personaggio tedesco contemporaneo a Lutero e forse originario del Württemberg. Alchimista e umanista, viaggiava per la Germania facendosi credere dotato di poteri taumaturgici e profetici. Quando scomparve (forse 1540), si diffuse la voce che non fosse deceduto per morte naturale e si credette che avesse stretto un patto col diavolo per ottenere ricchezze e piaceri.

Letteratura: il Faustbuch

Nel 1587 la figura di Faust ebbe la prima codificazione letteraria nell'anonimo Faustbuch (Libro di Faust), pubblicato a Francoforte da J. Spiess e dal quale discendono tutti i testi posteriori. Nel Faustbuch compaiono già Mefistofele, Wagner ed Elena e la rinascimentale proterva sete di sapere di Faust è punita dall'anonimo luterano con la dannazione. Anche le rielaborazioni seicentesche hanno sfondo morale, ed è solo nel secolo dei lumi che le imprese del mago infernale sono ricondotte a verosimiglianza dalla penna di un ignoto Christlich Meynender (Buon cristiano): nel suo Faustbuch (1725), arricchito di nuovi particolari, l'elemento comico-popolaresco mitiga il decorso tragico della vicenda.

Letteratura: da Marlowe al teatro tedesco

Il dramma in versi di Marlowe (Tragical History of Doctor Faustus, ca. 1588) conferisce a Faust, dannato dopo aver trasceso tutti gli esseri umani nel sapere e nel godere, una statura tragica nuova. Introdotto in Germania dalle compagnie inglesi, il dramma di Marlowe stimolò svariate versioni teatrali, in cui entrarono in breve elementi della Commedia dell'Arte, sinché a Faust, acquisito anche al teatro dei burattini, si affiancò Kasperl, l'arlecchino tedesco. L'illuminista Lessing, in un suo schizzo non tramandatoci, redime Faust in forza della sua sete razionale di conoscenza. La generazione dello Sturm und Drang accentuò in Faust la componente terrena avida di vita e in lotta con la miseria della realtà, introducendovi qualche elemento di protesta sociale: così F. Müller in Fausts Leben dramatisiert (1778; Vita di Faust drammatizzata) e F. M. Klinger in Fausts Leben, Taten und Hollenfahrt (1791; Vita, gesta e discesa all'inferno di Faust), dove riecheggiano il settecentesco conflitto fra ideale stato di natura e corruzione dell'uomo da parte della civiltà e il conflitto religioso sturmeriano. Il dubbio religioso, condotto fino a dubbio di se stessi, divorante nichilismo romantico e suicidio, è al centro del Faust di Lenau (1836) che ribadisce, come i due lavori precedenti e il Don Juan und Faust (1829; Don Giovanni e Faust) di Grabbe, la dannazione dell'empio e sradicato Faust: Grabbe divide le componenti faustiane, sete di piacere e sete di sapere, in due personaggi distinti, ma chiusi entrambi nel proprio io.

Letteratura: il Faust di Goethe

Faust si salva invece, come già in Lessing, in Goethe, che congiunge cosi la fede illuministica nella ragione esplorante alla nuova fede idealistica nell'azione e, se si vuole, al concetto marxiano dell'uomo come prodotto del suo lavoro. Faust si salva tuttavia non tanto nel suo agire – giacché il suo agire è condannato dal patto con Mefistofele a non avere frutto o a volgersi in male – quanto nel suo trovarsi sempre al di là di se stesso e dell'attimo fuggente, in un'indistruttibile tensione verso uno stato più perfetto, tensione che Mefistofele non riesce a spezzare mai per quanto trascini l'uomo, cui è dato compagno dal Signore, in orge di piaceri ed emozioni. Mefistofele perderà perciò con ignominia la scommessa. L'uomo che cerca è soggetto a errare, ma è sempre conscio della meta anche nell'errore e nella lotta disperata fra le sue due anime, ossia fra attaccamento viscerale alla terra e aspirazione alla perfettibilità infinita. La prima stesura del poema goethiano è il cosiddetto Urfaust (1773-75; Faust originario), misto di scene in prosa e in poesia e limitato a due nuclei: la crisi intellettuale del vecchio dottor Faust, il suo patto col diavolo che gli promette la felicità in terra e lo ringiovanisce, e la vicenda amorosa con Margherita, candida e pia fanciulla del popolo, sedotta e resa madre da Faust. Goethe pubblicò questo nucleo primitivo, che è uno dei testi chiave dello Sturm und Drang, nel 1791 come Frammento, aggiungendovi diverse scene composte in parte in Italia. Solo nel 1808, ripreso il lavoro anche sotto lo stimolo di Schiller, diede alle stampe la prima parte del poema nella forma che si conosce sotto il titolo Faust. Eine Tragödie (Faust. Una tragedia). La vicenda amorosa è qui suggellata dall'infanticidio, dalla condanna a morte e dalla salvazione religiosa della fanciulla. La seconda parte, dal titolo Faust. Der Tragödie zweiter Teil in fünf Akten (Faust. Seconda parte della tragedia in 5 atti), uscì postuma nel 1832. Alquanto più lunga e densa di simboli, culmina nella “fantasmagoria classico-romantica” dell'amore di Faust per Elena di Troia, da lui evocata con la magia, onde congiungere idealmente il mondo germanico col mondo greco, l'antichità con l'età moderna, di cui Faust è assurto a grandioso simbolo. Ma anche questa sublime unione si dissolverà e Faust si dedicherà, nell'ultimo atto, alla bonifica di terre sommerse. L'ascesa al cielo di Faust, rappresentata con le metafore del cattolicesimo, è in realtà ascesa verso un infinito perfezionamento. In questa titanica ricerca è profilato suggestivamente il mito dell'uomo moderno. § La prima parte del Faust di Goethe fu rappresentata parzialmente a Berlino nel 1816 e integralmente a Weimar e in altre città tedesche nel 1829. Da allora gli allestimenti dell'opera, compresa spesso anche la seconda parte, si sono succeduti frequentemente soprattutto sulle scene tedesche. Notevoli quelli diretti da M. Reinhardt nel 1909 e da G. Gründgens, che fu anche eccezionale interprete di Mefistofele, in più edizioni a partire dal 1932.

Musica

Tra le numerose musiche ispirate alla leggenda di Faust hanno particolare rilievo, nel teatro d'opera, il Faust di C. Gounod (dramma lirico in cinque atti, composto nel 1857-58 su libretto di J. Barbier e M. Carré, presentato al Théâtre Lyrique di Parigi il 19 marzo 1859 e successivamente sottoposto a rimaneggiamenti e aggiunte), il Faust di L. Spohr (Praga, 1816), La dannazione di Faustdi H. Berlioz (Parigi, 1846), ilMefistofele di A. Boito (Milano, 1868) e il Doktor Faust di F. Busoni (Dresda, 1925). Tratta dalla sola prima parte del Faust goethiano, l'opera di Gounod è ancora legata all'estetica del grand-opéra ma parimenti aperta, specie nella fluida eleganza della linea melodica, a elementi, fino allora estranei alla tradizione francese, derivati da Mozart e da Mendelssohn, da Palestrina e da Bach. Gounod, però, non ebbe l'ambizione di tentarne un equivalente musicale, limitandosi a dare il massimo rilievo alla tematica amorosa e alla figura di Margherita e togliendo gran parte del loro significato ai personaggi di Faust e Mefistofele. Il Doktor Faust di Busoni, lavoro geniale, è un'opera incompiuta e rappresentata postuma, su libretto che lo stesso Busoni trasse da un antico spettacolo di marionette. Per la produzione di musica strumentale si ispirarono al testo goethiano Schumann (Scene dal Faust, 1844-53), Mahler (8a sinfonia), Liszt, Wagner, A. Rubinstein.

Cinema

Anche il cinema ha ripreso in più occasioni la figura e la leggenda di Faust: dai film delle origini di G. Méliès ed E. Cohl (Le tout-petit Faust, 1911) al Faust (1926) di F. W. Murnau, da La bellezza del diavolo (1950) di R. Clair – presentato dallo stesso regista come l'allegoria di un'umanità che, “avendo venduto alla scienza la propria anima, cerca d'impedire quella rovina del mondo intero verso cui la trascinano il suo lavoro e le sue azioni” – a Margherita della notte (1955) di C. Autant-Lara e al Faust (1960) di P. Gorski.

Bibliografia

V. Santoli, Goethe e il Faust, Firenze, 1952; C. Dédéyan, Le thème de Faust dans la littérature européenne, Parigi, 1955; J. B. Vickery, J. Sellery (a cura di), Goethe's Faust. Essays in Criticism, Belmont (California), 1969; H. Henning, Faust-Bibliographie, Berlino-Weimar, 1970.

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