sf. [sec. XIII; latino tardo (vasa) campāna, vasi di bronzo della Campania].

1) Strumento idiofono, per lo più di bronzo, usato in genere a scopo cultuale, a forma di vaso rovesciato, che, percosso da un battaglio appeso all'interno o da un martello esterno, vibra mandando un suono squillante: suonare le campane a festa, tutte insieme per celebrare qualche lieto avvenimento; analogamente: campane a martello, percosse a rintocchi rapidi per avvertire di un pericolo imminente; campane a morto, per un funerale; campane a doppio, detto di due campane che suonano a ritmo alternato; legare le campane, sospenderne il suono in occasione di particolari periodi di lutto liturgico (per esempio, durante la settimana santa). Il suono delle campane ha spesso, nelle credenze popolari, valore apotropaico: si crede sia capace di allontanare le potenze del male. Fig.: sordo come una campana, totalmente sordo; sentire tutte e due le campane, ascoltare le versioni di entrambi i contendenti di una lite prima di giudicare. La loc. a campana indica oggetti o elementi che richiamano la forma di questo strumento, specialmente capi d'abbigliamento allargati verso il fondo e detti anche scampanati. In matematica, curva a campana, loc. talvolta usata per indicare la curva degli errori di Gauss.

2) Nello sport, segnale acustico usato nelle gare di corsa su pista per segnalare agli atleti l'inizio dell'ultimo giro. In particolare, nel ciclismo, il segnale è ordinato dal giudice di arrivo e dura per tutto il tempo impiegato dai concorrenti del primo gruppo a tagliare il traguardo.

3) Cupola di vetro sottile sotto la quale si pongono a scopo protettivo oggetti preziosi e delicati (statuine, orologi, ecc.). Fig.: vivere in una campana di vetro, riguardarsi esageratamente da qualsiasi occasione di infermità fisica o di turbamento spirituale; tenere sotto una campana di vetro, dedicare cura estrema ed eccessiva a una persona o a una cosa, custodire gelosamente.

4) Accessorio di forma analoga in vetro opaco, lamiera, carta dura o plastica, che si applica alle lampade specialmente da tavolo come schermo per attenuare la luce e indirizzarla nel punto voluto.

5) La parte interna del capitello corinzio avvolta dalle foglie di acanto e dagli altri motivi ornamentali.

6) Con varie accezioni tecniche: A) tamburo di avvolgimento delle funi degli argani quando ha profilo caratteristico a gola. B) Parte superiore di un gasometro a cannocchiale che alzandosi e abbassandosi permette di variare il volume utile del serbatoio. C) Campana da palombaro o campana pneumatica o campana subacquea, contenitore a forma di campana, in cemento o ferro, che, sospeso con verricelli a un'incastellatura galleggiante o fissa e convenientemente zavorrato, viene calato sott'acqua e, alimentato dalla superficie con aria compressa, permette a uno o più operatori di lavorare sul fondo, all'interno di esso. Dalla campana, utilizzata per operazioni di recupero e di salvataggio o per la costruzione di fondazioni subacquee, sono derivati, per progressive modifiche, i cassoni pneumatici. Analogamente, in medicina, è detto campana pneumatica un ambiente dove si possono indurre variazioni di pressione e temperatura per studiare il comportamento degli organismi viventi nelle condizioni sperimentali volute. D) Nell'industria mineraria, utensile di pescaggio cilindrico, leggermente svasato, filettato internamente, con scarpa semplice o a denti, usato per recuperare tubi o altri oggetti caduti in un foro di sonda o in un pozzo petrolifero. È detto anche, con termine inglese, overshot. E) In metallurgia: a) dispositivo di chiusura della bocca dell'altoforno usato per impedire la fuoruscita dei gas e nello stesso tempo rendere possibile il caricamento del materiale; b) attrezzo usato in fonderia, operando dall'alto, per introdurre in forno o in secchia aggiunte sul fondo del bagno liquido; c) forno a campana, tipo particolare di forno con ponte mobile usato in acciaieria per il trattamento termico di materiali in rotoli.

7) Gioco per ragazzi, variante del mondo.

8) In zoologia, campana natatrice, sinonimo di nectocalice; campana pneumatica, tela campaniforme tessuta sott'acqua dai ragni del genere Argyroneta e nella quale viene trasportata una bolla d'aria; cupola di tessuto vivente che ricopre l'organo statico degli Ctenofori; campana copulatrice, dilatazione della superficie del corpo prossima allo sbocco delle vie genitali dei maschi di alcuni Nematodi e Acantocefali atta a trattenere la femmina durante l'accoppiamento.

9) In aeronautica, campana diritta, manovra acrobatica che consiste nel portare il velivolo in caduta fino allo stallo, togliendo il motore in modo che il velivolo stesso cada di coda. Al termine della caduta, si ridà motore portando il velivolo in assetto di picchiata per farlo poi tornare in volo orizzontale. Viene talvolta detta foglia morta.

10) Campane tubolari, strumento musicale costituito da una serie di tubi d'acciaio di dimensioni variabili appesi a un cavalletto, perfettamente intonati e da percuotere con apposite mazze ; esistono anche insiemi di campane tubolari nelle quali la percussione è attuata attraverso un meccanismo elettropneumatico comandato da una piccola tastiera.

11) Per analogia (con riferimento alla forma), grande contenitore utilizzato per la raccolta differenziata di alcune categorie di rifiuti destinati al riciclaggio (vetro, carta, materie plastiche): il Comune ha collocato in tutta la città le nuove campane per il vetro.

Cenni storici

Sant'Isidoro di Siviglia fa derivare il termine campana da campanum, il bronzo prodotto in Campania, a Nola, per cui la leggenda ne attribuì l'invenzione a San Paolino, vescovo di quella città. In realtà la campana era già conosciuta in Cina nei sec. VI e V a. C. In ambiente cristiano i primi documenti che parlano di campane risalgono al sec. VI; in quello successivo l'uso si era già propagato all'Italia, alle Gallie, alla Britannia e alla Spagna. Papa Stefano II (752-757) fece costruire a S. Pietro una torre con tre campane perché il loro suono potesse diffondersi per tutta la città. Inizialmente le campane erano in ferro battuto, a forma di tubo che si allargava in basso. Solo nei sec. VII e VIII venne usata una lega con quattro parti di rame e una di stagno. I fonditori italiani del Trecento vi aggiunsero anche dell'antimonio per rinforzare il suono. Fin dal sec. IX intere famiglie esercitarono il mestiere di fonditori di campane trasportando le loro officine mobili ovunque fosse richiesta la loro opera: in Francia furono celebri i De Croisilles (sec. XIII e XIV); in Olanda e in Germania molte famiglie erano operanti ancora nel sec. XVIII; in Italia si distinsero i fonditori pisani, lucchesi e fiorentini e sono noti i nomi di Bartolomeo, Loteringio di Bartolomeo, Guiduccio, Guidotto e Andrea Pisano di Guidotto, Bonaguida e Rico Fiorentini, Andreotto e Giovanni. Presto invalse l'uso di adornare le campane con iscrizioni (una molto frequente era: Vox mea, Vox vitae, Voco vos ad sacra, venite), figure di santi, ecc. La maggior quantità di campane si ebbe a Roma: nei Musei Lateranensi si conserva una campana del sec. VIII o dell'inizio del IX, quasi certamente una delle più antiche della città; altri rari esemplari sono visibili a S. Benedetto in Piscinula, a S. Cosimato, a S. Adriano (1249), a S. Maria in Domnica (1288), a S. Pietro in Vaticano, a S. Maria Maggiore, ecc. Celebri sono i concerti di campane di Spoleto, di San Martino di Lucca, di Loreto, di Parma, del duomo di Milano. Fuori d'Italia si trovano numerose campane storiche in Russia (famosa la campana dello Zar, costruita nel 1734 a Mosca da M. Montorin, la quale però, dato l'enorme peso – 1981 q – non fu mai posta in condizioni di suonare e venne lasciata a terra in una piazza del Cremlino); in Germania, dove molte risalgono ancora al Medioevo; in Spagna, che ne possiede alcune ancora fuse in ferro battuto; in Francia e in Svizzera (note quelle del monastero di S. Gallo). Per usi civici sono note la campana di Palazzo Vecchio, a Firenze; la campana di Dante a Ravenna; la campana in onore di tutti i caduti della I guerra mondiale a Rovereto. Motivo di attrazione sono i cosiddetti carillons (concerti di campane distribuite secondo le note della scala musicale) delle torri civiche fiamminghe.

Diritto

Prima del Concordato con la Santa Sede (1929) il Codice Penale italiano contemplava limitazioni all'uso delle campane al fine di “non disturbare le occupazioni o il riposo dei cittadini o i ritrovi pubblici” (art. 457); norme specifiche “per impedire l'abuso del suono di campane” erano impartite dal T.U. 4 febbraio 1915, n. 148. Dopo i Patti Lateranensi il riconoscimento della piena libertà di culto ha fatto decadere la precedente legislazione ed è stato invece introdotto il divieto alle fabbricerie di determinare i modi e i tempi di suonare le campane, lasciandoli al rettore della chiesa (R.D. 2 dicembre 1929, n. 2262).

Diritto canonico

Stabilisce il principio che in ciascuna chiesa ci siano delle campane, “con le quali i fedeli siano invitati ai divini uffici e agli altri atti di religione” (can. 1169, 1). Al giovedì santo le campane vengono “legate”, a ricordo della passione e morte di Gesù Cristo, e “sciolte” alla messa di Resurrezione. Considerate res sacrae, le campane ricevono la benedizione (dal sec. VIII) dal vescovo o da un suo delegato e non possono essere suonate per usi profani, eccetto in casi di necessità (per esempio incendio), in casi straordinari (conclusione di una pace, ecc.) e per legittima consuetudine (per esempio convocazione del Consiglio comunale, can. 1169, 2-3).

Tecnica di fabbricazione

La prima operazione per ottenere una campana consiste nella costruzione di un'anima (maschio) in mattoni di argilla e terra grassa che viene tornita mediante rotazione di una sagoma in legno riproducente il profilo interno della campana; sopra il maschio, con l'interposizione di un sottile strato isolante, si tornisce uno strato di creta (falsa campana) mediante la rotazione di una seconda sagoma in legno che riproduce il profilo esterno della campana ; sulla falsa campana vengono poi applicate le decorazioni e le diciture in cera; infine si ricopre la superficie così ottenuta con uno spesso strato di creta, che costituisce la camicia della campana. Successivamente si esegue la cottura, generalmente bruciando carbone di legna all'interno del maschio, che è cavo: in tal modo gli ornati si sciolgono, lasciando però l'impronta sulla superficie interna della camicia, che può essere sollevata, lasciando allo scoperto la falsa campana: questa viene allora demolita, in modo che, calando nuovamente la camicia, si formi, tra la superficie interna di questa e il maschio, un'intercapedine nella quale verrà colato il bronzo. La forma della parte al di sopra della campana (testa, costituita dal complesso delle maniglie) e l'anello di sospensione del battaglio sono realizzati a parte e poi collegati con la forma della campana così da poter eseguire un getto unico. La demolizione della forma può avvenire un paio di giorni dopo la colata del bronzo; la campana grezza così ottenuta deve successivamente essere levigata e lucidata.