Colonialismo: la spinosa questione dei territori non autonomi

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La lista redatta e periodicamente aggiornata dall'Organizzazione delle Nazioni Unite mostra come ancora oggi esistano territori non autonomi e quindi soggetti al colonialismo. Attualmente la lista è composta da 17 territori.

Il colonialismo, per definizione, è l'espansione di una nazione su territori e popoli all'esterno dei suoi confini. Quello italiano, ad esempio, ebbe inizio alla fine del XIX secolo, con l'acquisto della baia di Assab, sul mar Rosso, e terminò ufficialmente nel 1960, con la fine dell’amministrazione della Somalia. Anche se tendiamo a collocare il colonialismo nel passato, in realtà è ancora ben presente nel mondo odierno, come dimostra l’esistenza di numerosi territori non autonomi.

Cosa sono i territori non autonomi

Si tratta di territori ancora soggetti al colonialismo, a cui fa riferimento l’articolo 73 dello Statuto delle Nazioni Unite, inseriti in una lista che viene periodicamente aggiornata (dal 1946) dall’Assemblea Generale in base alle indicazioni di una commissione sulla decolonizzazione. Tale lista è oggetto di controversie: comprende ad esempio territori che tramite referendum hanno rifiutato l’indipendenza, come le Isole Vergini Americane, e altri praticamente autonomi come Bermuda, mentre registra l’assenza di territori non autodeterminati come il Tibet.

I 17 territori attualmente non autonomi nel mondo

Amministrati da Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Nuova Zelanda, sono 17 i territori non autonomi attualmente presenti nella lista delle Nazioni Unite.

I Paesi amministrati dagli Stati Uniti

Gli Stati Uniti amministrano le già citate Isole Vergini Americane ai Caraibi, più Guam e Samoa Americane nel Pacifico: i tre territori fanno parte della lista stilata dall’Onu, ma non rivendicano maggiore autonomia.

I Paesi amministrati dal Regno Unito

Sono 10 i territori non autonomi legati al Regno Unito. Tra Atlantico e Caraibi ci sono Anguilla, Bermuda, Isole Cayman, Isole Vergini Britanniche, Montserrat, Isole Falkland (rivendicate dall’Argentina, come Isole Malvine), Sant'Elena, Turks e Caicos. Nel Pacifico il Regno Unito amministra le Isole Pitcairn, mentre in Europa Gibilterra.

I Paesi amministrati dalla Francia

Due i territori non autonomi amministrati dalla Francia: la Nuova Caledonia, i cui abitanti nel 2018 hanno detto “no” al referendum sull’indipendenza, e la Polinesia Francese, retta da uno statuto di grande autonomia.

Le isole Tokelau e la Nuova Zelanda

Le isole Tokalu sono tre atolli (Atafu, Fakaofo e Nukunonu, 10 km² in tutto) dipendenti dalla Nuova Zelanda. Il capo di Stato di questo territorio non autonomo è la Regina Elisabetta II, in quanto la stessa Nuova Zelanda fa parte del Commonwelth.

Il Sahara Occidentale, l’ultima colonia in Africa

Il Sahara Occidentale, fino al 1976 amministrato dalla Spagna, è un territorio conteso dal Marocco, che lo dichiara parte integrante del suo regno, e dal Fronte Polisario, che controlla circa il 20% della sua superficie. 

Le ferite e i crimini del colonialismo

Schiavitù, segregazione, omicidi e depredazione: la storia del colonialismo è ricca di crimini e di ferite che ancora oggi fanno male. Basti pensare al Belgio di Leopoldo II, che durante la brutale amministrazione dello Stato Libero del Congo, oggi Repubblica Democratica del Congo (dal 1971 al 1997 Zaire), ridusse in schiavitù le popolazioni indigene, uccidendo e mutilando milioni di persone.

I Paesi che stanno ancora lottando per l’indipendenza

Nel 1946 la lista dei territori non autonomi dell’ONU contava 72 membri, nell’orbita di Australia, Belgio, Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Otto di essi (ad esempio la Groenlandia, parte del Regno di Danimarca) diventarono indipendenti entro il 1959. Nel 1963, i territori non autonomi indicati dall’ONU erano 64, tra cui Nauru: considerata oggi la repubblica indipendente più piccola del mondo, all’epoca era amministrata dall’Australia. Nel 1965, entrarono a far parte della lista la Somalia Francese (oggi Gibuti) e Oman (sotto l’influenza britannica). Da allora molto è cambiato e oggi, come detto, sono “solo” 17 i territori non autonomi indicati dall’ONU.

Quando l’indipendenza non basta: il fenomeno del neocolonialismo

Le varie potenze, estromesse in seguito a moti indipendentisti, spesso sono riuscite a mantenere la loro influenza sulle ex colonie per continuarne lo sfruttamento economico. È il cosiddetto fenomeno del neocolonialismo. Un esempio? La creazione nel 1965 dell’Organisation Commune Africaine Malgache et Mauricienne: sciolta nel 1985, riuniva la maggior parte dei Paesi francofoni africani e, anziché integrare le economie degli Stati membri, tenne vivo il legame tra la Francia e le ex colonie.

La settimana di solidarietà con i popoli membri di territori non autonomi

Dal 1999, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite indica ogni anno una Settimana della Solidarietà con i Popoli dei Territori non Autodeterminati: nel 2021 va dal 25 al 31 maggio.

 

Matteo Innocenti