Il Muro di Berlino: simbolo del mondo diviso

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La costruzione, la caduta, i protagonisti, i tentativi di fuga: storia del Muro simbolo della storia del XX secolo, linea di confine tra mondo occidentale e mondo orientale.

La mattina del 13 agosto 1961, gli abitanti di Berlino si svegliarono in due città diverse. Nottetempo, infatti la città tedesca era stata divisa in due dal filo spinato. Questa temporanea demarcazione sarebbe presto diventata un vero e proprio sistema di fortificazioni, che in molti tentarono di attraversare, perdendo in alcuni casi la vita. Il celeberrimo Muro di Berlino avrebbe resistito per oltre 28 anni, fino al 9 novembre 1989, quando fu finalmente abbattuto.

Che cos’era il Muro di Berlino

Simbolo concreto della cosiddetta cortina di ferro, immaginaria linea di confine tra le zone europee filoccidentali e quelle filosovietiche durante la Guerra Fredda, il Muro di Berlino era un sistema di fortificazioni, eretto dal governo della Repubblica Democratica Tedesca. Impediva la libera circolazione delle persone dalla parte est della città, settore sovietico, verso la parte ovest, controllata dalle forze americane, francesi e britanniche.

Perché si arrivò alla costruzione del muro

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Berlino fu divisa in quattro aree di influenza. La parte est, come tutta la DDR, era sotto il controllo sovietico. La zona ovest della città, invece, fu a sua volta organizzata in tre settori, controllati da Stati Uniti d'America, Francia e Gran Bretagna. Indipendenti, erano di fatto un’enclave della Germania Ovest all’interno della Germania Est: inizialmente ai cittadini di Berlino era consentito circolare liberamente nei vari settori, ma quando i confini tra le due Germanie furono chiusi (1952) e i tedeschi desiderosi di abbandonare la DDR iniziarono a confluire verso Berlino Ovest. Così il regime comunista ritenne opportuno trovare una soluzione per fermare l’esodo (in tutto circa 2,6 milioni di persone erano passate da est a ovest): nella notte tra il 12 e 13 agosto 1961 iniziò la costruzione di un confine “tangibile”.

1961: l’inizio della costruzione

Inizialmente fu sistemata una barriera di filo spinato. Ma già dal 15 agosto furono utilizzati elementi prefabbricati di cemento e pietra, destinati a formare la prima versione del muro, che per la Germania Est era ufficialmente un “baluardo antifascista”, eretto per impedire aggressioni militari e l’ingresso di spie da ovest. Per stranieri e turisti, all’inizio c’era un solo punto di attraversamento, il famoso check point Charlie, più due posti di blocco lungo il confine con la Germania Est. I berlinesi avevano invece 13 passaggi disponibili, di cui nove tra le due zone della città e quattro tra Berlino Ovest e la DDR.

il tracciato del muro

Il muro era lungo più di 140 chilometri. Come detto, cingeva la zona ovest della città, separandola sia dalla parte orientale di Berlino che dalla Germania Est. A metà del 1962, i muri in realtà divennero due, in quanto fu costruita una seconda cinta parallela nel territorio della DDR. Le case tra le due recinzioni furono rase al suolo e gli abitanti trasferiti, per la creazione di quella che sarebbe passata alla storia come “striscia della morte”. Ricoperta di sabbia o ghiaia per facilitare l’individuazione di impronte e dunque di intrusi, l’ampia linea di confine era sorvegliata da soldati armati, appostati su torri di guardia: ne furono costruite in tutto 116.

I tentativi di fuga Est - Ovest

Durante gli oltre 28 anni del Muro di Berlino, ci furono circa 5 mila tentativi di fuga da est a ovest. Molti cittadini persero la vita in incidenti: la prima fu Ida Siekmann, che il 22 agosto 1961 saltò dal terzo piano del suo appartamento affacciato su Berlino Ovest, l’ultimo Winfried Freudenberg, che l’8 marzo 1989 precipitò con la sua mongolfiera sui tetti della zona occidentale. Almeno 140 le persone uccise dalle guardie, tra cui il 18enne Peter Fetcher, che nel 1962 ferito dai proiettili e lasciato morire dissanguato nella cosiddetta striscia della morte. Nel 1966 persero la vita i bambini Lothar Schleusener e Jorg Hartmann, di 13 e 10 anni, mentre nel 1980 la 18enne Marienette Jirkowsky fu uccisa con 27 colpi di fucile. Per fortuna, sono rimaste nella storia anche le fughe riuscite. Come quella del soldato Hans Conrad Schumann, il primo a fare (letteralmente) il salto a ovest, immortalato in una celebre foto, quando ancora c’era solo il filo spinato. Sempre nel 1961, ma a dicembre, il macchinista Harry Deterling non si fermò all’ultima fermata del suo treno, imboccando a tutta velocità un binario abbandonato che passava attraverso il muro, permettendo alla sua famiglia e a 16 persone di raggiungere Berlino Ovest. Nel 1963 Hubert Hohlbein pianificò una fuga (riuscita) lungo il fiume Sprea, con tuta da immersione e boccaglio da snorkeling. L’anno seguente fu scavato il famoso Tunnel 57. Lungo 145 metri, partiva dal seminterrato di un panificio e sbucava nel giardino di una casa: permise la fuga di 57 berlinesi dell’est. Nel 1979 Hans Strelczyk e Gunther Wetzel raggiunsero Berlino Ovest con mogli e figli, a bordo di un rudimentale pallone aerostatico. Celeberrima poi la fuga di Michael Becker e Holger Bethke nel 1983, da film d’azione: si arrampicarono sul tetto di un edificio a cinque piani e spararono una freccia a cui era legato un filo d’acciaio verso un palazzo di Berlino Ovest, dove era appostato il fratello di Holger, che lo fissò creando una rudimentale funivia.

La caduta del muro nel 1989

Dopo la rimozione delle barriere al confine tra Ungheria e Austria, iniziò un esodo di tedeschi dell’Est verso il Paese magiaro, per una fuga che li avrebbe portati verso l’Europa occidentale: all'annuncio che ai non ungheresi non sarebbe stato consentito di attraversare la Cortina di ferro, i profughi inondarono le ambasciate tedesco-occidentali Budapest e Praga. Messo alle strette, il Partito Socialista Unificato della Germania decise di concedere ai cittadini dell'Est permessi per viaggiare verso l'Ovest. L’annuncio delle nuove “regole di viaggio” fu data in diretta tv dal ministro della Propaganda della DDR, Gunter Schabowski. Alla domanda di un giornalista sui tempi dell’entrata in vigore Schabowski, che era appena tornato da una vacanza e dunque poco preparato, disse: «Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. Se sono stato informato correttamente quest'ordine diventa efficace immediatamente». La notizia si diffuse rapidamente. Decine di migliaia di berlinesi dell’Est si riversarono in strada, chiedendo di poter passare dall’altra parte del muro. Nel caos più totale, i primi posti di blocco furono aperti e senza nessun controllo le due parti della città si riunirono: era la sera del 9 novembre 1989.

Il muro di Berlino oggi

Poco è rimasto del Muro di Berlino, distrutto quasi ovunque: la porzione più grande ancora intatta si trova lungo il fiume Sprea: diventata una galleria d’arte a cielo aperto, è famosa con il nome di East Side Gallery. In centro, tra Potsdamer Platz e Checkpoint Charlie, c’è ancora oggi un tratto di muro lungo 80 m. Una terza sezione, in parte ricostruita, si trova a nord di Bernauer Straße. Nel centro della città, una doppia fila di ciottolato segna il vecchio percorso del muro, per un totale di 5,7 km.

Il muro tra musica, arte e letteratura

Il riferimento musicale più famoso al muro è Heroes di David Bowie, che insieme a Iggy Pop visse a Berlino nella seconda metà degli Anni ‘70, in un palazzo sulla Hauptstraße: «I, I can remember/Standing by the wall/And the guns shot above our heads/And we kissed as though nothing could fall/And the shame/Was on the other side». Ma ci sono anche Checkpoint Charlie di Steven Van ZandtCheckpoint Charlie/Brothers and sisters on the other side/Livin’ in the shadow of a wall so high/Make me wanna cry») e A Great Day for Freedom dei Pink FloydOn the day the wall came down/They threw the locks onto the ground/And with glasses high we raised a cry/For freedom had arrived»), solo per fare altri esempi. Al cinema, il muro è stato “protagonista” di numerosi film, da Il ponte delle spie con Tom Hanks a Funerale a Berlino con Michael Caine, fino a Le vite degli altri e La spia che venne dal freddo, tratto da un romanzo di John le Carré, senza ovviamente dimenticare Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders. Molti i libri dedicati alla costruzione del muro e ai numerosi tentativi di fuga. Nel corso degli Anni 80, il muro lato ovest fu usato come “tela” da alcuni artisti famosi, su tutti Keith Haring e oggi, com’è detto, la East Side Gallery è un paradiso per gli amanti dei graffiti.