iuta

sf. [sec. XIX; dall'inglese jute]. Fibra tessile che si ottiene da alcune piante del genere Corchorus (famiglia Malvacee) e in particolare da Corchorus capsularis e Corchorus olitorius, coltivate in vari Paesi tropicali soprattutto dell'Asia (Cina meridionale, India, Indonesia, Thailandia). Sono entrambe erbe perenni, con fusto eretto verde o rossiccio, ramoso solo verso la sommità, foglie seghettate, oblunghe, piccoli fiori giallognoli e frutti a capsula, contenenti numerosi semi. Sono specie a rapido sviluppo che compiono il ciclo vegetativo utile in ca. 4 mesi, per cui è possibile ottenere due raccolti l'anno. La raccolta si fa all'epoca della fioritura, tagliando il fusto alla base e lasciando appassire le piante sul campo. La fibra tessile si ottiene sottoponendo poi i fusti a macerazione e stigliatura: la filaccia ricavata viene rotta in una speciale carda e quindi subisce le operazioni di filatura. La fibra è composta da 70% di cellulosa, 14% di emicellulosa, 14% di lignina, 1% di sostanze idrosolubili, 0,5% di cere e grassi e 0,5% di pectina; è lunga da 2 a 4 m ed è costituita da fibrille monocellulari di lunghezza da 1,5 a 5 mm, diametro da 15 a 30 micron; il colore è bianco per la varietà Corchorus capsularis e va dal giallo-oro al marrone per Corchorus olitorius. La iuta è poco tenace (3-4 g/den) e ha un bassissimo allungamento (1,7%). Trova essenzialmente impiego nella produzione di tela per imballo, stuoie e tessuti di fondo per tappeti tufted o a pelo e linoleum; con le fibre più fini si producono tendaggi e tessuti per arredamento.

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