Alberto Moravia, vita e opere del grande romanziere

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“Nonostante una lunga vita piena di difficoltà di tutti i generi, alla fine mi considero un privilegiato per il fatto di essere un artista”

Alberto Moravia: le tappe che hanno scandito la sua vita

Il 26 settembre del 1990 se ne andava Alberto Moravia, iniziatore del romanzo borghese e autore del capolavoro “Gli indifferenti”. Grande scrittore, giornalista, reporter di viaggio, drammaturgo del ‘900, insignito del premio Strega per “I racconti” nel 1952. Numerosi i film italiani di grande successo tratti dai suoi romanzi (“La ciociara”, di Vittorio De Sica, fra tutti). Tra malattia, amori, scrittura e teatro, ecco le tappe che hanno scandito la sua vita.

L’infanzia e la malattia

All’anagrafe Alberto Pincherle – il cognome con il quale lo conosciamo è quello della nonna paterna – Alberto Moravia nasce a Roma il 28 novembre 1907. Terzo di quattro figli, la sua infanzia scorre normalmente fino al suo nono compleanno. A nove anni, infatti, si verifica uno dei momenti più incisivi della sua vita: si ammala di tubercolosi ossea, malattia che lo costringe a letto, afflitto da atroci sofferenze, per un quinquennio, in un alternarsi di riprese e ricadute. Un male di cui porterà per sempre i segni, anche una volta guarito. Sono anni durante i quali i suoi studi si interrompono più volte, ma questo non gli impedisce di dedicarsi alla lettura dei classici e dei grandi scrittori di quegli anni.

Gli inizi come scrittore ed i viaggi

E’ durante la sua convalescenza che dà inizio alla stesura del suo primo romanzo, “Gli indifferenti", che riscuoterà grande successo dopo la pubblicazione, avvenuta nel 1929, e grazie al quale s’inserisce nell’ambiente letterario e giornalistico. Il bisogno di evasione dal clima oppressivo causato dal regime fascista – con il quale fu sempre in polemica - lo spinge a viaggiare. In questi anni alla scrittura affianca il giornalismo - molti sono i reportage di viaggio del periodo – ed inizia a collaborare con alcuni organi di stampa. Vive prima in Inghilterra, poi a Parigi, tra il ’35 e il ’36 negli Stati Uniti e, dopo qualche mese in Messico, ritorna in Italia, dove scrive “L’imbroglio” (1937).

Il matrimonio con Elsa Morante e la fuga

Il decennio 1933-43 è, per Moravia - ebreo per parte di padre – uno dei momenti peggiori della sua vita. Nel 1941 sposa Elsa Morante, con la quale affronta gli anni del fascismo e del dopoguerra. Il loro è un amore intenso e conflittuale. Nello stesso anno, inizia per lo scrittore un periodo di fughe e latitanza: il suo nome è infatti sulla lista dei “sovversivi” della polizia fascista. Nel ’43 fugge con la moglie da Roma trovando rifugio in Ciociaria (la seconda più importante esperienza della sua vita).

Terminata la guerra, negli anni Cinquanta fonda assieme ad Alberto Carocci la rivista Nuovi Argomenti, dove collabora in prima battuta anche Pier Paolo Pasolini. Nel 1952 riceve il Premio Strega per “I racconti”.

L’incontro con Dacia Maraini ed il teatro

Nel 1957 viene pubblicato “La ciociara” e nel 1960 "La noia". Nel 1962 avviene la separazione definitiva dalla moglie e l’inizio della relazione con Dacia Maraini, anch'essa scrittrice. Dal ’66 Moravia si occupa sempre più di teatro. Con la Maraini ed Enzo Siciliano fonda la compagnia teatrale del «Porcospino». Dal 1979 al 1983 è membro della Commissione di selezione alla Mostra del Cinema di Venezia e inviato speciale del Corriere della sera. Nel 1982, anno del suo viaggio in Giappone, in particolare nella città di Hiroshima, si occupa di tre inchieste sulla bomba atomica per il settimanale L'Espresso. Un tema che ritornerà anche nel saggio L'inverno nucleare, del 1985. Durante la sua vita riceve numerose candidature al Premio Nobel per la letteratura senza mai vincerlo. Moravia muore il 26 settembre 1990, nella sua casa di Roma.

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Alberto Moravia, le opere più importanti

Alberto Moravia è considerato uno dei più importanti romanzieri del XX secolo: sarebbe impossibile, qui, dedicare il giusto spazio ai suoi più di 30 romanzi. Da “Gli indifferenti”, che gli valse la fama, a “La noia”, ecco i più noti.

Gli indifferenti, il libro che ne segna il debutto

Gli Indifferenti”, capolavoro dello scrittore pubblicato a sue spese nel 1929, viene iniziato da un Moravia non ancora 18enne. Delinea il ritratto degli Ardengo, famiglia della buona borghesia romana, durante il fascismo, e ne racconta il disfacimento.

“Quando non si è sinceri bisogna fingere, a forza di fingere si finisce per credere; questo è il principio di ogni fede.” 

La ciociara, la guerra attraverso gli occhi dei “civili”

La Ciociara è la storia di Cesira e Rosetta, madre e figlia, e del loro tentativo di sopravvivere durante la Seconda Guerra Mondiale. Una fuga dalla guerra scandita dalla fame, dalla miseria e dal freddo. E dalla speranza della liberazione, disillusa da una violenza che segna drammaticamente la tanto agognata fine del Conflitto. La guerra non viene così raccontata attraverso i suoi protagonisti sul campo, ma attraverso gli occhi dei civili, che non trovano pace nemmeno a liberazione avvenuta.

“Dico la verità, chi non ha visto avanzare su una strada l’esercito americano non ha idea di che cosa sia un esercito.”

La noia, il romanzo che gli valse il premio Viareggio

Protagonista è Dino, pittore 35enne afflitto dalla noia fin da bambino. Attraverso le sue vicende emerge il ritratto dell'uomo d'oggi, senza strutture e senza appoggi, che spesso è vittima di stati d’insofferenza che lo portano all’alienazione. Per “La noia” a Moravia viene assegnato il premio Viareggio nel 1960. 

“E dei sentimenti non è così facile liberarsi come delle idee: queste vanno e vengono, ma i sentimenti rimangono.”

 

Roberta Favazzo