polìttico

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sm. (pl. -ci) [sec. XIX; dal greco polýptychos, che ha molte pieghe, da poly-, poli-+ptýx ptychós, piega].

1) Nell'ultimo periodo di Roma imperiale e nel Medioevo, il registro nel quale erano inventariati i beni di un proprietario unitamente agli elenchi delle famiglie alle quali erano stati consegnati i vari appezzamenti di terra da coltivare con i tributi che si dovevano esigere da ognuna delle famiglie. Papa Gregorio Magno introdusse l'uso del polittico anche nelle terre della Chiesa e così fecero più tardi anche i Longobardi e i Franchi e vari altri Paesi europei. Se i polittici erano compilati davanti al magistrato si chiamavano polittici pubblici e acquisivano forza vincolante per tutti agli effetti dei vari atti giuridici; diversamente i polittici avevano valore solo per coloro che li avevano compilati e in questo caso si chiamavano polittici privati.

2) Forma particolare dell'ancona, costituita da più pannelli uniti da ricca cornice a struttura architettonica. Largamente diffuso nei sec. XIV e XV, il polittico è più spesso dipinto, ma può anche essere scolpito in marmo, legno dipinto o dorato, avorio od osso.

3) Per estensione, qualsiasi opera d'arte costituita di più elementi distinti collegati insieme.

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