Storia: la fondazione

(latino Carthago-ínis, adattamento del fenicio Qart Ḥadasht, città nuova). Una delle più grandi e opulente città dell'antico mondo mediterraneo, fondata dai coloni fenici di Tiro e di Cipro sul finire del sec. IX a. C., nell'Africa settentrionale; sorgeva sul luogo dell'attuale centro tunisino di Carthage, sobborgo residenziale 18 km a NE di Tunisi. "Per la pianta della città in età punica e romana vedi il lemma del 5° volume." Lo sviluppo dei traffici commerciali, favoriti dalla vasta rete dei fondaci fenici in Occidente, e il graduale declino delle marinerie della madrepatria fecero presto assumere a Cartagine un ruolo di primo piano tra le forze politiche mediterranee, dando vita a un impero che estese la sua influenza dall'Africa settentrionale alla Spagna, in Sicilia, in Corsica. Le navi di Cartagine si spinsero oltre Gibilterra, a S fino al Camerun, a N fino in Islanda sulla rotta per i rifornimenti di stagno. Le immense ricchezze accumulate con i commerci trovarono investimenti nello sfruttamento delle terre a S della città (le colture, specie quelle arboree, e gli allevamenti suscitarono la meraviglia dei Greci e dei Romani).

Storia: le origini dello Stato

Lo Stato si venne a ingrandire territorialmente verso l'interno del Maghreb, favorendo il formarsi di un'aristocrazia terriera i cui interessi si troveranno di frequente in contrasto, nell'orientare la politica dello Stato, con quelli dei ceti commerciali e imprenditoriali. Rappresentavano tali gruppi i due magistrati eletti annualmente a capo della città, chiamati suffeti; li assistevano un ampio consiglio di 300 membri e due più ristretti consigli di 30 e 10 membri. Un'alta corte di giustizia, di 104 membri, fu creata nel sec. V a. C. per stroncare tentativi di signoria e raffrenare l'ambizione delle più potenti famiglie: i Magone, gli Annone, i Barca, ecc. Col tempo cominciò però a farsi sentire il peso politico dei ceti minuti, che si esprimevano nelle assemblee, le quali però non arriveranno mai a soverchiare la preminenza dei ceti nobili. Lingua, cultura, religione, arte, costumi mantennero a Cartagine l'antica impronta fenicia con larghi influssi ellenici. Fu soprattutto con i Greci, quelli della grande colonizzazione operata nel Mediterraneo centrale, che i Cartaginesi vennero presto a contatto e poi in urto. Nel 540 a. C. appoggiarono gli Etruschi nella battaglia di Alalia in Corsica contro i Focesi, soccombenti.

Storia: la penetrazione in Sicilia

Nel 480 a. C. la loro penetrazione in Sicilia subì però un brusco arresto per la sconfitta subita a Imera a opera delle flotte greche alleate di Agrigento e di Siracusa, allora in mano a Gerone (per la concomitanza con la battaglia di Salamina si è anche ipotizzata una grande coalizione dei Persiani e dei Cartaginesi contro il mondo greco). La rivincita dei Cartaginesi verrà soltanto alla fine del sec. V a. C., con una massiccia penetrazione in Sicilia, che investì città fiorenti, come Selinunte, Imera e Agrigento, in gran parte distrutte. All'avvento di Dionisio in Siracusa, dopo aspre guerre, una divisione di zone d'influenza fu raggiunta nel 374 a. C.: fu riconosciuta la signoria di Cartagine sulla Sicilia sudoccidentale, signoria che essa cercò poi di estendere urtandosi però con il tiranno Agatocle. La morte di questi, nel 289, sembrò schiudere ai Cartaginesi il dominio dell'isola, ma fu a questo punto che i Greci di Sicilia chiamarono in aiuto Pirro re d'Epiro, che però, dopo i primi successi, dovette ritornare in Italia per la ripresa della guerra con Roma.

Storia: Cartagine e Roma

I rapporti di Roma con Cartagine erano stati per lungo tempo buoni, ma ora la prima aveva esteso la sua supremazia fino allo stretto di Messina, facendo propri gli interessi del mondo della Magna Grecia. Dall'altra parte dello stretto, il mondo greco era alla mercé di Cartagine: l'urto delle due più grandi potenze del Mediterraneo fu perciò inevitabile. Si aprì così la serie delle tre guerre puniche, guerre combattute, le prime due negli anni 264-241 e 218-202, al limite di ogni resistenza, con alterne vicende e con la vittoria finale di Roma, la terza nel triennio 149-146, come spedizione punitiva intesa a togliere di mezzo, per sempre, ogni pericolo futuro da parte di Cartagine: la città fu conquistata dopo accaniti combattimenti strada per strada e poi sistematicamente distrutta e sconsacrata. Invano tentò di installarvi una colonia di veterani C. Gracco nel 122 a. C. L'idea fu ripresa solo da Cesare nel 44 a. C. e attuata poi da Augusto (la Colonia Iulia di cui si sono trovate tracce della centuriazione). Per la sua felice posizione, la nuova città si sviluppò rapidamente, assumendo grande importanza nell'età degli Antonini; si arricchì di edifici sontuosi, templi, acquedotti, terme, ecc., diventando la capitale dell'Africa romana. Col cristianesimo, Cartagine acquistò rilievo anche come sede del primate d'Africa, con figure di grandi vescovi e apologisti, tra i quali San Cipriano, Sant'Agostino, Tertulliano. Nei vari concili che dalla città presero nome tra il sec. IV e il V, si scontrarono numerose eresie, specialmente quelle dei donatisti e dei pelagiani. Nel 439 la città fu conquistata dai Vandali di Genserico. La ripresero i Bizantini nel 533 e la occuparono gli Arabi nel 698; ormai spopolata e in avanzata fase di disfacimento, Cartagine diventò infine una grande cava di pietre per la costruzione di Tunisi.

Archeologia

A partire dal 1973 l'UNESCO ha promosso una serie di campagne internazionali di scavi, alle quali hanno preso parte missioni americane (area dei porti, quartieri del lungomare), inglesi (zone portuali), tedesche (mura lungo il mare), francesi (collina di Byrsa), italiane (angolo nordoccidentale dell'area urbana) ecc. Sono così venuti alla luce anche i resti della Cartagine punica, distrutta nel 146 a. C. Hanno trovato conferma le fonti scritte, secondo le quali Cartagine aveva un doppio porto ed era fortificata e raccolta attorno alla collina di Byrsa, con larghe strade e case a più piani. La città rimase disabitata per ca. un secolo; in seguito alla fondazione cesariana tornò a svilupparsi, secondo una pianta regolare, soprattutto a partire dall'età di Augusto. Tra i monumenti superstiti di età imperiale vanno ricordati il teatro, l'odeon, l'anfiteatro, le Terme antonine e i grandi impianti di cisterne. Sono state messe in luce anche numerose case e ville private decorate con mosaici, come quello detto del Dominus Iulius, risalente al sec. IV. "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 2 pp 118-120" "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 2 pp 118-120"

Per la storia

G. Picard, Le monde de Carthage, Parigi, 1956; G. e C. Picard, La vie quotidienne à Carthage au temps d'Hannibal, Parigi, 1958; B. H. Warmington, Carthage, Londra, 1960; V. Saxer, Vie liturgique et quotidienne à Carthage, Roma, 1984.

Per l'archeologia

B. Pace, R. Lantier, Carta archeologica di Cartagine, in “Monumenti antichi dei Lincei”, XXX, 1925; M. Hours-Miedan, Carthage, Parigi, 1949; G. Lapeyre, A. Pellegrin, Carthage latine et chrétienne, Parigi, 1950; C. e G. Picard, Carthage, Parigi, 1951; Al. Lézine, Carthage-Utique: Ètudes d'architecture et d'urbanisme, Parigi, 1968; S. Moscoti, I Fenici e Cartagine, Torino, 1972; idem, Cartagine nella civiltà mediterranea, Roma, 1978; Autori Vari, Studia Phoenicia VI. Carthago, Lovanio, 1988.

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