regolazióne

Indice

Lessico

sf. [sec. XVII; da regolare (verbo)].

1) Lo stesso che regolamento, ma solo in senso astratto: regolazione di un conto; regolazione del corso di un fiume ecc.

2) In tecnica, tipo di controllo di un processo, basato sulla misurazione continua del valore che assume una grandezza caratteristica, cioè la grandezza regolata, del processo.

3) In psicologia, processo attraverso il quale l'individuo aggiusta le proprie azioni sulla base delle percezioni e della propria esperienza passata. Secondo lo psicologo svizzero J. Piaget, la regolazione è il processo attraverso cui l'individuo si rende indipendente dagli effetti “illusori” di campo a cui soggiacciono le sue percezioni.

Elettrotecnica

Nel campo della generazione di energia, gli alternatori delle centrali debbono operare a tensione costante anche con variazioni molto ampie del carico (corrente erogata); ciò chiede una precisa regolazione, in genere automatica. È necessario, infatti, che i loro sistemi di eccitazione siano sempre attivi, sensibili al valore della tensione ai morsetti, capaci di operare in base al principio del feedback (controreazione) e opportunamente strutturati in modo da evitare o smorzare prontamente pendolazioni della tensione regolata. Deve essere pure regolata la potenza del motore primo (turbina), in quanto, pur dovendo questo ruotare a velocità costante, deve sviluppare una potenza motrice variabile con la potenza assorbita dal generatore e quindi con il relativo carico. Nel caso delle turbine idrauliche il problema è di minor complessità, in quanto si tratta di regolare, in maniera congrua con il carico e l'eccitazione del generatore, l'afflusso d'acqua alla turbina, mentre è più complesso nelle centrali termiche, in quanto occorre regolare l'afflusso del vapore alla turbina, in termini di quantità, temperatura e pressione, e occorre pure regolare la caldaia (afflusso di combustibile, flusso acqua-vapore nel suo interno, afflusso d'aria, tiraggio del camino), regolare il funzionamento del condensatore di vapore in uscita dalla turbina ecc. In una grande centrale termica d'oggi occorre regolare contemporaneamente e in modo congruente oltre 400 grandezze fisiche, per cui si munisce la centrale di un computer, il quale elabora i dati che gli pervengono dagli apparecchi di misura e invia i necessari segnali o impulsi ai vari sistemi regolatori, onde mantenere la centrale sempre in assetto corretto di funzionamento, pur erogando, nei vari periodi della giornata, potenze diverse. Nel campo della distribuzione di energia, vengono regolate le tensioni (trasformatori con terzo avvolgimento) e viene mantenuto lo sfasamento tra corrente e tensione entro limiti accettabili mediante grandi batterie di condensatori o macchine sincrone con funzione di rifasatori (alternatori chiamati compensatori). Nel campo dell'impiego dell'energia si presentano innumerevoli casi, situazioni ed esigenze diversi: per quanto riguarda, per esempio, laminatoi, cartiere e macchine operatrici occorre mantenere sui motori velocità costanti con carichi bruscamente e fortemente variabili, il che richiede una pronta regolazione delle correnti in gioco. Negli azionamenti a velocità variabile occorre far variare la velocità per esigenze di lavoro (per esempio, grandi macchine utensili), oppure farne variare la velocità in funzione del carico, per non sovraccaricare le macchine e per ridurre i tempi morti (gru d'ogni tipo, magli, grandi presse ecc.). I relativi motori sono alimentati utilizzando sistemi regolatori di corrente, se sono in corrente continua, e regolatori di frequenze, se sono asincroni. Nel campo della trazione elettrica e Diesel-elettrica, ferroviaria e metropolitana, occorre regolare, mediante interventi sui motori di trazione, l'accelerazione, la velocità di marcia, la frenatura elettrica motorica. Si possono utilizzare sistemi convenzionali (reostati d'avviamento e frenatura a inserzione e disinserzione automatica, regolatori a comando manuale dell'eccitazione dei motori ecc.) oppure sistemi elettronici di potenza, ossia chopper, inverter, raddrizzatori controllati, con i quali si ottiene una regolazione più fine, specie per quanto concerne la velocità di marcia.

Sindacalismo

Per regolazione sociale si intende quell'ordine nei rapporti non solo economici ma anche sociali liberamente e legittimamente conseguito dai soggetti sociali in relazione all'intervento dello Stato. Si parla perciò di regolazione sociale, per esempio, riguardo alla dinamica dei rapporti impresa e sindacato, con particolare riferimento alla contrattazione collettiva e alla produzione di norme a essa connesse. In Italia, la CISL ha introdotto nel sistema delle relazioni industriali la cultura della regolazione sociale, poi contestata, alla fine degli anni Sessanta, dalle ipotesi del sindacato unitario e dalla conflittualità permanente, prima di riemergere nuovamente nella riflessione del nuovo confederalismo. Sul piano teorico, intanto, dopo la nuova stagione di studi degli anni Settanta sui rapporti tra economia e società, e, soprattutto, dopo le profonde trasformazioni economiche della fine degli anni Ottanta che hanno conferito alle parti sociali e agli interessi collettivi organizzati un nuovo ruolo, la questione della regolazione sociale dell'economia appare sempre più importante sotto il profilo politico: tale tematica, infatti, pur utilizzata in analisi di questioni talvolta differenti, sembra mettere in crisi una rigida contrapposizione tra Stato e mercato, sottolinea l'autoregolazione come effetto della varietà delle azioni degli attori sociali, fa cogliere l'importanza degli elementi di continuità prodotti dall'associarsi sociale sulla base della concertazione e della condivisione.

Tecnica

La regolazione consiste nel confronto continuo fra il valore della grandezza regolata e il valore desiderato, detto di riferimento, con misurazione continua della differenza e con conseguente azione regolatrice, funzione di tale differenza, allo scopo di ridurla entro determinati limiti. Secondo che l'azione regolatrice venga eseguita da un operatore oppure abbia luogo automaticamente, ossia senza intervento umano, la regolazione si definisce manuale o automatica. Si consideri, per esempio, la regolazione della temperatura di un forno elettrico che avvenga mediante variazione della tensione prelevata dal secondario di un trasformatore a tensione variabile. Nel caso di regolazione manuale l'operatore legge la temperatura segnata da un pirometro (grandezza regolata), la confronta con la temperatura di riferimento e, se la differenza supera uno scarto prefissato, agisce sul trasformatore; nel caso di regolazione automatica la termocoppia invia al nodo comparatore un segnale corrispondente alla temperatura del forno; nel nodo viene misurata la differenza ε fra la temperatura Tf del forno e la temperatura Tr di riferimento corrispondente al segnale a tensione V0; il segnale differenza viene inviato a un amplificatore, il cui segnale di uscita comanda un motore che agisce sul trasformatore in un senso o nel senso opposto a seconda del segno della differenza. In entrambi i casi lo schema del circuito è costituito da un anello, che nel caso di regolazione manuale comprende l'operatore, chiamato anello di regolazione. La regolazione automatica può avvenire in tre modi diversi: a valore fisso, se il valore di riferimento è costante; a valore programmato, se il valore di riferimento viene variato in base a un dato programma; a valore asservito, se il valore di riferimento segue automaticamente il valore di un'altra grandezza indipendente dalla volontà umana. Il funzionamento di un sistema di regolazione è diverso secondo il tipo di comando che viene realizzato nel sistema in base all'errore ε, ossia al tipo di eccitazioner(t) del sistema in funzione del tempo t determinata dall'errore. Considerando, per semplificare il problema, tre soli tipi di eccitazione, e cioè a gradino [r(t)=cost.], a rampa [r(t)=at], parabolica [r(t)=bt²], è chiaro che la risposta del sistema deve essere tale che l'errore ε(t) tenda ad annullarsi, o almeno tenda a un valore finito sufficientemente piccolo, per t crescente. Si può dimostrare che sia la stabilità del sistema sia il carattere predetto dipendono dalla funzione di trasferimento del sistema, e precisamente: la stabilità dipende dal numero e dalla posizione dei poli e degli zeri; la funzione errore dipende dal numero di poli nell'origine della funzione, coincidente con il numero di integratori presenti nell'anello di regolazione; secondo che tale numero di poli sia 0, 1, 2, l'errore sarà rispettivamente costante per una funzione di entrata a gradino (grado 0), a rampa (grado 1), parabolica (grado 2); tale errore sarà invece nullo per una funzione di entrata di grado inferiore al numero di integratori presenti. Ne risulta quindi la convenienza dell'inserimento di circuiti integratori nell'anello. Si può inoltre dimostrare la convenienza di alti guadagni dell'anello, allo scopo di diminuire l'entità dell'errore limite (se non nullo) e di diminuire l'influenza dei disturbi. Per i sistemi di regolazione proporzionale, statica, stabilizzata, vedi regolatore.

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