fatto (sostantivo)

Indice

Lessico

sm. [sec. XIII; latino factum, da facĕre, fare].

1) Ciò che accade o è accaduto; avvenimento, vicenda: è successo un fatto importante; questi sono i fatti del giorno. In particolare, azione, impresa: i fatti degli antichi eroi;fatto compiuto, realtà che non si può più modificare: mettere qualcuno di fronte al fatto compiuto, agire in modo da costringerlo ad accettare i risultati di un'azione che altrimenti non avrebbe approvato; fatto d'arme, azione di guerra, scontro di armati; fatto di sangue, delitto, ferimento; cogliere uno sul fatto, mentre sta compiendo una determinata azione, specialmente illecita. Per estensione, argomento, soggetto, vicenda, azione principale di un'opera lett., di un film, di un'opera figurativa: il fatto si svolge in Inghilterra.

2) Ciò che interessa direttamente qualcuno; cosa, affare, faccenda, interesse: non voglio che gli altri sappiano i fatti di casa mia; ognuno pensa ai fatti suoi; fare il fatto suo, il proprio utile, il proprio interesse; sapere il fatto suo, quel che uno deve conoscere, essere esperto nel proprio mestiere; essere sicuro del fatto suo, non aver dubbi su quello che si fa o si dice; dire o dare a uno il fatto suo, dirgli quel che si merita, rimproverarlo apertamente.

3) Ciò che è reale; atto, caso concreto; ciò che ha importanza in un dato momento: vogliamo fatti e non parole; dato di fatto, elemento, notizia certa che serve di base per successive indagini o conclusioni; di fatto, nella realtà, nel caso concreto: poteva rifiutare, ma di fatto ha accettato; nel linguaggio giuridico, che non deriva da un atto formale ma da una situazione reale: società di fatto; venire, passare alle vie di fatto, venire alle mani, usare la violenza; dal detto al fatto, immediatamente, improvvisamente.

4) Talvolta serve a introdurre l'enunciazione di un argomento (ed è per lo più seguito da un compl. di specificazione o da una proposizione dichiarativa): il fatto della sua partenza ci ha sorpreso; il fatto è che, fatto sta che, è un fatto che, sta di fatto che, quello che conta, che importa, che è certo è che: sta di fatto che ognuno pensa ai suoi interessi; in fatto di, in quanto a, relativamente a: in fatto di pittura è veramente un esperto.

Diritto

Fatto giuridico, causa capace di far sorgere, modificare o estinguere rapporti giuridici. In concreto gli avvenimenti che hanno conseguenze giuridiche rilevanti nelle relazioni umane. I fatti giuridici sono: naturali, se non dipendono dall'attività consapevole dell'uomo (per esempio, la nascita, la morte, ecc.); umani, se determinati dalla volontà dell'uomo. Fra questi si distinguono fatti leciti, che concretizzano la categoria degli atti negoziali nei quali le conseguenze sono quelle volute dai soggetti che li hanno compiuti (per esempio, il contratto); fatti illeciti, quelli nei quali le conseguenze giuridiche sono fissate come sanzione in quanto si è posto in essere un comportamento antigiuridico (per esempio, un reato).

Filosofia

Tutto ciò che, in quanto accaduto, è oggetto di osservazione e di verifica. Si contrappone a ciò che è meramente soggettivo. Il concetto di fatto si evidenzia nella discussione sul problema delle “verità di ragione” e “verità di fatto”: distinzione anticipata da Hobbes e precisata con estrema chiarezza da Leibniz: le verità di fatto sono contingenti ed empiriche, quelle di ragione necessarie e razionali. Per Kant i fatti sono il risultato della sintesi di materia (dati empirici) e forma (concetti) della conoscenza, mentre “fatti della ragione” è la legge della ragion pratica che s'impone come dovere. In Hegel la dialettica della ragione assorbe i fatti, per cui “tutto ciò ch'è razionale è reale”; nel positivismo invece la legge tende a risolversi nei fatti.

Sociologia

Fatto sociale, ciò che si presenta come dato intrinseco della società, non modificabile e non riconducibile a fatti biologici o psicologici. Il concetto di fatto sociale è stato introdotto nella sociologia moderna da Durkheim, che indica quattro criteri per la sua definizione, due dalla parte del soggetto osservato e due dalla parte del soggetto osservatore. Dal punto di vista del soggetto osservato, un fatto sociale si caratterizza anzitutto per il suo essere estrinseco al soggetto, indifferente alla sua presenza e all'uso che se ne può fare: nelle parole di Durkheim, i fatti sociali hanno “la notevole proprietà di esistere al di fuori delle coscienze individuali”. In tal senso, sono fatti sociali le regole giuridiche e morali o i dogmi religiosi, ma anche realtà sociali quali le corporazioni professionali o i sistemi finanziari, o ancora i comportamenti collettivi. Sempre dal punto di vista soggettivo, i fatti sociali presentano anche un “potere imperativo e coercitivo”, esercitando una pressione sull'individuo, “con o senza il suo consenso”. Tale caratteristica attiene alle massime morali, ma anche al costume, alle convenzioni, all'opinione pubblica. Dal punto di vista dell'osservatore, cioè dello scienziato sociale, i fatti sociali debbono anzitutto essere trattati come cose esterne ai soggetti che se li rappresentano e li vivono. Sono quindi fatti sociali le regole (esterne) e non i valori (interni). In secondo luogo, è possibile studiare e spiegare i fatti sociali solo attraverso altri fatti sociali: poiché la società è un sistema con una sua natura specifica, non riconducibile al piano biologico o psicologico, le sue componenti, cioè le regole, le istituzioni, i rapporti economici, non possono essere spiegate con fatti inerenti alla natura dell'individuo o all'ambiente naturale, ma solo con fatti della sua specie, cioè con altre regole, altre istituzioni, altri rapporti. I fatti sociali sono certamente collegati alla realtà psicologica e fisica, ma ne emergono in modo netto e distinto. Sulla linea tracciata da Durkheim si muove la concezione del pragmatismo sociologico degli anni Trenta del Novecento, promossa soprattutto da studiosi americani come Cohen e Bentley, che pongono l'accento sui processi comunicativi intendendo i fatti sociali soprattutto come “segni” per l'osservatore. Diversamente da Durkheim, invece, A. Coste dava del fatto sociale una definizione più restrittiva., separando nettamente fatti sociali (tra cui inseriva realtà sociali quali il governo, le classi, le pratiche religiose, l'economia) e fatti ideologici (quali la filosofia, le arti, la letteratura, la teologia, le ideologie politiche).

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