piantare

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v. tr. [sec. XIV; latino plantāre].

1) Mettere nel terreno un seme, un germoglio, un pollone, una pianta giovane perché attecchisca e si sviluppi: piantare l'insalata, i pomodori, le piantine di vite. Fig.: piantare carote, raccontare fandonie; andare a piantare cavoli, ritirarsi dalla vita pubblica. Riferito a un terreno, adibirlo a determinate piantagioni: una collina piantata a viti.

2) Conficcare saldamente nel terreno o in un corpo solido: piantare un palo; piantare un chiodo nel muro; anche fig.: piantare gli occhi addosso a qualcuno, fissarlo a lungo e intensamente. Rifl., conficcarsi: il coltello si è piantato nella porta.

3) Per estensione, collocare stabilmente: piantare le fondamenta di una casa; piantare le tende, accamparsi; fig., fissarsi stabilmente in un dato luogo. Rifl., collocarsi, fermarsi in un luogo con intenzione decisa: gli si è piantato davanti e ha voluto sapere tutto. Frequente il pp. usato come agg., riferito a persona dalla corporatura eretta e robusta: un giovane ben piantato.

4) Con particolare sensi fig.: A) dare inizio a un'attività, fondare: piantare un'industria, un'impresa;piantare grane, sollevare questioni cavillose e spiacevoli. B) Abbandonare, lasciare, per lo più con decisione improvvisa: piantare la fidanzata; pianto tutto e me ne vado; piantare in asso, abbandonare a se stesso; piantare baracca e burattini, lasciar perdere ogni cosa. Familiare: piantarla, finirla, smetterla, per lo più di dar fastidio: piantatela con questo rumore!

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