runa

sf. [sec. XIX; dall'ant. scandinavo rūnar, pl., scrittura segreta]. Ogni lettera della più antica scrittura germanica che fu progressivamente sostituita dall'alfabeto latino introdotto col cristianesimo. Le rune compaiono in iscrizioni su materiali e oggetti diversi: avorio, metallo (armi, gioielli, utensili) e pietra; in Danimarca, Norvegia e Svezia venivano incise su pietre, innalzate per lo più alla memoria dei defunti (pietre runiche) che spesso recavano anche figurazioni incorniciate da una caratteristica ornamentazione. I più antichi documenti risalgono a ca. il 200 d. C. Due sono gli alfabeti runici principali (detti futhark dalle prime 6 rune): uno più arcaico, diffuso in tutto il mondo germanico, conta poche centinaia di iscrizioni, ed è composto di 24 rune aggregate in 3 gruppi di 8 rune ciascuno; e uno più recente, proprio solo dei Paesi scandinavi (Danimarca, Svezia, Norvegia), conta parecchie migliaia di iscrizioni ed è composto di 16 rune aggregate in gruppi di 6, 5, 5 rune ciascuno. In Inghilterra il numero delle rune fu successivamente aumentato fino a 33. Ogni runa, oltre al suo valore fonetico, può avere anche un valore ideografico, anzi il valore fonetico è derivato acrofonicamente da quello ideografico, in quanto rappresenta il primo suono della parola indicata dall'ideogramma (per esempio la runa che ha valore di m ha anche il valore ideografico di “uomo” per il quale tutte le lingue germaniche hanno una parola che comincia con m: gotico manna, tedesco o inglese ant. mann). Per quanto riguarda l'origine delle rune si è prima pensato a una loro derivazione dall'alfabeto greco o latino, ma oggi prevale l'opinione che derivino da un alfabeto etrusco settentrionale. Una primitiva connessione delle rune con ambienti religiosi e magici è resa molto verosimile dal termine stesso runa, che in origine significava “segreto, mistero”.

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