Donne ferite: tutto sulla mutilazione genitale femminile

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Cos'è, dove si pratica, i numeri delle vittime nel mondo e quali sono le conseguenze sul loro corpo e sulla loro psiche.

Ancora oggi, in tutto il mondo, ci sono oltre 200 milioni di donne e ragazze che sono state vittime di pratiche di mutilazione genitale. Pratica per lo più in Africa e Medio Oriente, anche se illegale, si stima che in Europa ci siano circa 600 mila donne vittime di questa pratica e altre 180 mila a rischio in 13 Paesi della Comunità Europea (dati: Europarlamento, 2020). Secondo le stime dell'OMS più di 3 milioni di bambine ogni anno sono sottoposte alla pratica. Si calcola che ci siano circa 68 milioni di ragazze che in tutto il mondo rischiano di subire la MGF entro il 2030.

Cos'è la mutilazione genitale femminile

La mutilazione genitale femminile (MGF) è l'espressione con cui si identificano le procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili o altre lesioni provocate nella stessa zona pe motivi non medici. Di solito queste operazioni sono eseguite da un circoncisore tradizionale – solitamente una donna – con una lama e senza l'aiuto di alcuna anestesia. A livello internazionale è riconosciuta come una violazione dei diritti umani.

Perché si pratica

Le mutilazioni genitali femminili sono praticate per lo più su ragazze che non hanno ancora compiuto i 15 anni. I motivi collegati a tali rituali sono culturali e sociali. In passato segnavano il passaggio dall'età infantile a quella adulta. Molte comunità sostengono l'idea che ci sia un fondamento religioso della pratica, legata a ideali di bellezza e purezza, nonché alla repressione degli impulsi sessuali femminili. Le MGF sono diffuse prima dell'avvento del Cristianesimo e dell'Islam, rispecchiando le profonde disuguaglianze tra i sessi, necessarie per mantenere stabili gli assetti patriarcali.

Le conseguenze su corpo e mente delle donne

Una volta inferte le mutilazioni genitali femminili, si possono verificare diverse conseguenze. In primo luogo, la ragazza può sentire un dolore intenso, oltre a un copioso sanguinamento. Poi possono comparire le prime difficoltà ad urinare, seguite da cisti, infezioni e infertilità. I problemi psicologici si accompagnano a una diminuzione del piacere sessuale, complicazioni durante il parto e maggiore rischio di decessi neonatali. Tra le conseguenze peggiori c'è anche la morte.

Dove si pratica la circoncisione femminile

Oggi la mutilazione genitale femminile è diffusa in 30 Paesi del continente Africano e nel Medio Oriente, 7 dei quali vedono la pratica applicata sulla quasi totalità delle giovani ragazze nel Paese. Grazie alle leggi attive in 24 Paesi dell'Africa Sub-Sahariana, in alcuni Stati africani il fenomeno della MGF è in declino, grazie anche alle giovani generazioni più istruite. Ma a causa del legame con le tradizioni religiose, le mutilazioni genitali femminili sono diffuse per lo più in Paesi dell'Africa, Medio Oriente, Asia (Indonesia e Malaysia) e America Latina. Spesso è riscontrabile in singole comunità e gruppi etnici specifici, senza trovare unanimità a livello nazionale. A causa dei fenomeni migratori, l'MGF si è diffusa anche in Europa e Nord America. Intorno alla metà degli anni Sessanta era praticata anche in Occidente come cura contro l'isteria femminile.

Mutilazioni genitali femminili in Italia

Secondo l'Istituto Europeo per l'Uguaglianza di Genere (EIGE), si stima che in Italia siano a rischio dal 15% al 24% delle ragazze su una popolazione di 76.040 persone comprese tra i 0 e i 18 anni. Queste ragazze provengono da Paesi in cui si pratica la mutilazione genitale femminile. Le ragazze a rischio di mutilazioni genitali femminili in Italia sono per lo più originarie dell’Egitto.
Gruppi più piccoli di ragazze a rischio provengono da Senegal, Nigeria, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Etiopia e Guinea. La popolazione totale di ragazze migranti provenienti dai paesi in cui si praticano le MGF che vivono in Italia, è aumentata del 27%, passando da 59.720 a 76.040 nello stesso periodo. La percentuale di ragazze di età compresa tra i 10 e i 18 anni di seconda generazione è raddoppiata, raggiungendo il 60% nel 2016. È visibile una crescita della seconda generazione di queste ragazze all’interno delle comunità colpite dalle MGF.

 

La Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili

Nel 2012, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità la risoluzione 67/146, proclamando il 6 febbraio come la Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF). Nel 2012 il fenomeno è entrato a far parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), target 5.3, che concerne l’eliminazione delle pratiche dannose. A partire dal 2008, il Programma Congiunto UNFPA-UNICEF sulle Mutilazioni Genitali Femminili ha condotto il più grande piano mondiale per accelerare l’eliminazione delle MGF, conquistando importanti obiettivi. Ma per combattere questa piaga servono sforzi coordinati e sistematici.

Una app per combattere le MGF h2

I-cut è l'app che fornisce assistenza alle ragazze a rischio, mettendole in contatto con centri specializzati. Inoltre, fornisce assistenza medica e legale a tutte coloro che hanno subito questa dolorosa pratica tradizionale. A crearla sono state cinque ragazze keniane, che hanno partecipato a un contest dedicato alle startup organizzato da Google. L'app ha una interfaccia molto semplice con cinque pulsanti: aiuto, salvataggio, report, informazioni, donazione e feedback. Le cinque ragazze vengono da Kisumu, in Kenya, e si autodefiniscono «restauratrici» perché vogliono «ripristinare la speranza alle ragazze senza speranza».

Stefania Leo