Antico Testaménto

Indice

Religione

Sacra scrittura degli israeliti e dei cristiani, i quali la completano con il Nuovo Testamento. È scritto prevalentemente in ebraico con piccole sezioni in aramaico (Genesi 31, 47, due parole; Esdra 4, 8-6, 18; 7, 12-26; Daniele 2, 4-7, 28 e Geremia 10, 11) per quello che riguarda il canone palestinese; in greco per quello che riguarda il canone alessandrino (non riconosciuto dagli ebrei e da alcune confessioni cristiane). Il canone ebraico si divide in tre sezioni: la Legge (ebraico Tôrāh) o Pentateuco(Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio); i Profeti, distinti in anteriori, opera del Deuteronomista (Giosuè, Giudici, Samuele e Re), e posteriori (Isaia, Geremia, Ezechiele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia); gli Scritti (ebraico Ketûbîm) o Agiografi (Salmi, Proverbi, Giobbe, Cantico dei Cantici, Ruth, Lamentazioni, Ecclesiaste, Ester, Daniele, Esdra e Neemia, Cronache). Il canone alessandrino, o secondo canone, usato dagli ebrei ellenisti specialmente ad Alessandria d'Egitto, viene accettato nella sua massima parte dalla Chiesa cattolica, ma rifiutato dagli ebrei, dai protestanti e da parte delle Chiese orientali. Comprende la Sapienza, l'Ecclesiastico,Giuditta,Tobia,Baruk, Lettera di Geremia, aggiunte ai libri di Daniele e di Ester, l'orazione di Manasse, III-IV Esdra, I-II-III-IV Maccabei.

Filologia

Solo dell'Ecclesiastico (circa 3/4) abbiamo a disposizione il testo ebraico; altri libri, per esempio la Sapienza e I-II Maccabei, sono stati scritti direttamente in greco. Una delle difficoltà per lo studio dell'Antico Testamento è data dal fatto che il testo ebraico di cui possiamo oggi disporre è relativamente recente ed è dovuto ai masoreti. Il più antico manoscritto della Bibbia ebraica è il Codex Petrapolitanus o Leningradensis del 916, contenente però soltanto i Profeti; i due più antichi contenenti la Bibbia ebraica completa sono un secondo Codex Leningradensis del 1009 e il Codice di Aleppo, conservato in Israele, della stessa epoca. Si tratta di codici posteriori di oltre 1000 anni al libro più recente dell'Antico Testamento, che riflettono pertanto una tradizione testuale tardiva. Di notevole utilità sono pertanto da un lato il Pentateuco dei Samaritani, trasmesso in forma autonoma, e i manoscritti di Qumran, in quanto permettono di risalire a ritroso nella storia del testo. Lo stesso vale, anche se in misura minore, per le antiche traduzioni dell'Antico Testamento dei Settanta; di Aquila, Simmaco e Teodozione, anch'esse in greco; della Volgata di San Girolamo in latino. Un'opera in più colonne, l'Esapla di Origene, è andata in gran parte perduta. Abbiamo inoltre versioni aramaiche dell'Antico Testamento (il Targum), a volte più parafrasi che traduzioni, e versioni siriache, etiopiche e arabe. Soltanto sulla scorta di tutti questi elementi è possibile stabilire un testo critico dell'Antico Testamento. Vi sono poi varie migliaia di manoscritti ebraici nelle biblioteche europee e nordamericane; un numero notevole deve trovarsi nelle biblioteche dei Paesi arabi, ma si tratta di materiali soltanto parzialmente catalogati.

Bibliografia

A. Bentzen, Introduction to the Old Testament, Copenaghen, 1959; A. Robert, A. Feuillet, Introduction à la Bible, vol. I, Parigi, 1959; O. Eissfeldt, Einleitung in das Altes Testament, Tubinga, 1964; T. Ballarini, Introduzione alla Bibbia, Torino, 1965; J. A. Soggin, Introduzione all'Antico Testamento, Brescia, 1968; P. Beauchamp, L'uno e l'altro Testamento, Brescia, 1985.

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