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sf. [sec. XX;siero+-logia]. Branca della biologia che riguarda lo studio delle proprietà del siero del sangue, degli antigeni e degli anticorpi che vi compaiono.

Biologia: i sistemi proteici del sangue

Da un punto di vista antropologico è importante lo studio di alcuni sistemi proteici del plasma, in primo luogo delle transferrine (Tf) e delle aptoglobine (Hp). Messi in evidenza con il progredire delle tecniche elettroforetiche ambedue questi sistemi proteici sono espressi, fenotipicamente, dalla presenza nel siero di particolari proteine identificabili appunto grazie alla caratteristica velocità elettroforetica.

Biologia: le transferrine

Dal punto di vista genetico le transferrine dipenderebbero dalla presenza di più geni codominanti alternantisi su uno stesso locus e ciascuno incaricato della codificazione di un certo assetto di Tf; si spiegherebbe in questo modo l'ampio polimorfismo di questo sistema di cui fanno parte una ventina di proteine ciascuna delle quali, o combinazioni caratteristiche di più di una di esse, presente in proporzioni abbastanza caratteristiche nelle differenti popolazioni umane. Per esempio., la TfD, in genere rarissima, è singolarmente frequente tra gli aborigeni australiani. La TfB raggiunge valori particolarmente elevati (17%) in gruppi indigeni centramericani. La TfD₁ compare tra le popolazioni negre d'Africa (0-15%) e d'America (10%) ed è ben rappresentata anche tra quelle aborigene australiane e del Pacifico (5-35%). Tra gli europei sembra frequente il tipo TfBC.

Biologia: le aptoglobine e altri gruppi

I gruppi aptoglobinici sono rappresentati da tre fenotipi: Hp1-1, Hp2-2 e Hp2-1, dipendenti da due alleli isodominanti (Hp¹ e Hp²) di un unico gene Hp. Accanto a questi tre fenotipi ne sono conosciuti altri, come l'Hp2-1 modificato (frequente tra le popolazioni della fascia tropicale) e l'Hp0 (raro tra gli europei e presente in alcune popolazioni negre) che difficilmente, in realtà, possono essere spiegati sull'ipotesi di due alleli isodominanti. In generale il gene Hp² è più frequente (0,60) dell'Hp¹ (0,40) nella maggior parte dei gruppi umani viventi; l'Hp² raggiunge la sua frequenza più alta (0,59-0,67) tra le genti melanoderme. Tra le popolazioni xantoderme il gene Hp¹ tocca i valori più bassi (0,25). Accanto ai gruppi aptoglobinici e transferrinici devono poi essere ricordati i tre sistemi proteici Gc, Gm e Inv, oltre che alcune mutazioni di enzimi del plasma (colinesterasi, ceruloplasmina) e di cellule sanguigne (G6PD, AG, PMG e PK), di più recente scoperta e presenti anch'essi con frequenze diverse dai loro rispettivi fenotipi nelle varie popolazioni umane anche se i dati fino a ora disponibili non sono ancora sufficienti a tracciare un quadro completo della loro distribuzione.

Medicina: la diagnosi sierologica

L'enorme sviluppo delle tecniche diagnostiche e terapeutiche basate sull'immunologia ha fatto sì che nella pratica clinica il termine sierologìa sia praticamente diventato sinonimo di immunologico. Così si definisce diagnosi sierologica la diagnosi di una condizione patologica (in genere infettiva) basata sull'identificazione nel sangue di antigeni specifici o di anticorpi prodotti dal paziente contro questi antigeni. Gli antigeni e gli anticorpi vengono identificati grazie alla capacità di combinarsi reciprocamente negli immunocomplessi; pertanto per identificare i primi occorre far reagire il siero con una soluzione dei secondi e viceversa. L'identificazione degli immunocomplessi si basa tradizionalmente sul riconoscimento del precipitato (l'immunocomplesso è in genere insolubile), sull'agglutinazione cellulare se l'antigene aderisce alla membrana di una cellula, oppure sulla capacità di fissare il complemento. Sono state, poi, introdotte tecniche sierologiche dotate di maggiore specificità e sensibilità basate spesso su anticorpi monoclonali e dipendenti per l'identificazione dell'immunocomplesso dalla coniugazione dell'anticorpo o dell'antigene con sonde radioattive o con enzimi. Esempi tipici di sierodiagnosi sono: la reazione di Widal (una immunoagglutinazione osservabile cimentando il siero di un malato di febbre tifoide, che contiene anticorpi specifici per gli antigeni dei bacilli del tifo, con i bacilli ottenuti da una cultura di laboratorio) e la ricerca dell'antigene Australia, tipico delle epatiti virali, nel siero dei pazienti infetti (effettuato cimentando il siero del paziente con una soluzione di anticorpi specifici; la positività della reazione è rivelata in questo caso da una reazione di fissazione del complemento).

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