Non solo sangue. Gli intrattenimenti nell'antica Roma: teatro, spettacoli, corse dei carri e satira

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Gli antichi romani non erano solo un popolo di gladiatori amanti di scene sanguinarie e truci, riuscivano a divertirsi e ad intrattenere la platea anche con altri tipi di spettacoli. Il teatro era uno dei passatempi preferiti nell’Antica Roma e non se ne contavano pochi, anzi…

I primi teatri, solo e unicamente realizzati in legno, venivano eretti nelle piazze davanti ai templi e gli spettatori potevano assistere agli spettacoli in piedi intorno alla struttura. In scena andavano attori, musicisti e cori a seconda dello spettacolo.

I Fescennini sono la più antica forma di spettacolo che prese piede a Roma; questo gruppo teatrale era composto da giovani che col viso dipinto di rosso o coperto da maschere di corteccia, si scambiavano battute e versi cantando. Ad affiancare questo genere satirico di origine etrusca nacque anche la “satura”, riconoscibile per la straordinaria varietà di argomenti che proponeva con musica e danza.

Il teatro, però, non era fatto solo per ridere e scherzare; con Livio Andronico, nel 241 a.c. le rappresentazioni teatrali divennero opere letterarie. Le prime furono, infatti, tradotte dal greco dallo stesso Andronico. Nacque così la commedia latina, Palliata o commedia musicale: inizialmente di ambientazione greca da cui prende il nome, ovvero Palliata dal greco Pallium, il nome di un mantello rettangolare. Le opere che si concentrano in essa non prevedevano pause.

Gli altri filoni teatrali di cui si possono ricordare i nomi erano la tragedia, ispirata dai racconti mitologici più violenti; i Mimi, che mettevano in scena situazioni della vita quotidiana e familiare in chiave comica; e i Pantomimi che riportavo sul palco scene tragiche della storia.

Quando si pensa agli attori dell’epoca non bisogna confonderli con il ruolo sociale che attribuiamo a questo lavoro oggi. Gli uomini che si esibivano sul palco dell’Antica Roma erano per lo più schiavi; per recitare indossavano grandi maschere di legno o di tela con all’altezza della bocca un’apertura fatta di metallo. Ogni maschera era differente poiché avevo lo scopo di esprimere l’emozione del personaggio. In testa gli attori portavano grandi copricapo che dovevano fungere da parrucche colorate fatte di pelo, le quali, acconciate in modi differenti, dovevano dimostrare il ruolo del personaggio.

I romani amavano anche altri tipi di intrattenimento e il minimo comun denominatore di questi eventi era il cibo: il “Cenatio”, o banchetto, era il fulcro della vera “festa”. Queste cene, seppur in modo differente, erano un’usanza che veniva praticata sia dai ricchi che dai poveri. Ovviamente, gli sfarzosi banchetti degli imperatori non potevano neanche lontanamente essere confrontati con quelli umili della gente comune, ma le attività erano pressappoco le stesse: chiacchiere, cibo e buon vino.

Spesso i nobili, prima di banchetti che duravano un’eternità, si dedicavano ad un’altra delle loro attività preferite: le terme. Qui spendevano molto tempo rilassandosi dopo l’attività fisica praticata in apposite palestre.

Si sa, però, che gli antichi romani non potevano resistere molto senza assistere a dei tornei o a delle gare e sempre con lo scopo di intrattenere questo popolo nacquero le corse dei carri, che si tenevano su un ampio tracciato, ovvero il Circo Massimo, nel cuore di Roma. Durante la corsa si contendevano la vittoria ben dodici mezzi guidati dagli aurighi; chi tagliava per primo il traguardo riceveva come premio la palma della vittoria o una corona d’oro, peccato che di questi dodici carri ne rimanevano pochi poiché durante la gara finivano per scontrarsi in modo violento. D’altronde era proprio la violenza che intratteneva la platea di spettatori durante certi spettacoli.

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