Come è nato il Natale? Tra paganesimo e cristianesimo

come-e-nato-natale.jpg

La scelta della data, la storia dei simboli, l'evoluzione delle tradizioni: tutto quello che c'è da sapere sulla festività più importante dell'anno.

Lo scambio di regali, l’albero addobbato, il presepe, le luminarie, cene e pranzi con i parenti, la voglia di essere tutti più buoni, come pandori e panettoni. Da piccoli abbiamo scoperto il Natale e non abbiamo mai smesso di amarlo. Festa religiosa che celebra la nascita di Gesù, il Natale come lo conosciamo noi (compreso il lato commerciale) è il frutto di secoli, anzi millenni di stratificazioni culturali. Ecco la sua storia, tra paganesimo e cristianesimo.

Il Natale pagano

Il periodo natalizio coincide con quello del solstizio d’inverno, importantissimo per i popoli antichi, perché segnava l’inizio dell’allungamento progressivo delle giornate, dunque una rinascita della natura. In questo periodo, le popolazioni pagane accendevano fuochi e celebravano rituali propiziatori di fertilità. Questo succedeva tra le tribù del Nord Europa, ma il 25 dicembre è stato nel corso dei millenni dedicato a diverse divinità: dall’egiziano Horus al babilonese Tammuz, fino al persiano Mitra. Una delle tante incarnazioni del Sol Invictus.

Il Natale cristiano

Non esistono fonti storiche che attestino che la nascita di Gesù il 25 dicembre. Allora perché proprio questa data? Bisogna andare indietro, all’epoca degli Antichi Romani. Per la precisione all’epoca dell’imperatore Eliogabalo (218-222) che introdusse il Dies Natalis Solis Invicti, festa dedicata alla nascita del Sole (Mitra), poi “fissata” nel 274 da Aureliano il 25 dicembre. Appena un giorno dopo la fine dei Saturnali, celebrazioni che prevedevano l’allestimento di banchetti, a cui potevano partecipare anche gli schiavi. Probabilmente con l'intenzione di convertire i pagani romani al cristianesimo, nel 352 il pontefice Giulio I stabilì che il 25 dicembre venisse celebrata come data di nascita di Cristo.

I simboli tradizionali del Natale

Da Santa Claus al vischio, passando per i regali, l'albero e il presepe. Tutti i simboli cristiani e pagani del Natale.

Babbo Natale

Tutte le versioni del Babbo Natale moderno (Santa Claus nei paesi anglofoni), derivano dallo stesso personaggio storico: san Nicola, vescovo di Myra (oggi Demre, Turchia), a cui vennero attribuiti diversi miracoli che lo resero popolare tra tutti i cristiani. Considerato il santo protettore dei bambini (ne avrebbe resuscitati tre), secondo una diffusa tradizione popolare è ancora lui a portare regali ai più piccoli nella notte tra il 5 e il 6. Anziano, con i capelli la barba lunga e piena, rigorosamente in abiti vescovili, San Nicola nel Benelux si è trasformato in Sinterklaas, a sua volta “base” per Santa Claus, come viene chiamato nei Paesi anglofoni. Inizialmente vestito di verde, Babbo Natale è diventato rosso a seguito di diverse campagne pubblicitarie in cui è stato “testimonial” nei primi decenni del Novecento. 

Albero di Natale

Alla base dell'albero natalizio ci sono gli antichissimi usi (tipici di varie culture) di adornare alberi decorati con nastri e oggetti colorati, fiaccole, piccole campane, animaletti votivi. A partire dal Basso Medioevo, tra i cristiani del Nord Europa si è diffusa l’usanza di decorare un albero, simbolo di quello della conoscenza presente nell'Eden, con frutti e fiori di carta. Quanto al fatto che sia un abete, l’origine della tradizione dovrebbe essere baltica, ma è contesa tra Tallinn, dove sarebbe stato allestito nel 1441 nella piazza del Municipio, e Riga, dove invece il "primo albero di Capodanno" sarebbe stato addobbato nel 1510.

Presepe

La prima rappresentazione della natività della storia risale al 1223. Si deve addirittura a San Francesco, che nel piccolo centro di Greccio (Rieti) realizzò un presepe vivente, ispirato da un recente viaggio a Betlemme. Il primo presepe con le statuette (lignee) è arrivato nel 1283 grazie a Arnolfo di Cambio, ed è conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Nei secoli successivi la tradizione del presepe si è rafforzata, sia nel campo artistico che in quello popolare.

Pandoro e panettone

Sono indiscutibilmente loro due i dolci simbolo del Natale. Sulle origini del panettone esistono due versioni, entrambe quattrocentesche. La prima vuole che sia un’invenzione di Ughetto degli Atellani: falconiere innamorato di Adalgisa, figlia di un fornaio, dopo essersi fatto assumere dal padre di lei come garzone creò un nuovo dolce, con cui fece colpo sul (futuro) suocero. L’altra versione vede come protagonista il cuoco di Ludovico il Moro che, dopo aver bruciato il dolce nel corso di un pranzo con molti ospiti importanti, decise di realizzarne un altro con quanto rimasto in dispensa. Nacque così il "pane di Toni", diventato panettone. Probabilmente nessuna delle storie è vera, sicura è invece l’origine: Milano. Altrettanto certa quella del pandoro, ovvero Verona, dove l’altro dolce del Natale è venuto alla luce nell’Ottocento come evoluzione del tradizionale nadalin. 

Vischio

Presso le antiche popolazioni del Nord Europa, il vischio era considerata una pianta dal forte valore simbolico, legata alla fertilità in quanto capace di fiorire anche in inverno. L'usanza di appendere il sempreverde vischio in casa, durante le celebrazioni del Natale, è antica. Quella di baciarsi sotto un suo ramoscello, invece, è stata citata per la prima volta da Charles Dickens nel 1836.

Perché a Natale si scambiano regali

L'abitudine di dare e ricevere doni si può far risalire alle strenne, rami sacri che gli antichi romani si scambiavano il primo giorno dell’anno, come augurio di abbondanza e felicità. Secondo la leggenda era stato il re dei Sabini Tito Tazio a chiedere per primo in dono ai suoi sudditi, ogni capodanno, un ramoscello d’alloro o di ulivo colto nel bosco sacro della dea Strenia (da qui la parola “strenna”). Da allora, complice San Nicola alias Babbo Natale, molto è cambiato e oggi nessuno si sognerebbe mettere un ramoscello d’ulivo sotto l’albero. Al massimo, potrebbe essere una decorazione per la casa. Meglio optare per altri regali di Natale, altri doni, decisamente più graditi, da scartare.