Gli Zapotechi

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Nella Valle di Oaxaca, al confine con i territori maya, nasce nella seconda metà del I millennio a.C. un sito spettacolare, un centro cerimoniale zapoteco – chiamato piú tardi dagli Spagnoli Monte Albán – costruito a circa 2.000 metri di altitudine su uno sperone roccioso circondato da montagne. La cultura di Monte Albán si sviluppa durante cinque periodi ben distinti dal VI secolo a.C. al XIII secolo d.C. e trova il suo apogeo durante la fase zapoteca, tra il IV e l’VIII secolo d.C. Il complesso cultuale emerge come una nave di pietra dalla vallata, delimitato sul lato nord e sul lato sud da due alte piramidi e incorniciato da palazzi, piattaforme e un grande Campo per il Gioco della Pelota, tutti costruiti sul ciglio del promontorio. Al centro dell’area sacra vi sono numerose strutture in pietra, tra cui un “osservatorio” con la pianta a forma di punta di freccia, legato alla compilazione del calendario zapoteco che contava 260 giorni.

Il centro cerimoniale veniva frequentato esclusivamente dai sacerdoti e dai nobili zapotechi, mentre la città si estendeva ai piedi del monte sacro. Gli Zapotechi hanno dato luogo a una civiltà raffinata e sofisticata che dominava le aspre sierre di Oaxaca e che ha lasciato opere scultoree e pittoriche di straordinaria bellezza come dimostrano gli affreschi tombali, le statue e i bracieri antropomorfi di grande forza espressiva. Enigmatico rimane il significato di una serie di incisioni su lastra, i cosiddetti Danzantes, risalenti al 300-700 d.C. e definiti cosí perché raffigurano personaggi nell’atto di “danzare”: hanno gli occhi obliqui e la bocca carnosa, alla maniera degli Olmechi, il cranio deformato e i genitali mutilati e alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che si tratti di immagini di prigionieri stranieri destinati al sacrificio oppure di eruditi locali legati a riti oracolari.

Nel 1932 gli archeologi messicani Alfonso Caso e Ignacio Bernal fecero una scoperta clamorosa a Monte Albán: riportarono alla luce una sepoltura, la “Tomba 7”, risalente al periodo mixteco e rimasta inviolata. Al suo interno trovarono un prezioso tesoro – maschere e pettorali d’oro, perle, giade, ossidiane, turchesi, ambre, argenti e cristalli di rocca – miracolosamente sfuggito alle avide mani dei Conquistadores che avevano distrutto e saccheggiato la città alla fine del 1521. In seguito le ricerche e gli scavi nell’area di Monte Albán hanno fatto riscoprire numerose altre tombe, spesso ritagliate nelle fondamenta rocciose dei palazzi e contenenti ancora il corredo funerario originario. Gli straordinari reperti sono esposti oggi nel Museo Archeologico della città di Oaxaca.