Descrizione generale

Acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (Ricerca di vita intelligente nell'Universo). La questione sulla possibilità di vita extraterrestre ha cominciato ad assumere una connotazione scientifica a partire dagli inizi del Novecento, quando si scoprirono le effettive dimensioni dell'Universo (con la scoperta delle galassie esterne) e con l'introduzione della radioastronomia, che ha permesso di trovare tracce di molecole complesse nello spazio. Con un numero molto vasto di stelle e con la presenza di molecole organiche nello spazio interstellare, la questione cominciò a essere affrontata da un punto di vista probabilistico e sperimentale. Alcuni autori hanno proposto l'esistenza di una fascia abitabile nella galassia analoga alla zona abitabile circumstellare; nelle dense regioni centrali di una galassia, infatti, le perturbazioni dinamiche e gli effetti dei probabili impatti e delle numerose supernovae, sono un ostacolo alla evoluzione di un pianeta che possa ospitare la vita, mentre le regioni più esterne sono più povere di metalli, che probabilmente svolgono un ruolo decisivo nella formazione di un sistema planetario. Considerate le distanze in gioco, è subito apparso chiaro che la ricerca si sarebbe dovuta indirizzare nell'analisi della radiazione elettromagnetica, non potendo contare sulla possibilità di inviare sonde esplorative (le due sonde Voyager, lanciate nel 1977, per esempio, sono ancora all'interno del sistema solare).

Cenni storici: gli sviluppi della ricerca

L'inizio della ricerca SETI si può collocare nel 1959, quando i fisici Cocconi e Morrison pubblicarono un articolo sulla possibilità dell'uso di microonde in eventuali comunicazioni interstellari. Le onde elettromagnetiche a basse frequenze, a differenza della luce nella banda visibile, non subiscono, in effetti, un assorbimento molto intenso nemmeno nelle regioni più dense di una galassia e la potenza richiesta per una trasmissione a distanze astronomiche è, pertanto, generabile con tecnologie non eccessivamente costose. Nel 1960, F. Drake effettuò la prima indagine astronomica con una radioantenna centrata sulla frequenza di 1420 MHz, la frequenza di emissione dell'idrogeno neutro, il più abbondante componente dell'universo. Drake analizzò la radiazione proveniente da due sole stelle, τCeti e εEridani, distanti circa 10 anni luce, simili al Sole in quanto a temperatura superficiale e luminosità; lo scienziato, inoltre, per primo tentò di dare una formulazione probabilistica del problema della comunicazione tra due civiltà. Negli anni successivi la ricerca SETI fu condotta principalmente in Unione Sovietica, senza mai assumere, tuttavia, un assetto definito e organizzato. Anche la NASA decise di affrontare il problema quando, intorno al 1970, studiò la fattibilità di un progetto, denominato Cyclops, consistente in un numero elevatissimo di antenne riceventi distribuite su di una superficie di 16 km di diametro. Negli anni successivi divennero attivi altri programmi di ricerca, tra i quali si possono ricordare quello attuato dall'università dell'Ohio con il radiotelescopio “Big Ear” e quello dell'università di Harvard, che è stato operativo per circa 9 anni, tra il 1985 ed il 1994. SETI ha avuto, poi, un netto incremento sia qualitativo sia quantitativo con SERENDIP, una ricerca condotta con il radiotelescopio di Arecibo, che con la sua parabola di 305 m è il più grande telescopio esistente. Inizialmente concepito dalla NASA, SERENDIP è condotto dall'istituto SETI in California, che è finanziato esclusivamente da privati. Il 5 ottobre del 1998 è stato dato il via all'ultimo programma osservativo, SERENDIP IV, destinato ad analizzare 168 milioni di canali radio, ciascuno dei quali di ampiezza di 0.6 Hz, centrati intorno alla consueta frequenza di 1420 Mhz, provenienti da una frazione di cielo pari a circa il 28 % del totale. Accanto alle indagini a tutto campo, l'istituto SETI adotta poi una strategia differente di osservazione: il progetto Phoenix, la cui ricerca avviene selettivamente in direzione di 1000 stelle vicine (meno di 200 anni luce di distanza), simili al Sole, per tipo spettrale ed età. Anche questo progetto, divenuto operativo nel 1995, è nato da una ricerca NASA conclusasi, per mancanza di fondi, nel 1993, dopo un solo anno di attività.

Cenni storici: SETI@Home

Il programma SETI @Home (letteralmente “SETI a casa”) consiste nel primo tentativo di analizzare dei dati di interesse scientifico sfruttando la rete dei milioni di personal computer privati connessi a Internet, attraverso un piccolo software, prelevabile gratuitamente dalla rete. L'idea di distribuire il calcolo per una ricerca del genere nasce dalla considerazione che i radiotelescopi attualmente implicati nei progetti SETI sono in grado di ottenere una quantità di dati molto superiore alle possibilità di analisi dei pur moderni calcolatori a disposizione. I dati da esaminare vengono acquisiti dal radiotelescopio di Arecibo, nell'ambito del progetto SERENDIP. Essi sono divisi in 256 pacchetti di larghezza di banda di 10 KHz e della durata di 107 secondi di integrazione. Ciascuno di questi pacchetti viene distribuito attraverso Internet e analizzato tramite un programma precedentemente installato sul personal computer degli iscritti a SETI @Home e che lavora nei momenti di pausa del computer. L'analisi viene fatta in maniera del tutto automatica, cercando segnali di varia larghezza di banda e con differenti periodi di pulsazione, considerando anche l'eventuale effetto Doppler, l'effetto di spostamento della frequenza che si ha quando la sorgente è in movimento rispetto all'osservatore. L'operazione SETI @Home è partita il 17 maggio del 1999 dopo alcuni anni di preparazione, ottenendo un successo molto al di sopra delle aspettative degli stessi promotori: il numero di partecipanti che ha accettato di prestare il proprio computer per queste analisi è di circa 3 milioni di persone, cosa che ha permesso di svolgere in un tempo ridotto una mole di calcoli che altrimenti avrebbe richiesto numerosi anni.

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