(Slovenská Republika). Stato dell'Europa centrale (49.034 km²). Capitale: Bratislava. Divisione amministrativa: regioni (8). Popolazione: 5.412.254 ab. (stima 2008). Lingua: slovacco (ufficiale), minoranze magiare e ceche. Religione: cattolici romani 68,9%, non religiosi/atei 13%, protestanti 9%, greci cattolici 4,1%, ortodossi 0,9%, altre religioni 4,1%. Unità monetaria: corona slovacca (100 halierov). Indice di sviluppo umano: 0,872 (41° posto). Confini: Polonia (N), Ucraina (E), Ungheria (S), Austria e Repubblica Ceca (W). Membro di: Consiglio d'Europa, EBRD, NATO, OCSE, ONU, OSCE, UE e WTO.

Generalità

Situata nel centro dell'Europa, la Slovacchia si estende lungo l'estremità nordoccidentale della catena montuosa dei Carpazi formando una barriera fisica tra le pianure della Polonia a N e quelle dell'Ungheria a S. Il territorio slovacco, soggetto sin dal sec. X a una lunga dominazione ungherese, ha vissuto varie vicissitudini storiche che lo hanno portato, alla fine della prima guerra mondiale, a entrare nella compagine cecoslovacca per diventare nel 1939, con l'occupazione tedesca di Praga, uno Stato satellite filonazista. Nel 1945, liberata dall'armata sovietica, la Slovacchia è entrata di nuovo a far parte della Cecoslovacchia da cui si è pacificamente scissa nel 1993 diventando una repubblica indipendente. Negli anni successivi, il Paese ha continuato a mantenere buone relazioni diplomatiche e commerciali con la Repubblica Ceca e altri Paesi dell'Europa centrale, riuscendo a ristabilire un buon rapporto con l'Ungheria grazie alla ratifica di un accordo (nel 1996) a tutela della minoranza ungherese presente in territorio slovacco: un rapporto che però si è fatto nuovamente teso dopo la decisione del governo di Bratislava di promuovere lo slovacco a unica lingua di stato. A partire dalla fine degli anni Novanta, le critiche mosse alla politica autocratica del primo ministro V. Mečiar e a un'economia ancora troppo controllata dallo Stato hanno condotto le successive amministrazioni ad adottare una più incisiva politica di riforme politiche e sociali. Il calo della disoccupazione e dell'inflazione, nonché l'aumento di afflusso degli investimenti stranieri, hanno consentito al Paese di raggiungere una maggiore stabilità e di entrare, alla fine del 2002, nella rosa dei candidati designati a far parte dell'Unione Europea, a cui la Slovacchia ha ufficialmente aderito il 1° maggio del 2004.

Lo Stato

In base alla costituzione del novembre 1992, la Slovacchia è una repubblica parlamentare. Il capo dello Stato, eletto a suffragio diretto, dura in carica 5 anni ed è nominato dal Consiglio nazionale (Národná rada), principale organismo legislativo formato da 150 membri eletti a suffragio universale con sistema proporzionale per quattro anni. L'ordinamento giudiziario, basato sul sistema europeo continentale, è costituito da una Corte suprema e da una Corte costituzionale. Amministrativamente il Paese è diviso in 8 regioni (kraj), a loro volta suddivise in 79 province. Il servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini maschi maggiorenni mentre l'istruzione scolastica è gratuita e obbligatoria per i ragazzi dai 6 ai 15 anni d'età.

Territorio: geografia fisica

Il territorio slovacco si presenta in gran parte montuoso ed è dominato dalle catene dei Carpazi occidentali che formano a occidente un arco esterno, comprendente i Piccoli Carpazi, i Carpazi Bianchi e i Beschidi occidentali mentre al centro del sistema si innalzano le vette degli Alti Tatra, dove è presente la cima più elevata del Paese, il monte Gerlach (2655 m), e quelle dei Bassi Tatra a cui si ricollegano, nell'area sudorientale, alcune catene minori, quali i Monti Metalliferi slovacchi. Le propaggini meridionali dei Carpazi sono fiancheggiate da fertili pianure: a SW la piana di Michalovce, solcata dall'Ondava, a SE quella di Bratislava, la più ampia pianura slovacca, attraversata dal Váh (primo fiume slovacco con i suoi 433 km) e dal Danubio. Tutti i fiumi slovacchi, con l'eccezione del Poprad a N, si riversano direttamente o indirettamente nel Danubio; si segnalano a W la Morava, che segna la linea di confine con l'Austria, il Nitra e il Hron, a E l'Hornad, il Bodrog e l'Ondava, a SE il Tibisco. Il clima è di tipo continentale e umido, con numerose precipitazioni e condizioni meteorologiche tendenzialmente variabili. Dalla stagione primaverile sino a quella autunnale possono verificarsi condizioni di clima mite ma piuttosto piovoso. Gli inverni, in particolare sui Carpazi, sono rigidi e le precipitazioni copiose (superano ovunque i 1000 mm annuali), mentre le regioni pianeggianti sono caratterizzate da un clima più secco e da elevate temperature estive.

Territorio: geografia umana

Da un punto di vista etnico-culturale, la popolazione slovacca ha risentito delle conseguenze della sua tormentata storia, nel corso della quale si sono susseguite dominazioni straniere nonché separazioni e ricongiungimenti con i territori circostanti. Circa l'86% degli abitanti è composto da slovacchi, popolazione di origine slava che, all'inizio del sec. X, fu soggetta alla dominazione dei magiari d'Ungheria dai quali ottenne l'indipendenza solo nel XIX secolo. Alla fine della prima guerra mondiale, entrata a far parte della compagine cecoslovacca, la popolazione slovacca, da tempo dedita all'attività rurale, dovette confrontarsi con la diversa identità sociopolitica del popolo ceco, origine di non poche tensioni. Significative sono state per il Paese anche la notevole emigrazione (in particolare verso gli Stati Uniti) avvenuta nell'Ottocento a seguito dello scarso sviluppo economico sotto la dominazione ungherese, e la drastica diminuzione della presenza tedesca, conseguenza delle vicende della seconda guerra mondiale. Secondo una stima del 2006, la Slovacchia ha una densità media di 110 abitanti per km² e un tasso di urbanizzazione del 56% (2008). L'attuale densità è inferiore ai valori medi dell'Europa centrorientale e la popolazione si concentra soprattutto nelle regioni occidentali. Particolare rilievo assume la presenza nel Paese di più di mezzo milione di ungheresi equivalenti a circa il 10% della popolazione complessiva e traccia del lungo passato di dominazione ungherese su questi territori. Il trasferimento in Ungheria di tutta la minoranza magiara stanziata nei territori slovacchi venne esplicitamente stabilito negli accordi di pace del 1946, ma a tale disposizione si attenne soltanto una minima parte della popolazione ungherese (100.000 persone su un totale di 600.000); il resto, al contrario, manifestò una ferma opposizione. I rapporti tra la maggioranza degli slovacchi e la minoranza magiara sono spesso tesi a seguito delle rivendicazioni da parte di questi ultimi di una maggiore rappresentatività politica e di una più incisiva azione del governo per la difesa delle loro prerogative linguistico-culturali. Tale situazione critica si è accentuata soprattutto nel novembre 1995, a seguito dell'iniziativa del Partito nazionale slovacco il quale impose l'approvazione di una legge che promuoveva lo slovacco quale unica lingua di stato, abolendo di fatto il bilinguismo, fino a tale data ammesso nelle regioni meridionali del Paese, dove, in alcune zone, i magiari costituiscono la maggioranza. Numerose sono state le critiche contro questa legge, espresse non solo dalla minoranza direttamente interessata, ma anche dal Consiglio d'Europa e dalla stessa Ungheria che, nel giugno dello stesso anno, aveva ratificato l'accordo di buon vicinato stipulato con la Slovacchia nel marzo precedente (la ratifica slovacca, sempre per l'opposizione dei nazionalisti, è intervenuta solo nel marzo 1996). Oltre alla componente magiara, distribuita in prevalenza nelle regioni sudoccidentali, nella Slovacchia è anche presente un gruppo minoritario di Rom, esigue comunità di cechi, polacchi, tedeschi e ucraini, nonché minoranze di lingua rutena e russa, stanziate prevalentemente al confine orientale e nella regione dei Beschidi. La religione più diffusa è quella cristiana, ma il Paese ospita anche minoranze appartenenti al protestantesimo, alle chiese ortodosse e ad altre minoranze religiose. Legata a un modello economico prevalentemente rurale, la Slovacchia è carente dal punto di vista dello sviluppo del tessuto urbano. Le uniche città che superano i 100.000 abitanti sono la capitale Bratislava, dove l'espansione urbana è stata favorita dalla presenza di industrie chimiche e petrolchimiche e Košice, situata lungo la via di comunicazione tra la valle ungherese del Tibisco e la pianura russo-polacca.

Territorio: ambiente

Il 40,1% del territorio è coperto da un fitto manto forestale che sui bassi versanti delle montagne presenta boschi di faggi e querce, mentre a quote più elevate si estendono le conifere (in particolare gli abeti). Sui bassopiani la vegetazione è piuttosto scarsa e presenta caratteristiche di tipo steppico. Nonostante la deforestazione e l'aumento dell'inquinamento, sugli Alti Tatra e sui Carpazi sono presenti orsi, lupi, linci, camosci, lontre, visoni e volpi, mentre nelle zone rurali sono diffusi cervi, fagiani, pernici, anatre, oche selvatiche, cicogne, galli cedroni, aquile e avvoltoi. La presenza di numerosi impianti siderurgici e metallurgici, nonché l'insediamento di centrali elettriche alimentate a carbone ha posto in primo piano il problema dell'inquinamento atmosferico. L'aumento dei livelli di anidride solforosa e di ossidi di azoto riversati nell'aria ha contribuito infatti alla formazione delle piogge acide mettendo in pericolo l'intero patrimonio boschivo del Paese. A tutela di quest'ultimo il governo slovacco ha istituito riserve e parchi naturali (che coprono circa il 19,6% del territorio), il più importante dei quali è il Parco Nazionale dei Monti Tatra che, situato ai confini con la Polonia, copre una superficie di circa 510 km² ed è circondato da un'area protetta di altri 700 km². Numerosi anche gli accordi internazionali sottoscritti dal governo slovacco in materia di inquinamento dell'aria, protezione dell'ozonosfera, biodiversità, modificazioni ambientali, smaltimento dei rifiuti pericolosi e tutela delle specie in via d'estinzione. Da segnalare il contenzioso di natura ambientale che ha coinvolto Ungheria e Slovacchia in merito alla costruzione di un sistema di dighe lungo il corso del Danubio al fine di sfruttarne le acque presso la centrale idroelettrica di Gabičkovo. Il caso, sottoposto nel 1993 alla Corte internazionale di giustizia, è stato motivo di notevoli tensioni politiche tra i due Paesi.

Economia: generalità

Dopo la pacifica separazione dalla Repubblica Ceca avvenuta nel gennaio 1993, la Slovacchia è riuscita in un decennio ad attuare una difficile transizione da un'economia pianificata a un'economia di mercato tra le più sviluppate dell'Europa orientale. Nel periodo immediatamente successivo all'indipendenza, il governo slovacco ha intrapreso un piano di riorganizzazione dell'economia del Paese, il cui sviluppo era stato gravemente pregiudicato dalle riforme introdotte, a partire dal 1990, dal primo governo postcomunista della federazione, quando ancora la Slovacchia era una delle repubbliche federali della Cecoslovacchia. Per fronteggiare la recessione, dovuta principalmente alla sospensione dei contributi che fino al 1991 erano stati erogati alla Slovacchia dal bilancio della federazione cecoslovacca, dalla riduzione delle esportazioni verso i circuiti commerciali del blocco sovietico, nonché dal drastico taglio della produzione di armamenti militari, il governo si è impegnato nella riduzione delle spese governative, nella ristrutturazione del settore bancario e nella crescita del settore privato. L'applicazione di una politica fiscale restrittiva ha consentito di ridurre notevolmente il deficit di bilancio, passato, tra il 1993 e il 1995, dal 7,6% all'1,8% del PIL. Tale stabilizzazione è riconducibile, essenzialmente, al controllo della spesa pubblica e alla crescita delle esportazioni verso i mercati dei Paesi occidentali. Ulteriore impulso economico è derivato dalle politiche attuate dal governo Dzurinda, al potere dal 1998, che hanno permesso al Paese di crescere in una situazione di congiuntura economica poco dinamica per altri Stati europei: nel 2008 il PIL ammontava a 95.404 ml $ USA, corrispondenti a 17.630 $ USA pro capite. In particolare, il governo ha approvato l'adozione di importanti riforme strutturali volte a ridurre gli squilibri della bilancia dei pagamenti, riducendo il deficit corrente e contenendo l'inflazione, a ricostruire e modernizzare i settori bancario e finanziario e a migliorare la competitività del settore privato, soprattutto per le piccole e medie imprese. A tal fine, il governo slovacco ha ridotto la spesa pubblica, ha riformato il sistema fiscale favorendo l'incremento degli introiti statali e stimolando gli investimenti, ha privatizzato il settore bancario, ora quasi completamente in mano straniera, e quello assicurativo, a lungo monopolio di stato. Tra le sfide ancora da vincere, il rispetto dei parametri imposti da Bruxelles dopo l'ingresso nell'UE, vincolo che impone al governo il difficile compito di dover effettuare tagli alla spesa pubblica senza penalizzare i ceti meno abbienti, il contenimento dell'inflazione (nel 2008 al 3,9%), nonché il problema della disoccupazione, il cui tasso rimane elevato (9,6%). Problematica questa che il governo spera di risolvere grazie agli investimenti di colossi stranieri (Volkswagen, Peugeot, Hyundai e Kia) nel settore automobilistico, confidando anche nella ripresa economica dei partner della UE che potrebbe favorire le esportazioni slovacche, riequilibrando la bilancia commerciale del Paese.

Economia: agricoltura, allevamento e pesca

A partire dai primi anni Novanta, il settore agricolo ha subito profondi cambiamenti. Se fino al 1990 la coltivazione era concentrata nelle cooperative e nelle aziende statali, nel corso degli anni è aumentato considerevolmente il numero dei coltivatori diretti (circa 19.000 nel 2002) che gestiscono terreni da 1 a 700 ettari (il suolo arativo copre il 29,5% del territorio). Il tasso di occupazione nel settore tuttavia continua a decrescere (attualmente vi è impegnato il 6,1% della popolazione attiva) e l'agricoltura, praticata soprattutto nella Slovacchia occidentale percorsa dal Danubio, è limitata a circa un terzo del territorio del Paese, contribuendo per il 3,4% (2007) alla formazione del PIL. Principali prodotti sono il frumento, l'orzo, il mais, le patate e la barbabietola da zucchero. Notevolmente sviluppato è anche l'allevamento, soprattutto bovino, mentre ampia diffusione ha la pesca d'acqua dolce.

Economia: risorse minerarie e industria

Con la fine dell'epoca comunista molte industrie minerarie furono ritenute poco redditizie e soprattutto inadeguate a reggere la competizione in una moderna economia di mercato. Nonostante l'inevitabile declino del settore, l'attività estrattiva di rame, piombo, zinco, manganese, ferro e lignite costituisce ancora una discreta voce nel bilancio economico della Slovacchia, soprattutto nella regione dei Monti Metalliferi. Risultano invece scarse le risorse energetiche, la maggior parte delle quali (soprattutto petrolio e gas) viene importata. Primaria fonte di energia elettrica è il nucleare: al grande complesso di Jaslovské-Bohunice, si è affiancata la centrale di Mochovce, operativa dal 1998. Molto diffusa nel Paese, sebbene inquinante e piuttosto obsoleta, è l'industria pesante. Particolare importanza riveste l'industria meccanica, concentrata nella valle del Váh, del Hron e della pianura danubiana, a cui si aggiungono impianti siderurgici e metallurgici (a Podbrezová, Martín, Košice e Krompachy), chimici (Bratislava, Humenné, Sal'a) e tessili (Žilina, Ružomberok e Trenčín). Di grande rilievo è inoltre la componentistica per auto con la presenza sul territorio slovacco di impianti della Hyundai e della Volkswagen. Da segnalare anche la presenza di industrie alimentari, della gomma e cementifici. Nel 2007 il settore industriale ha fornito il 36,8% del PIL, occupando il 34,4% della forza lavoro.

Economia: servizi

La presenza di numerosi rilievi montuosi ha sempre rappresentato un ostacolo per le comunicazioni e per lo sviluppo di adeguate infrastrutture per il trasporto. La rete ferroviaria si estende per 3662 km, di cui un terzo è elettrificato, mentre la rete stradale copre 43.000 km (2004). Le vie navigabili interne (circa 170 km) fanno riferimento ai porti fluviali di Bratislava e Komárno e sfruttano essenzialmente il percorso del Danubio. Nonostante la sua posizione piuttosto marginale, il Danubio, che marca il confine meridionale con l'Ungheria per oltre 170 km, costituisce un'importante via commerciale interna, favorendo le relazioni e gli scambi con altri partner dell'Europa centrale. La compagnia aerea nazionale è la Slov-Air e l'aeroporto internazionale ha sede a Bratislava. Di fondamentale importanza per lo sviluppo dell'economia slovacca è il commercio con l'estero. Nel 2006 il valore totale delle esportazioni è stato di 41.580 ml $ USA, a fronte di 45.698 milioni relativi alle importazioni. Le esportazioni principali riguardano prodotti semilavorati, industriali e chimici, in particolare, oltre che verso la Repubblica Ceca, verso la Russia, la Germania, la Polonia, l'Ungheria e l'Austria. Le importazioni riguardano invece soprattutto petrolio, materie prime, attrezzature e mezzi di trasporto. La Banca nazionale slovacca, fondata nel 1993 con sede a Bratislava, è la banca centrale di emissione e responsabile della politica monetaria del Paese. L'unità monetaria corrente è la corona slovacca (koruna), fortemente svalutata in seguito all'autonomia dalla moneta ceca, ma in netta ripresa in questi ultimi anni. L'offerta turistica, sebbene non ancora molto sviluppata, si rivolge soprattutto agli amanti degli sport invernali e delle terme climatiche, accolti dalle strutture presenti nella regione degli Alti Tatra, attrazione turistica principale della Slovacchia, insieme alla capitale Bratislava, città ricca di storia e dall'interessante architettura rinascimentale e barocca.

Storia

Il territorio, abitato originariamente da Celti, poi da Germani, Quadi e Marcomanni, fu invaso (sec. III-IV) da Gepidi, Goti, Unni e infine dalla tribù degli Slovacchi. Nell'833, dopo aver conquistato il principato di Nitra, il principe moravo Mojmìr creò l'impero della Grande Moravia che, oltre ad annettere la Slovacchia, includeva anche la Boemia, la Slesia e la parte meridionale della Polonia. Dopo la cristianizzazione operata dai patriarchi bizantini Cirillo e Metodio, i Magiari invasero il territorio della Gran Moravia e sottomisero la popolazione (907). A seguito dell'invasione da parte delle armate turche (1526), il regno d'Ungheria, il cui trono fu assegnato a Ferdinando I d'Asburgo, si trovò ridotto quasi esclusivamente ai territori della Slovacchia: Bratislava divenne la capitale e da Buda vi furono trasferite sia la sede arcivescovile sia la Dieta ungherese. Alla fine del sec. XVII si ricostituì territorialmente il regno d'Ungheria nel quale la Slovacchia fu integrata come provincia secondaria. Sotto il regno di Francesco II (1792-1835) cominciò a manifestarsi il movimento di emancipazione magiaro, il quale pretendeva l'ungherese come lingua ufficiale del regno, Slovacchia inclusa; contemporaneamente si evidenziò un processo nazionalistico risorgimentale slovacco che ebbe come centro Bratislava. Scontratisi con l'intransigenza del governo, i maggiori esponenti della resistenza slovacca organizzarono una lotta clandestina contro l'oppressione e appoggiarono l'esercito austriaco impegnato a sopprimere i moti di rivolta scoppiati in Ungheria (1848-49). Nel 1867, l'Ungheria, forte della nuova costituzione, riprese l'opera di repressione che costrinse molti slovacchi a emigrare in America. La fine della prima guerra mondiale, da cui l'impero era uscito sconfitto e smembrato, consentì lo svolgimento di un congresso nazionale slovacco (ottobre 1918) che portò alla formazione di uno Stato comune ceco e slovacco. Da allora la Slovacchia ha seguito per vent'anni il destino della Repubblica Cecoslovacca. Nel 1939, con l'occupazione tedesca di Praga, la Slovacchia divenne uno Stato satellite filonazista ma nel 1945, dopo la liberazione del Paese da parte dell'armata sovietica, il Paese tornò a far parte della compagine cecoslovacca. La fine del regime comunista nella Cecoslovacchia favoriva l'emergere di tendenze autonomiste che pervadevano anche i nuovi partiti democratici. Una chiara tendenza, in tal senso, si esprimeva già nelle elezioni dei parlamenti nazionali, quando la vittoria del nazionalista Movimento per la Slovacchia democratica (giugno 1992) gettava una seria ipoteca sul futuro della federazione. Constatata l'impossibilità di una composizione politica, il leader del Partito civico-democratico maggioritario in Boemia-Moravia, V. Klaus, e quello nazionalista slovacco, V. Mečiar, decidevano per la formazione di due distinti governi e l'avvio di un negoziato per la separazione consensuale delle due entità. Tale processo portò, il 1° gennaio 1993, alla nascita di due distinte entità statali: la Slovacchia e la Repubblica Ceca. Ma, fin dai primi passi della sua esistenza, il nuovo Stato doveva fare i conti con la vivace minoranza ungherese, insoddisfatta della deriva nazionalista e, a sua volta, espressione di tendenze autonomistiche. In particolare, la comunità ungherese tentava di contrastare l'elezione del presidente M. Kovác (febbraio 1993), mentre l'esecutivo rimaneva saldamente nelle mani di Mečiar. Ma i problemi politici e sociali di una difficile transizione finivano per provocare un progressivo sfilacciamento del Movimento per la Slovacchia democratica, con numerosi deputati che abbandonavano il partito, mentre un analogo fenomeno investiva l'alleato di governo (Partito nazionale slovacco). Senza più maggioranza, incalzato dalla mobilitazione della minoranza ungherese, Mečiar era costretto alle dimissioni (marzo 1994) e si formava un nuovo governo retto dai transfughi nazionalisti, dai cristiano democratici e dagli ex comunisti della sinistra democratica. Le prime elezioni della nuova Repubblica, però, confermavano il peso elettorale dei nazionalisti (novembre 1994) e Mečiar tornava a capo del governo sostenuto anche da un gruppo che si era nel frattempo scisso dalla sinistra democratica. Si apriva, in tal modo, una nuova fase caratterizzata dall'aspro confronto che si accendeva tra il primo ministro e il presidente Kovác, a favore del quale Bratislava era percorsa da grandi manifestazioni (maggio 1995). Anche il problema dei rapporti con la minoranza interna, che Mečiar pensava di aver risolto con la firma di un trattato di buon vicinato con l'Ungheria (marzo 1995), era destinato a peggiorare. Il prevalere di posizioni nazionaliste più radicali, come la promozione dello slovacco a unica lingua di stato o le limitazioni al trattato di buon vicinato operate dal Parlamento in sede di ratifica (marzo 1996), determinava nuove ondate di protesta della minoranza ungherese, cui si sommavano le critiche del Consiglio d'Europa e le dure prese di posizione del governo magiaro. L'insieme di questi elementi contribuiva all'instabilità del quadro politico e le elezioni politiche del settembre 1998 segnavano la sconfitta di Mečiar, attribuendo la vittoria al maggior partito di opposizione, la Coalizione democratica slovacca di M. Dzurinda, che assumeva la carica di primo ministro. La riforma costituzionale del 1999 introduceva l'elezione diretta del presidente della Repubblica e le successive elezioni registravano la vittoria del candidato delle opposizioni, R. Schuster, sullo stesso Mečiar. Al vertice di Nizza del 2000 veniva confermata la presenza della Slovacchia nel secondo gruppo degli Stati che sarebbero entrati a far parte dell'Unione Europea. Proprio la politica filoeuropea adottata da Dzurinda gli garantiva la vittoria anche nelle elezioni legislative del settembre 2002, che vedevano comunque imporsi come primo partito il Movimento per la Slovacchia democratica di Mečiar. Al vertice di Copenaghen, del dicembre 2002, la Slovacchia ha concluso il negoziato per l'adesione alla UE, che è stata approvata, nel 2003, con un referendum popolare. Nel marzo 2004 il Paese ha aderito alla NATO e il 1° maggio è entrato ufficialmente a far parte dell'Unione Europea. Poche settimane prima, alle elezioni presidenziali, in un ballottaggio tra due esponenti dello stesso partito, I. Gašparovic aveva prevalso su Mečiar. All'inizio del 2006 il governo di centro-destra di Dzurinda entrava in crisi per l'uscita del partito cristiano democratico e il Parlamento indiceva per giugno le elezioni legislative anticipate. In queste usciva vincitore il partito socialdemocratico SD-Smer e successivamente il leader, Robert Fico, veniva nominato premier. Questi raggiungeva un accordo di coalizione con l'Sns, partito di destra e l'Hzds, partito nazionalista. Nel 2009 il presidente uscente Gašparovic veniva rieletto al secondo turno delle elezioni presidenziali, mentre nel 2010, dopo le elezioni politiche vinte dai socialdemocratici, la leader del centro-destra Iveta Radicová veniva incaricata di formare un nuovo governo. Nell'ottobre del 2011 il governo cadeva sul voto di fiducia per l'approvazione del Fondo Europeo di Stabilità (EFSF) e le elezioni anticipate del marzo del 2012 vedevano la netta vittoria del SD-Smer e Robert Fico diventava premier. Nel 2014 Andrej Kiska veniva eletto presidente.

Cultura: generalità

L'evoluzione della cultura slovacca è il frutto di un connubio tra le ricche tradizioni popolari del Paese e più ampie influenze europee. Al raggiungimento dell'indipendenza, alcune componenti della comunità slovacca già possedevano una precisa identità nazionale (come il linguaggio), ma la maggior parte delle tradizioni era ancora influenzata da un lungo passato di dominazioni straniere. Se le tradizioni più radicate nel popolo slovacco, alcune di origine molto antica, continuano a essere alla base della nuova identità culturale della nazione slovacca, particolarmente evidente è il segno che secoli di controllo e di repressione culturale da parte dei governi stranieri hanno lasciato sulle varie espressioni dell'arte, della letteratura e della musica. Il Paese dispone di numerose biblioteche, la più importante delle quali è la Biblioteca universitaria di Bratislava che, fondata nel 1919, contiene più di due milioni di volumi. Da citare anche la Biblioteca nazionale slovacca situata a Martín, in cui si conserva importante materiale di documentazione sulla cultura della Slovacchia. Il Paese ospita anche più di 50 musei. Il più conosciuto è il Museo nazionale slovacco, istituito nel 1893, con sede a Bratislava, che mette a disposizione vari documenti sulla storia, sull'archeologia e sulle tradizioni musicali della Slovacchia. Sedi di prestigiose università sono la città di Košice e la capitale Bratislava (Università Comenius).

Cultura: tradizioni

La Slovacchia è una regione ricca di tradizioni e di folclore dove è possibile riscoprire le antiche abitudini popolari che svolgono ancora un ruolo importante nell'ambito della vita contadina. Molti dei villaggi con le caratteristiche abitazioni in legno, le piccole chiese ortodosse e gli edifici in stile romanico e gotico (tra cui Vlkolínec, Banská Štiavnica, Spišský Hrad e Bardejov) sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Tra le tradizioni tramandate nei secoli, le più diffuse, soprattutto nelle aree rurali, sono la lavorazione del legno, la decorazione del vetro e la tessitura. Attività tutelate e valorizzate sin dal 1954 dal Centro per la produzione dell'artigianato locale. Tra gli eventi sono da segnalare il Festival del folclore, meeting di tutti gli spettacoli folcloristici del Paese, che si svolge ogni anno a luglio nella cittadina di Krakovany, mentre nei mesi di giugno e luglio i ballerini di danze popolari di tutta la Slovacchia si incontrano al Festival folkloristico di Východná, 32 km a ovest di Poprad. § La cucina slovacca è fondamentalmente mitteleuropea. Tra i piatti tradizionali molto diffuse sono le zuppe come la kapustnica, a base di salsa di maiale affumicato e funghi e l'halàszle, a base di pesce. Piatti tipici sono anche l'hovadzì gulàs (carne di manzo stufata con paprika, pepe rosso e verde in grani, cipolle e pomodori), lo knedlo-zelo-vepro (gnocchi ripieni, crauti e maiale arrosto) e il brynzové halušky (gnocchi di patate conditi con formaggio piccante di pecora e pancetta). Il vino, prodotto soprattutto nelle zone di Modra, Pezinok e nella regione del Tokaj, lungo il confine ungherese, è preferito alla birra.

Cultura: letteratura

Fino alla metà del sec. XIX gli slovacchi usarono per scopi letterari il latino e il ceco, variamente venato da influssi dialettali locali, o, più raramente, l'ungherese. Si trattò, del resto, di una letteratura modesta e quasi mai originale, che seguì, nelle dispute dottrinarie, nelle forme e nelle tematiche poetiche, e nelle prose di vario genere, schemi europei, portandosi a un livello più alto soltanto nell'età illuministica. Fu allora che il filologo A. Bernolák, autore della prima grammatica slovacca (1790), sostenne l'idea di uno slovacco letterario indipendente, mentre J. I. Bajza diede l'avvio alla narrativa e J. Chalupka, l'unico autore teatrale dotato di un certo talento, pose le fondamenta di un repertorio nazionale. Il poeta J. Kollár e il filologo P. J. Šafařík, slovacchi, scrissero ancora in ceco, ma l'età romantica vide ormai pienamente affermati i diritti della lingua slovacca, che, impiegata da L. Štúr e da M. Hurban nell'almanacco Nitra (1844), fu subito dopo adottata nella poesia, nella prosa e nel teatro. Poeti furono il lirico A. Sládkovič, l'irrequieto J. Král', l'autore di ballate J. Botto e il poeta romantico, cantore dell'eroismo nazionale, S. Chalupka; prevalentemente prosatori furono J. Kalinčiak e S. Tomášik; lavori teatrali scrisse J. Palárik. I più giovani romantici, che dal 1860 dovettero battersi contro il pericolo della magiarizzazione, ebbero i loro maggiori esponenti nell'inquieto V. Pauliny-Tóth e nel tormentato J. Záborský, autori di versi, di prose e di opere teatrali. L'impiego di tecniche realistiche caratterizzò l'opera della generazione dell'ultimo ventennio del sec. XIX, nella quale primeggiarono S. M. Hurban Vajanský, più valido come prosatore che come poeta, Hviezdolav, considerato da molti il massimo poeta slovacco, il romanziere M. Kukučín, profondo conoscitore di diversi ambienti sociali e nazionali, J. Tajovský, acuto osservatore della vita rurale, sia nelle opere teatrali sia in quelle narrative, e, più tardi, Jégé, fondatore del romanzo storico slovacco. Nel Novecento un rinnovamento delle lettere slovacche venne determinato dalla corrente poetica modernista, di cui si fecero propugnatori I. Krasko e il sarcastico J. Jesenský; nella loro scia si inserirono il poeta V. Roy e il poeta e scrittore M. Rázus. Tra le scrittrici sono da ricordare T. Vansová e Timrava (B. Slančíková). Nel fervore di attività culturali e letterarie che seguì alla nascita della Cecoslovacchia dopo lo sfaldamento dell'impero austroungarico, la tradizione realistica di Kukučín venne raccolta e sviluppata da vari prosatori, tra cui J. C. Hronský, mentre la poesia fu coltivata da Š. Krčméry, da E. B. Lukáč, V. Beniak e soprattutto da J. Smrek, il quale trovò un linguaggio poetico congeniale nel sensualismo vitalistico. Tra i più giovani, si assisté a una divisione abbastanza netta in due correnti principali. La rivista Vatra (Il fuoco), pubblicata dal 1919 al 1925, divenne organo di un gruppo di scrittori cattolici, i quali si sforzarono di differenziarsi dal mondo culturale boemo, giungendo perfino a enunciare teorie separatiste. In questo gruppo, che ebbe i suoi poeti in A. Žarnov e A. Nacin-Borin, emersero fecondi narratori quali M. Urban, J. Nižnánsky e J. Hrušovský. Nel 1919 venne anche fondato il periodico Mladé Slovensko (La giovane Slovacchia), attorno al quale si strinse un gruppo di scrittori animati dal proposito di ampliare gli orizzonti culturali della letteratura slovacca. Dal gruppo si staccò in seguito una schiera di agguerriti critici e letterati di orientamento comunista, che fondò una nuova rivista, Dav (La folla), attenta ai problemi sociali. Tra i massimi esponenti del gruppo Mladé Slovensko fu il narratore e autore teatrale G. Vámoš; passarono in seguito nelle file dei “davisti” i poeti J. Poničan (autore anche di drammi), L. Novomeský e F. Král' e il prosatore P. Jilemnický. Autore di pungenti commedie satiriche fu I. Stodola. Tra il 1930 e la seconda guerra mondiale numerosi nuovi poeti s'affacciarono alla ribalta letteraria slovacca: tra essi J. Kostra, A. Plávka, P. Horov e i surrealisti R. Fábry, V. Reisel e J. Brezina. Nel secondo dopoguerra, caratterizzato da tematiche e correnti nuove, ispirate agli avvenimenti del recente passato e all'attuale realtà politica e sociale della Repubblica cecoslovacca, si sono affermati poeti quali Š. Žáry, V. Mihálik, M. Rúfus e M. Válek, che hanno rinnovato l'apparato tecnico della poesia e posto modernamente la questione dei rapporti tra sfera privata e pubblica nella vita dell'uomo. Accanto a essi vanno segnalati più giovani poeti, come J. Mihálkovič, M. Kovačik, L. Feldek e S. Šimonovič. Nella narrativa, al realismo socialista (che ha avuto in F. Hečko il maggiore esponente) si accompagna, soprattutto a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, un atteggiamento più critico verso la realtà: citiamo L. Mňačko, A. Bednár, D. Tatarka, K. Lazarová, A. Hykisch, V. Handzová, V. Šikula e L. Ťažký (alcuni costretti al silenzio durante la normalizzazione). Tra le ultime leve si segnalano R. Sloboda (1938-1995), che nelle sue opere a forte impronta autobiografica ha affrontato la solitudine dell'individuo alle prese con la società moderna, D. Mitana (n. 1946), i cui scritti, tradotti anche in italiano, prendono spunto da tematiche quotidiane per abbracciare problematiche anche molto profonde relative alla condizione umana e P. Vilikovsky (n. 1941), erede della tradizione mitteleuropea e tra i più importanti scrittori del postcomunismo.

Cultura: arte

Nella Slovacchia lo stile gotico compare tardivamente nel duomo di Bratislava e nelle chiese di Trnava e di Levoča (sec. XIV). Al 1400 risale la costruzione di numerosi castelli (Trenčín, Orava, Bratislava, Zvolen, Spiš). Particolare interesse riveste la copiosa scultura tardogotica della fine del 1400, di tipo realistico, che nel primo Cinquecento si volse a modi rinascimentali; sviluppo analogo ebbe la pittura. L'architettura di questo periodo dipende strettamente dall'Ungheria (municipio di Prešov), finché verso la metà del Cinquecento si formò uno stile slovacco caratteristico, il cosiddetto Rinascimento slovacco orientale., influenzato dall'architettura veneziana (abitazioni, chiese e castelli a Levoca, Prešov, Betlanovce, Velká Bytca, Fricovce, Micina; campanili della zona di Spiš). Durante il periodo barocco l'influenza austriaca (presente anche in Boemia e assai viva in Moravia) fu pressoché esclusiva in Slovacchia, dove lavorarono i maggiori esponenti dell'architettura aulica di Vienna (D. Martinelli a Nitra; C. A. Carlone e J. L. Hildebrandt nel castello di Bratislava; Conti e Torini a Trnava). Dal loro esempio mossero l'architettura religiosa e i nuovi palazzi dell'aristocrazia ungherese del tempo di Maria Teresa. Austriaco è anche il più importante scultore, Georg Donner, attivo a Bratislava nel 1730-39. Anche nel campo della pittura barocca e rococò la Slovacchia può essere considerata una provincia artistica dell'Austria (Bibiena e P. Troger a Bratislava, F. A. Maulpertsch a Bohuslavice ecc).

Cultura: musica

In Slovacchia i primi esempi musicali (canti latini sovrapposti al canto slavo antico) risalgono, come in Boemia, al sec. X, ma di ben minore quantità e risonanza sono state poi attività e produzione. Buon sviluppo ebbe nei sec. XVII e XVIII la musica sacra; verso la fine del Settecento, per influssi da Vienna, prese avvio la produzione sinfonica; tra il secolo seguente e l'attuale J. L. Bella (1843-1936) produsse musiche neoromantiche e saggi volti alla formazione di uno stile nazionale. Nella generazione che nel Novecento ha operato anche in Slovacchia per una nuova musica si sono distinti i già citati V. Novák ed E. Suchoň, iniziatore dell'opera slovacca contemporanea. Ricca è in Boemia la tradizione musicologica. La vita musicale del Paese ha le sue maggiori espressioni nei complessi e nell'attività dei teatri di Praga (Teatro Nazionale, fondato nel 1881), Brno, Bratislava ecc.

Cultura: teatro

Dopo i drammi biblici in tedesco del sec. XV, i drammi scolastici del sec. XVI e il teatro gesuitico in latino e le sacre rappresentazioni popolari del sec. XVII, una discreta attività di compagnie filodrammatiche, con testi prevalentemente di carattere satirico, si sviluppò all'inizio dell'Ottocento. Ma la Slovacchia restava una provincia dell'Ungheria e il teatro fu rappresentato in tedesco o in magiaro fino al 1920, quando il Teatro municipale di Bratislava divenne teatro nazionale slovacco e cominciò a organizzare dei quadri professionistici. Sorta la Repubblica popolare, i teatri furono nazionalizzati e la loro attività si estese capillarmente anche ai centri minori. Mentre permaneva la tradizione satirica si estendeva, a Bratislava, l'influsso delle ricerche compiute sulle scene di Praga.

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