cereale

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agg. e sm. [sec. XIV; dal latino cereālis, dal nome di Ceres-ĕris, dea delle messi].

1) Agg., di frumento, di grano: spiga cereale. Ant., dedicato a Cerere: quercia cereale.

2) Sm., in genere al pl., termine di significato generico usato per designare ciascuna delle varie specie di piante, quasi tutte graminacee, coltivate per i frutti, anch'essi detti comunemente cereali o anche granaglie, e dai botanici cariossidi, ricchi di amidi e sostanze proteiche, di norma utilizzati per produrre farine in gran parte panificabili ma anche consumati direttamente sia per l'alimentazione umana (riso) sia come foraggio o becchime (avena, mais, orzo). Fra i cereali più importanti e diffusi abbiamo: il frumento, il riso, il mais (granoturco), l'orzo, l'avena, la segale, il sorgo "Per il disegno di alcuni cereali vedi pg. 185 del 6° volume." ; meno coltivati il miglio, il panico, il tef e varie altre piante sempre della famiglia Graminacee; fra le specie che non fanno parte di quest'ultima, infine, sono da ricordare il grano saraceno, delle Poligonacee, e il quinoa (Amarantacee). Alcuni hanno anche importanza industriale: sono utilizzati nella fabbricazione della birra (orzo), dell'amido e dell'olio(mais), della carta, ecc. Nel quadro dell'attività agricola mondiale, i cereali si estendono su quasi il 50% dei terreni seminativi o comunque coltivati in permanenza (esclusi i prati e pascoli stabili). § Per quanto riguarda la politica economica in questo settore, in campo internazionale vige l'accordo mondiale sul grano (Convenzione delle Nazioni Unite del 1971), esteso il 30 giugno 1986 anche ai cereali diversi dal frumento, con lo scopo di stabilizzare il mercato mondiale ed evitare eccessive fluttuazioni di prezzo. Anche la UE si è data un'organizzazione di mercato nel settore con prezzi garantiti per: frumento tenero, frumento duro, orzo, granturco e segale.

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