Giorgióne

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nome con cui è noto il pittore Giorgio da Castelfranco (Castelfranco Veneto ca. 1477-Venezia 1510). Le scarse e frammentarie notizie sulla sua vita e i problemi di attribuzione e interpretazione iconologica della sua opera costituiscono ancor oggi una questione aperta per la critica, che pure considera universalmente Giorgione l'artista che pose le basi della pittura cinquecentesca veneziana. Nell'arco di un decennio, partendo dalle esperienze di Carpaccio e di Giovanni Bellini, Giorgione attuò un modo di “far pittura” rivoluzionario nello stile e nei contenuti. Le prime opere, l'Adorazione dei pastori (Washington, National Gallery) , la Pala di Castelfranco (1505, Castelfranco Veneto, duomo), il ritratto di Laura (1506, Vienna, Kunsthistorisches Museum), si svincolano dall'impostazione spaziale quattrocentesca per istituire un nuovo rapporto fra le figure e la natura, realizzato nella pittura “di tono”. Il colore, cioè, diventa l'elemento costruttivo della composizione, cogliendo direttamente “le cose vive e naturali... senza far disegno”, come comprese Vasari. Nel 1508 eseguì gli affreschi della facciata del Fondaco dei Tedeschi sul Canal Grande, di cui resta un frammento con Giovane ignuda (Venezia, Ca' d'Oro); intorno al 1508-09 sono datate anche le opere fondamentali. Se la Venere (Dresda, Gemäldegalerie) è un nudo in perfetta armonia col paesaggio sul fondo nei toni caldi dei gialli e dei rosa, egualmente La tempesta e I tre filosofi sono quasi dei “pretesti” per la pittura della nuova generazione. Per comprenderne il significato bisogna rifarsi al particolare clima culturale della Venezia di quegli anni: l'élite intellettuale era laica, la sua filosofia della vita si era formata sul naturalismo aristotelico e sull'“epicureismo” orientale. Per quanto fosse probabilmente di umili origini, Giorgione socialmente apparteneva a quella élite e dipingeva i suoi quadri per i propri nobili amici. La tempesta (Venezia, Gallerie dell'Accademia) è la natura potente e misteriosa, corsa da tensioni continue, di cui la madre e il soldato sono elementi inscindibili ; I tre filosofi (Vienna, Kunsthistorisches Museum) rappresentano la vecchia filosofia medievale, l'averroismo, l'aristotelismo dei giovani nel loro rapporto col mondo . Le opere attribuite o attribuibili a Giorgione sono una ventina in tutto (si ricordano ancora Tramonto, Londra, National Gallery; il Ritratto virile, San Diego, California, Fine Arts Gallery; La vecchia, Venezia, Gallerie dell'Accademia) . Un nutrito gruppo di dipinti, di evidente influenza giorgionesca, è oggetto di controverse analisi critiche e viene variamente attribuito a questo o a quello dei giovani artisti che gravitarono intorno a Giorgione, da Lorenzo Lotto a Tiziano (a lui la critica ha definitivamente assegnato, per esempio, il celebre Concerto campestre del Louvre), suo collaboratore al Fondaco dei Tedeschi, da Sebastiano del Piombo a Palma il Vecchio, dal Pordenone allo Schiavone

L. Venturi, Giorgione, Roma, 1954; P. Della Pergola, Giorgione, Milano, 1955; R. Pallucchini, Giorgione, Milano, 1955; B. Berenson, Venetian Pictures of the Renaissance, Londra, 1957; L. Baldass, G. Heinz, Giorgione, Vienna, 1964; T. Pignatti, Giorgione, Venezia, 1970; G. Lensi Orlandi, Giorgione pittore degli alchimisti, Torino, 1986; J. Anderson, Giorgione. Peintre de la brièveté poétique, Parigi, 1996; A. Fregolent, Giorgione, Milano, 2001; E. M. Dal Pozzolo, Giorgione, Milano, 2009; A. Ongarato, Giorgione da Castelfranco, Treviso, 2009; F. Pedrocco, La pittura della Serenissima, Milano, 2010; S. Rossi, Giorgione, Sebastiano del Piombo e Tiziano a Venezia. La diagnostica: conoscere per valorizzare, Mantova, 2018; S. Alcamo, La verità celata. Giorgione, la Tempesta e la salvezza, Roma, 2019. 


 

 

 

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