Definizione

sm. [sec. XVII; dal greco rheumatismós, da rhêuma, flusso, reuma]. Termine generico che indica un vasto gruppo di malattie delle articolazioni, dei muscoli, dei tendini e delle ossa. La loro classificazione si basa sul criterio eziopatogenetico; si distinguono così primari e secondari. Il primo gruppo comprende forme di tipo flogistico: articolare acuto, cronico primario, spondilartrite reumatoide, sindrome di Reiter; e forme a prevalente impronta degenerativa, come per esempio osteoartrosi. Del secondo gruppo fanno parte quelle sindromi nelle quali la localizzazione articolare rappresenta una delle varie manifestazioni di una malattia fondamentale; si hanno così reumatismi secondari nel corso di malattie infettive (sepsi strepto- e stafilococcica, blenorragia, meningite, tifo e paratifo, sifilide, scarlattina, tubercolosi, ecc.), di patologie endocrine (per esempio acromegalia), di patologie neurologiche (tabe, siringomielia, morbo di Parkinson ecc.), di malattie metaboliche (gotta), di neurodistrofie (malattia di Duplay, fibrositi, miositi, ecc.). Per la descrizione delle forme prevalentemente degenerative dei reumatismi primari, vedi osteoartrosi; per le varie sindromi dei reumatismi secondari vedi le singole malattie che ne sono la causa.

Medicina: il reumatismo articolare acuto

Detto anche malattia reumatica o di Bouillaud, è il più importante tra i reumatismi primari di tipo infiammatorio. Colpisce l'1% circa della popolazione per anno, specie dai 5 ai 15 anni di età; la predisposizione alla malattia viene trasmessa con meccanismo ereditario di tipo dominante, senza preferenze etniche. L'agente patogeno del reumatismo articolare acuto è lo streptococco beta-emolitico di gruppo A. La malattia è quasi sempre preceduta da angina tonsillare o da faringiti acute; dopo 1-4 settimane compaiono i segni di flogosi a carico di varie articolazioni, contemporaneamente o successivamente (rara la localizzazione a una sola articolazione o alla colonna vertebrale); tali segni sono costituiti da arrossamento, calore, tumefazione, dolore alla palpazione e ai movimenti, impotenza funzionale; la febbre di solito è elevata, con andamento irregolare remittente (sui 39-40 ºC), e subisce un rialzo a ogni nuova localizzazione articolare; si riscontrano inoltre abbondante sudorazione e una generale compromissione dell'organismo quale si osserva nelle malattie infettive acute. I test di laboratorio specifici degli stati flogistici, quali la velocità di eritrosedimentazione, la mucoprotidemia, il titolo antistreptolisinico, risultano fortemente aumentati, mentre il quadro emocromocitometrico denuncia lieve anemia con leucocitosi. Alle volte la sintomatologia si limita a fugaci artralgie. La durata della malattia è di 6-8 settimane con esito frequente in uno stato di cronicità, spesso clinicamente asintomatico. Indipendentemente da possibili riattivazioni di focolai, vi è la tendenza alle recidive, anche tardive, dopo mesi o anni. Nelle articolazioni colpite dal processo morboso non resta alcuna traccia e la loro ripresa funzionale è completa; solo raramente il coinvolgimento articolare cronicizza, dando luogo a una forma di reumatismo cronico, secondario a reumatismo acuto. Numerose e gravi sono le complicazioni che accompagnano la malattia reumatica: la cardite reumatica, riscontrabile nel 60-70% dei casi, viene oggi considerata parte integrante del quadro clinico ed esita in vizi valvolari da endocardite (valvulopatie mitralica e aortica); miocarditi e pericarditi possono insorgere specie nella fase acuta; frequente è la pleurite (più a destra); la localizzazione cerebrale (meningoencefalite reumatica) è rara, ma ha un decorso estremamente acuto con febbre altissima, delirio, coma e morte; la chorea minor, esclusiva della giovane età, è complicazione tardiva e di regola isolata poiché insorge circa tre mesi dopo l'infezione streptococcica; frequenti, infine, risultano le localizzazioni cutanee (eritema marginato ed eritema nodoso). La diagnosi si basa sull'indagine clinica coadiuvata da controlli ematochimici.

Medicina: altri tipi di reumatismi

Il reumatismo cronico primario, detto anche artrite reumatoide, è un processo flogistico sistematico delle articolazioni e dei muscoli; colpisce con maggiore frequenza soggetti di sesso femminile dai 30 ai 40 anni; insorge subdolamente con chiari segni infiammatori a carico delle piccole articolazioni delle mani e dei piedi; il decorso è cronico e progressivo con fasi acute alternate a fasi di quiescenza; esita in deformazioni e anchilosi articolari con grave compromissione funzionale; si cura con cortisonici, fenilbutazone, acido acetilsalicilico. § La spondiloartrite reumatoide è più frequente nel sesso maschile, in soggetti dai 15 ai 40 anni; si manifesta con dolori a elettiva localizzazione vertebrale, nelle articolazioni sacroiliache e coxofemorali, con possibile anchilosi del rachide per calcificazione dei legamenti e dei dischi intervertebrali; il decorso è cronico e invalidante. § La sindrome di Reiter è una forma di poliartrite che predilige il sesso maschile, con sede più frequente nelle ginocchia e nelle caviglie, a decorso subacuto con tendenza a cronicizzare o a risolversi spontaneamente.

Bibliografia

S. de Sèze, A. Ryckewaert, Maladies des os et des articolations, Parigi, 1954-72; S. de Sèze, L'actualité rhumatologique présentée au praticien, Parigi, 1964-72; F. Coste, Progres en rhumatologie, Parigi, 1968; M. Cutolo, Malattie reumatiche, Milano, 1992.

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