Storia della Resistenza in Italia

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Dall’armistizio di Cassibile alla Liberazione, come nacque e si sviluppò la lotta partigiana nel nostro Paese.

La Resistenza italiana si inquadra nel più vasto movimento di opposizione al nazifascismo sviluppatosi in Europa. Guerra civile (su questa dicitura è possibile trovare discordia) e patriottica di liberazione nazionale dall'occupante straniero, mise insieme comunisti, liberali, azionisti, democratici cristiani, monarchici e anche per questo, fu una delle più note complesse del Continente. Storia e caratteristiche della Resistenza italiana.

Cosa si intende per Resistenza

La Resistenza italiana fu l'insieme di movimenti politici e militari che in Italia, dopo l'armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943, si opposero al nazifascismo nell'ambito della guerra di liberazione italiana. Quest’ultima, a sua volta, fu il complesso di operazioni militari e di guerriglia condotte durante la campagna d'Italia da Alleati, Esercito Cobelligerante Italiano e brigate partigiane contro Germania nazista e Repubblica Sociale Italiana.

In che periodo si svolse la Resistenza in Italia

La Resistenza italiana si sviluppò a partire dall'estate 1943, dopo il crollo del fascismo e la stipula dell'armistizio con gli anglo-americani, firmato il 3 settembre ma reso noto passati cinque giorni. Le operazioni continuarono fino alla resa incondizionata dell'esercito tedesco, avvenuta il 29 aprile 1945.

La caduta di Mussolini

Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, Benito Mussolini fu esautorato dal Gran Consiglio del Fascismo, deposto dal re Vittorio Emanuele III (che nominò come capo di governo Pietro Badoglio) e arrestato: tutte decisioni prese in seguito allo sbarco degli alleati in Sicilia del 10 luglio. Lo scioglimento del Partito Nazionale Fascista da parte del nuovo governo avvenne tramite decreto legge il 2 agosto 1943. Dopo esser passato per le isole di Ponza e della Maddalena, il 27 agosto Mussolini fu trasferito nell'albergo di Campo Imperatore, sul Gran Sasso. Il 3 settembre 1943 l'Italia firmò la resa incondizionata agli Alleati, annunciata via radio agli italiani solo l’8 settembre: Nei giorni immediatamente successivi all'armistizio, i tedeschi disarmarono e catturarono, sul territorio italiano ed estero, circa 800 mila soldati del Regio Esercito, lasciati senza direttive dai vertici delle forze armate.

Il 12 settembre l’Operazione Quercia, condotta dai paracadutisti tedeschi della 2. Fallschirmjäger-Division e da alcune SS del Sicherheitsdienst, portò alla liberazione di Mussolini, che il 23 settembre fu messo a capo della neonata Repubblica Sociale Italiana (nota anche come Repubblica di Salò), regime collaborazionista della Germania nazista.

Il Comitato di liberazione nazionale, CNL

Finita l'alleanza con la Germania, già il 9 settembre 1943 nacque a Roma il Comitato di Liberazione Nazionale, organizzazione politica e militare fondato da esponenti di tutti i partiti che erano stati soppressi durante il fascismo, allo scopo di opporsi all'occupazione tedesca e quella fetta di popolazione civile che era rimasta fedele al regime. Compito del CNL era coordinare la Resistenza: fu per questo nel 1944 fu suddiviso in Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), con sede a Milano, e Comitato Centrale di Liberazione Nazionale (CCLN), con sede a Roma. Nei giorni seguenti, per organizzare la lotta armata nelle regioni occupate dai tedeschi, si moltiplicarono i comitati di liberazione locali.

Chi ha fatto la Resistenza in Italia?

Il movimento di Resistenza fu animato da forze eterogenee, diverse tra loro per orientamento politico e impostazione ideologica: comunisti, socialisti, azionisti, liberali, repubblicani, anarchici, democristiani, monarchici. Partecipano alla lotta militari e civili, persone di ogni età, censo, sesso, religione, provenienza geografica e, come detto, politica.

Chi erano i partigiani?

Un partigiano, per definizione, è un combattente membro di una formazione irregolare armata che agisce sul territorio invaso dal nemico, esercitando azioni di sabotaggio o di guerriglia. In Italia, i partigiani, volontari legati in gran parte alle formazioni politiche antifasciste, agirono in montagna e in collina (soprattutto al Centro-Nord), così come nelle città (perlopiù al Sud). Tali nuclei clandestini, coordinati in brigate, erano composti da cittadini comuni, tra cui molti ex soldati. A loro si unirono anche diversi militari sfuggiti alla cattura da parte dei tedeschi, così come giovani che rifiutavano l'arruolamento nelle file del nuovo fascismo repubblicano. Molte le donne che presero parte alla Resistenza, imbracciando il fucile o impiegate come staffette, in quanto capaci di destare meno sospetti negli occupanti.

Dove si svolse la Resistenza in Italia

Dopo l’8 settembre 1943 l’Italia rimase divisa tra il cosiddetto “Regno del Sud”, dove esisteva il governo costituzionalmente legittimo, e la Repubblica Sociale Italiana. La Resistenza si svolse in tutta Italia, secondo modalità e tempi diversi: “accompagnò” e facilitò la risalita dello Stivale da parte degli Alleati, sbarcati in Sicilia a luglio.

La resistenza partigiana

Nelle vallate e sulle montagne con il passare dei mesi si fece sempre più massiccia l’adesione al movimento partigiano, con i combattenti che si organizzarono in brigate (“Garibaldi", "Giustizia e Libertà", "Matteotti", “Fiamme Verdi", “Osoppo”, etc). In città presero invece vita le SAP (Squadre di Azione Patriottica) e i GAP (Gruppi di Azione Patriottica).

La resistenza nelle fabbriche

A marzo del 1943 una serie di scioperi nelle fabbriche del triangolo industriale Torino-Milano-Genova anticipò la Resistenza armata. La protesta coinvolse centinaia di migliaia di operai, che incrociarono le braccia non solo per rivendicare migliori condizioni di lavoro, ma anche per lanciare un messaggio politico: fine della guerra e del fascismo. E sempre a proposito di Resistenza, la Brigata Proletaria operante nel Carso era costituita per la maggior parte da operai dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone.

La Resistenza dei militari

Dopo l’armistizio, molti soldati tornarono alle famiglie e alla vita civile. Altri si unirono alla guerra partigiana, che si andava strutturando in quei primi mesi, spesso assumendo posizioni di comando grazie all’esperienza sui campi di battaglia. All'estero, subito dopo l'annuncio dell'armistizio di Cassibile, ci fu anche una breve resistenza militare in territori controllati dai tedeschi da parte di reparti del Regio Esercito: ciò avvenne per ordine superiore, per scelta volontaria delle truppe, per iniziativa di ufficiali a capo di formazioni dislocate nei Balcani e nell’Egeo. Ma non solo: in questo contesto (tra il 9 settembre e il 4 ottobre 1943) avvenne una campagna condotta con successo dalle truppe italiane contro i tedeschi dopo l'armistizio, ovvero la liberazione della Corsica. Dopo l’8 settembre fu poi costituito l’Esercito Cobelligerante Italiano, composto dai reparti del Regio Esercito combattenti a fianco delle forze alleate angloamericane.

Dal marzo 1944 assunse il nome di Corpo Italiano di Liberazione e alla fine dell’anno, a seguito del parziale sfondamento della Linea Gotica da parte degli alleati, fu riorganizzato nei Gruppi di Combattimento.

La Resistenza nel Sud Italia

Il giorno successivo all’annuncio dell'armistizio gli Alleati sbarcarono a Salerno, iniziando a risalire verso Nord. L'avanzata angloamericana e la ritirata tedesca verso le posizioni predisposte della Linea Gustav, che andava dalla foce del foce del fiume Garigliano (al confine tra Lazio e Campania) fino a Ortona (in Abruzzo), dette vita a una forma di Resistenza diversa rispetto al Nord, fatta di ribellioni spontanee delle popolazioni: si ricordano episodi importanti come la difesa di Bari (9 settembre 1943), l'insurrezione di Matera (21 settembre), le Quattro Giornate di Napoli (27-30 settembre). Il Mezzogiorno fu liberato rapidamente: già il 13 ottobre il Regno d’Italia (“Regno del Sud”) dichiarò guerra alla Germania.

Azioni partigiane e rappresaglie

I tedeschi risposero con crude rappresaglie a sabotaggi e attentati partigiani.

A Boves (provincia di Cuneo), a seguito della morte di un soldato tedesco in un’imboscata, le forze naziste uccisero 82 persone, in due distinti eccidi. Tra episodi di questo tipo impossibile non citare la strage di Marzabotto, con almeno 770 vittime, così come gli eccidi di eccidio di Sant'Anna di Stazzema, di Lippa di Elsane, del Padule di Fucecchio, solo per citare quelli con più vittime a seguito di rastrellamenti. Il 24 marzo 1944 a Roma l’attentato di via Rasella contro un reparto tedesco da parte dei GAP, avvenuto il giorno prima, provocò l'immediata e spietata rappresaglia delle Fosse Ardeatine.

Quanti partigiani parteciparono alla Resistenza e quanti morirono

Il numero di partigiani effettivi è tuttavia oggetto di dibattito. Una stima governativa del 1947 quantificò in 223.639 il numero di combattenti alla fine del conflitto. L'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito si spinge fino a 340 mila, quantificando in oltre 54 mila le vittime (17.488 militari e 37.288 civili). Per l’Associazione nazionale partigiani italiani, tra partigiani e soldati italiani caddero combattendo almeno 40 mila uomini.

Perché in Italia è festa nazionale il 25 aprile?

Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati. Per questo il 25 aprile viene celebrato in Italia come data simbolica della liberazione. Il termine effettivo della guerra sul territorio italiano, con la resa definitiva delle forze nazifasciste all'esercito alleato, arrivò solo il 2 maggio, come stabilito formalmente con la resa di Caserta firmata il 29 aprile.

Perché Bella ciao è il canto che rappresenta la Resistenza in Italia?

Bella ciao è, per antonomasia, il canto popolare della Resistenza italiana. Famoso in tutto il mondo, non esistono però prove documentali dell’esistenza di questo brano fino agli Anni Cinquanta. Durante la Resistenza, il brano più popolare era certamente Fischia il vento, inno ufficiale delle Brigate Partigiane Garibaldi: testo scritto da Felice Cascione (nome di battaglia Megu), sulla melodia della canzone popolare sovietica Katjuša. La stessa Associazione Nazionale Partigiani d’Italia riconosce Bella ciao solo in parte, in quanto fu scarsamente (o forse per niente) utilizzata nel periodo della Resistenza, finendo per identificare le idee dei combattenti per la libertà solo a guerra finita circa vent’anni dopo, quando nel 1964 fu presentata al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Lo spettacolo ebbe grande successo e contribuì alla celebrità dell’inno, ideato come una sorta di collage di canti popolari (tra cui uno delle mondine), il cui testo sarebbe stato pubblicato per la prima volta nel 1953 sulla rivista La Lapa.

Matteo Innocenti