rigorismo

sm. [sec. XVIII; da rigore]. Tendenza a usare rigore nel comportamento, nel giudizio, nell'applicazione di leggi o regole; intransigenza: rigorismo nell'educazione; rigorismo disciplinare, giuridico; il rigorismo classicista nella letteratura. § In filosofia, atteggiamento riscontrabile soprattutto sul piano delle dottrine etiche e che rifiuta, nei confronti di ogni problema o comportamento, le posizioni intermedie, assumendo invece una posizione intransigente e assolutistica. Da questo punto di vista, esso si oppone a ogni relativismo come a ogni utilitarismo e afferma l'assolutezza incondizionata delle norme e delle leggi, escludendo ogni possibilità di deviazione, interpretazione o accomodamento. Forma tipica di rigorismo è l'etica kantiana§ Nella teologia si usa tale termine nel senso di formalismo e puritanesimo, per designare la tendenza a esagerare taluni principi disciplinari o dottrinari. I montanisti, le sette spiritualistiche del Medioevo, i pietisti, i giansenisti possono, per esempio, essere considerati seguaci del rigorismo teologico-morale. Liberamente accettato nella sua forma moderata, tale principio fu invece condannato da papa Alessandro VIII nel 1690 nella sua forma assoluta.

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