I Mixtechi

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All’epoca del declino della civiltà zapoteca, intorno al X secolo, giunsero nella Valle di Oaxaca i Mixtechi, un popolo guerriero dalle grandi capacità artistiche che creò opere splendide, specialmente nella gioielleria e nell’arte musiva, utilizzando tessere di turchesi e di madreperla. Dopo gli iniziali conflitti con la popolazione autoctona, i Mixtechi vissero pacificamente accanto agli Zapotechi e insieme cercarono di combattere gli invasori Aztechi che però ebbero la meglio, obbligando poi le popolazioni delle Sierre meridionali a pagare pesantissimi tributi. La città piú autorevole dei Mixtechi era Mitla, costruita a valle e celebre per i suoi magnifici edifici decorati da fregi geometrici di pietra composti da piú di 100.000 mattoncini che, secondo un’ espressione popolare, somigliano alla “pelle rugosa di un serpente”.

In tutta la Valle di Oaxaca vi sono numerosi siti di epoca zapoteco-mixteca come Dainzú, che ha conservato una serie di edifici legati al Gioco della Pelota, oppure Yagul, costruita a terrazzamenti e dotata di un immenso palazzo nobile con sei cortili, e infine Zaachila dove sono stati scoperti due sepolcri zapotechi con rilievi che raffigurano teste di giaguaro, civette, tartarughe, pipistrelli e due divinità dell’Inframondo. Gli Zapotechi e i Mixtechi definivano se stessi “popolo delle nubi” e parlavano tante lingue diverse appartenenti a un gruppo principale chiamato otomangue. A tutt’oggi quella degli Zapotechi è l’etnia indigena piú consistente del Messico e ha saputo conservare gran parte del proprio patrimonio culturale e linguistico.

Di antichissima tradizione è la festa della Guelaguetza, un cerimoniale spettacolare che si svolge nel mese di giugno a Oaxaca in un trionfo di colori, musica e danza. La parola Guelaguetza significa “dono” e ricorda l’usanza della mutua assistenza tra gli abitanti dei villaggi, quando l’economia rurale si basava su scambi in natura: il dono poteva essere la partecipazione di varie famiglie alla costruzione di una capanna, ricambiata poi con la tessitura di una coperta, l’offerta di una parte del raccolto oppure vasellame e attrezzi. L’obbligo e il diritto al dono reciproco era ereditario e veniva tramandato di generazione in generazione.