Definizione

sm. [sec. XIX; da monoteista]. Concezione religiosa imperniata sull'idea di un dio unico, realizzata storicamente in antitesi alle concezioni politeistiche. La differenza tra il monoteismo e il politeismo non è nel numero delle divinità, ma nel fatto che gli dei politeistici sono “forme” del mondo, e dunque immanenti al mondo stesso, mentre il dio unico del monoteismo è trascendente al mondo, col quale è in rapporto di creatore a creatura. Ebraismo, cristianesimo e islamismo sono le tre grandi religioni monoteistiche, tutte geneticamente connesse. Un quarto monoteismo, il mazdeismo, è indipendente, e per certi aspetti realizza un singolare dualismo, più che l'idea monoteistica vera e propria.

Religione: le grandi religioni monoteistiche

Il processo di formazione comune alle religioni monoteistiche è consistito in un passaggio dal politeismo al monoteismo, configuratosi non come evoluzione dalla prima alla seconda forma, bensì come negazione del politeismo. Nell'ebraismo, Yahwèh non è inizialmente che un dio della stirpe ebraica, la cui esistenza non esclude in linea di principio quella delle altre divinità semitiche: il problema del rapporto tra Yahwèh e queste altre divinità si pone in modo particolare dal momento in cui il popolo d'Israele si costituisce in Stato e viene risolto in senso monoteistico soprattutto per opera del movimento profetico, che porta a una rigorosa esclusione del politeismo. Nel Deuteroisaia si ritrova la prima e più chiara espressione del monoteismo d'Israele: “Prima di me non è esistito alcun dio, e dopo di me non esisterà alcun altro: io solo sono Dio, e all'infuori di me non vi è salvatore” (Isaia 43,10/11). Il cristianesimo, che trae la propria forma monoteistica dall'ebraismo, ha assunto all'origine dalla predicazione missionaria giudaica il tema del monoteismo per la propria predicazione tra i gentili e dunque per la polemica antipoliteistica: in sé, il cristianesimo può definirsi comunque una religione originariamente monoteistica. Il monoteismo islamico, analogamente a quello ebraico (con il quale si trova in un rapporto di dipendenza culturale, mediato da infiltrazioni giudaiche e cristiane nella penisola Araba e quindi dall'opera personale di Maometto), si è affermato sulla base di una violenta polemica contro il politeismo e l'idolatria: tali erano le forme religiose diffuse fra le tribù arabe sino al sec. VII. Allāh aveva un posto di rilievo (insieme con la divinità femminile Allāt) fra le divinità locali e tribali degli Arabi, ma non un posto esclusivo: con la negazione del politeismo diviene “il Dio unico, il Dio eterno, che non genera e non viene generato, e non ha eguali” (Corano, sura 112). Con la negazione del politeismo diffuso nell'antica Persia prima della riforma religiosa di Zarathustra si è altresì affermato il monoteismo del mazdeismo, che costituisce d'altra parte un problema particolare nell'ambito della storia delle religioni monoteistiche per la sua struttura originariamente dualistica.

Religione: l’origine del monoteismo, alcune teorie

Una teoria intorno all'origine del monoteismo e al suo rapporto con il politeismo sorge in un primo tempo sullo sfondo storico dello scontro fra giudaismo e cristianesimo da una parte, e religioni politeistiche dall'altra: essa concepisce (in base al presupposto dogmatico di un'originaria rivelazione del Dio unico) il politeismo come una forma religiosa degenerata rispetto al monoteismo, ossia come una degenerazione del monoteismo stesso, che costituirebbe la forma religiosa originaria. Tramandata nel pensiero cristiano antico, medievale e dell'età moderna, questa teoria rimane incontrastata sino al sec. XVIII, durante il quale viene ancora ripresa dal deismo di parte della filosofia illuministica (per esempio da Voltaire); nel medesimo periodo vengono d'altro lato poste le basi della teoria evoluzionistica (Hume, Rousseau, De Brosses), che rovescia il rapporto fra monoteismo e politeismo, concependo il secondo come originario e il primo come derivato da esso per processo evolutivo. Nel sec. XIX la teoria evoluzionistica è approfondita, sistematizzata e diviene dominante: essa riceve la sua forma classica nell'opera di E. Burnett Tylor (Primitive Culture, 1871), che concepisce il monoteismo come risultato ultimo di un processo evolutivo in cui l'animismo rappresenta il primo termine e il politeismo il termine intermedio. Nello stesso sec. XIX, d'altra parte, la teoria evoluzionistica viene messa in questione dalla scoperta dell'esistenza presso popolazioni assolutamente primitive della rappresentazione di Esseri Supremi, presentati generalmente come autori del mondo e conservatori della propria creazione, legislatori e tutori dell'ordine morale e rituale; spesso, in essi, le caratteristiche dell'onniveggenza e dell'onniscienza si connettono con tratti tipici di divinità celesti. D'altro lato, a questa ricchezza di caratteri si accompagna invariabilmente una singolare povertà cultuale: l'Essere Supremo viene invocato soltanto in casi-limite, mentre altre divinità dominano la vita e il rituale religioso (donde l'appellativo di deus otiosus). La scoperta degli Esseri Supremi nelle religioni primitive (divulgata dall'etnologo scozzese A. Lang: The Making of Religion, 1898) ha portato dunque a nuovi esiti la teoria intorno all'origine del monoteismo: contro l'evoluzionismo tyloriano, padre W. Schmidt ha riproposto e sostenuto l'ipotesi del monoteismo primordiale, poi degenerato nelle altre forme religiose. Questa nuova teoria – che non può fondarsi sul riferimento diretto agli Esseri Supremi, giacché questi ultimi presentano tratti e appaiono comunque in contesti non monoteistici – si è manifestata a sua volta come il risultato di una sistematizzazione aprioristica dei dati storico-religiosi, non diversa da quella che aveva dato luogo alla teoria evoluzionistica. Attualmente, si è abbandonata l'idea del monoteismo primordiale: a proposito dei monoteismo delle religioni storiche si può affermare che essi si trovano in un rapporto polemico (e non evolutivo) con i politeismi che li precedono, e si può ricostruire, sin dove l'analisi dei dati lo consente, la storia e l'origine relativa delle loro divinità.

A. Bertholet, Götterspaltung und Göttervereinigung, Tubinga, 1933; E. Peterson, Der Monotheismus als politisches Problem, Lipsia, 1945; H. Kühn, Das Problem der Urmonotheismus, Wiesbaden, 1950; Autori Vari, Dio l'unico, Brescia, 1991.

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