neorazionalismo

Corrente architettonica sviluppatasi a partire dagli anni ’60 del XX secolo in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone, ispirata alla volontà di tornare a un linguaggio classico e razionale che ristabilisca un rapporto organico fra edificio e città. In Italia ne sono principali interpreti Aldo Rossi, con il saggio L’architettura della città (1966), Giorgio Grassi, con La costruzione logica dell’architettura (1967), e Manfredo Tafuri, tutti e tre teorici di un ritorno dell'architettura a espressione di tradizioni culturali proprie delle diverse aree geografiche, libera da un consumismo “decontestualizzante”. Insieme a loro, raccolti nel movimento Tendenza, Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti, Adolfo Natalini e Franco Purini. Tra i principali protagonisti del neorazionalismo sono da ricordare, perché autori di gran parte dei progetti architettonici dell’ultimo trentennio del XX secolo: in Svizzera la Scuola di Lugano con Mario Botta; in Germania Oswald Mathias Ungers e Joseph Kleihues; in Lussemburgo i fratelli Leon e Robert Krier; in Francia Bernard Huet e Christian de Portzamparc; in Belgio Maurice Culot; in Portogallo Alvaro Siza; negli Stati Uniti i Five Architects (P. Eisenman, M. Graves, R. Meier, J. Hejduk e Ch. Gwathmey); a Londra il gruppo OMA (R. Koolhaas, E. e Z. Zenghelis); in Olanda Herman Hertzberger; in Giappone Arata Isozaki, Tadao Andō e Toyo Itō.
In ambito filosofico, con il termine neorazionalismo si intende una corrente di pensiero nata a metà del XX secolo sulla scia del neopositivismo,  attenta alla ricerca scientifica e fautrice di una sua estensione metodologica ai problemi culturali e storici. Il suo maggiore interprete italiano è stato il filosofo Ludovico Geymonat, con Studi per un nuovo razionalismo (1945) e Saggi di filosofia neorazionalistica (1953).

 

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