calotipia e della dagherrotipia e rimase estesamente in uso per una trentina di anni; fino a non molto tempo fa veniva ancora impiegato in alcuni settori delle arti grafiche. Le lastre, ricoperte con uno strato di collodio contenente in soluzione ioduri di potassio, venivano immerse in una soluzione di nitrato d'argento per formare un precipitato di ioduro d'argento e dovevano venire esposte mentre erano ancora umide (collodio umido). Successivamente B. J. Sayte e W. B. Bolton introdussero (1864) il cosiddetto procedimento al collodio secco, nel quale le lastre venivano preparate con bromuro d'argento, più sensibile dello ioduro, e contenevano tannino come conservativo. Tale procedimento, non richiedendo la preparazione delle lastre immediatamente prima dell'esposizione, ne consentì la produzione industriale, iniziata nel 1867.

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