Un popolo, un esercito: l'arte della guerra e della disciplina nella Roma Antica

centurione

Roma, un impero, ma prima di tutto un esercito. Un popolo di lottatori e condottieri che fece del corpo militare una vera e propria forza e identità.
L’Antica Roma durante la monarchia e la Repubblica era tutto questo: un esercito.

Per far si che tutto ciò funzionasse però, i romani avevano bisogno di validi guerrieri e combattenti. A questo proposito infatti, la vita di ogni cittadino aveva uno scopo preciso, quello di essere un buon soldato. E come? Indossando la toga virilis il giovane romano diciassettenne poteva essere riconosciuto come maggiorenne e da allora veniva chiamato sotto le armi in qualsiasi momento. 

 

Sottrarsi a questo meccanismo non era sicuramente una buona idea, poiché chi lo faceva era ridotto in schiavitù e in povertà. D’altra parte, era impossibile diventare soldati se si era poveri, dato che l’equipaggiamento se lo doveva procurare la recluta.

Una volta compiuti tutti questi passi, il futuro soldato prestava giuramento e veniva sottoposto alla disciplina delle legioni, con la quale abbandonava definitivamente l’età della spensieratezza e si preparava a diventare un combattente in grado di affrontare ogni guerra!

Con la nascita dell’esercito riconosciuto come mestiere, tra la fine dell’età repubblicana e l’inizio del principato, cambiarono radicalmente due cose fondamentali caratterizzanti l’esercito: la struttura e la sua concezione.

I soldati, la maggioranza dei quali appartenenti al proletariato, iniziarono a trasferire la loro fedeltà unicamente verso il comandante, lasciando così quella che era intoccabile verso lo Stato.

A causa di tutto ciò si sfaldò anche l’integrazione fra cittadini dell’Impero e soldati negli accampamenti. Senza parlare dei costi che richiedeva il mantenimento di un esercito sempre più numeroso, spese che scatenarono una forte crisi sulle casse statali provocandone addirittura il collasso.

In tutto questo, quali erano i benefici e la paga del legionario? Non tutti quelli che ci si aspetterebbe dopo una carriera praticamente imposta dalle forze superiori. La sua paga era veramente ridotta anche se, talvolta, la si poteva arrotondare dal bottino di guerra.

Le ricompense in cui poteva sperare un soldato erano di diventare proprietario di un podere in una delle colonie fondate o, per chi non fosse nato a Roma, quella di ottenere la cittadinanza. Inoltre, consentiva l’accesso del legionario alle magistrature cittadine nelle colonie o nei municipi di provenienza.

Se nell’essere soldato vi erano fattori positivi e non si rischiava di ridursi in povertà, bisogna anche considerare che questo mestiere includeva punizioni ben precise e molto dure per chi si sottraeva ad alcune regole. Dalla multa alla fustigazione, dalla degradazione fino al congedo con disonore… Le punizioni non erano leggere e se non si trovava il colpevole a pagare erano gli altri con la decimazione.