rubare

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v. tr. [sec. XIII; dal germanico raubôn, da rauba, bottino, roba].

1) Impadronirsi della roba altrui sottraendola di nascosto, con l'astuzia, con l'inganno o con la violenza: rubare il portafoglio, un'automobile; da ragazzi andavamo a rubare la frutta. Assoluto, commettere furti: vive rubando. In loc. estens. e fig.: rubare il pane, la paga, lo stipendio, non lavorare abbastanza per meritarselo; rubare sul peso, sul prezzo, far pagare una merce per un peso maggiore del reale o aumentandone illecitamente il prezzo; rubare le ore al sonno, al riposo, impiegare in altre occupazioni le ore a ciò destinate; rubare il cuore a una persona, farla innamorare di sé: rubare il mestiere a uno, fare cosa che è di sua competenza o anche acquistare esperienza a sue spese; rubare con gli occhi, guardare con vivo desiderio di possedere; mi hai rubato la parola, hai detto proprio quello che stavo per dire io; rubarsi una cosa o una persona, disputarsela, contendersela l'un l'altro: “Le amiche si rubavano la sposa” (Manzoni).

2) Per estensione, rapire: gli hanno rubato il bambino. Ant., saccheggiare, rapinare: “cominciarono a rubare tutto il paese” (Machiavelli).

3) Sottrarre in modo più o meno illecito, servirsi arbitrariamente di cose altrui: rubare un'idea, un progetto, un'iniziativa; rubare un'invenzione, un brevetto, presentarli come propri; rubare la moglie, il marito, il fidanzato, sottrarlo ai legami già instaurati e farlo innamorare di sé; rubare il vento, si dice di veliero che sottrae il vento a un altro ponendoglisi sopravvento.

4) Nel gergo sportivo, rubare in partenza, partire prima del “via”.

5) Nel baseball, si dice dell'azione di un giocatore della squadra che si trova all'attacco e che riesce a conquistare la seconda, la terza o la casa base senza l'aiuto della battuta di un compagno.

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