Alberto Sordi, storia dell’attore simbolo della commedia all’italiana

alberto-sordi.jpg

Una carriera costellata di personaggi che hanno raccontato l'Italia. Vent'anni fa moriva uno dei più grandi attori del nostro cinema.

Il 24 febbraio 2003 l'Italia salutava per sempre Alberto Sordi, uno degli attori simbolo di tutta la cinematografia italiana. Capace di trasformare il sorriso in pianto, con l'abile maestria della sua voce e del suo portamento, l'attore romano è ancora oggi d'ispirazione per tantissimi artisti. Dall'infanzia a Trastevere ai suoi ultimi lavori, passando per i film più importanti della sua carriera, ecco le tappe principali della sua vita.

L’infanzia a Trastevere

Alberto Sordi nasce a Roma, per la precisione in via San Cosimato, nel cuore di Trastevere. Suo padre Pietro Sordi era direttore d'orchestra e concertista presso il teatro dell'opera di Roma. Sua madre, Maria Righetti, faceva l'insegnante. Aveva due sorelle, Savina e Aurelia, e un fratello, Giuseppe, meglio noto come Pino. L'ambiente familiare gli ha sempre dato serenità e conforto, cosa che l'ha reso da sempre un punto fermo per l'attore. 

La vena artistica di Alberto Sordi si manifesta sin dalla scuola elementare. Già da piccolo girava l'Italia con la piccola compagnia del Teatrino delle marionette, diretta dal professor Parodi. Il piccolo Sordi canta da soprano nel coro della Cappella Sistina, ma la sua voce bianca si trasforma prematuramente in quella di un basso già negli anni Trenta. Sarà l'arma che lo renderà famoso al mondo, seppur con qualche incidente di percorso.

L’espulsione dall’Accademia di cinema

Trastevere sarà ancora per qualche anno il centro della sua vita. Qui frequenta l'l’Istituto d’Avviamento Commerciale “Giulio Romano”, ma abbandona presto la scuola per iniziare la sua esperienza nel mondo dello spettacolo. Si diplomerà da privatista in seguito. Nel 1936 incide un disco di fiabe musicali per bambini con la Fonit. Poi sceglie di dedicarsi alla formazione da attore, iscrivendosi all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, dalla quale sarà espulso per la forte inflessione romanesca. Questo apparente fallimento lo sprona a fare del suo difetto un punto di forza. Proprio dalla sua cadenza sorgerà la sua grande comicità. 

La sua prima parte in un film è quella di una comparsa in Scipione l’Africano di Carmine Gallone. Il film sarà presentato alla Mostra di Venezia nel 1937. Travestito da leone, Sordi gira alcune sequenze de Il feroce Saladino di Mario Bonnard. Qui conosce la sedicenne Alida Valli, che tenta di sedurre, cercando di sostituirsi al protagonista francese, cantando una canzone al suo posto. Riesce così a recitare accanto a Valli, ma rimedia anche una rovinosa caduta che gli vale l'espulsione dal set.

Sordi non demorde e si reinventa prima come ballerino classico, poi torna a recitare nel ruolo di maggiordomo in uno sketch di Benini e Gori scritto appositamente per lui. Gli anni Quaranta iniziano con piccoli ruoli e il servizio di leva. Nel 1941 muore Pietro Sordi. Questo evento spinge la famiglia a trasferirsi nel centro storico di Roma.

La sua prima grande occasione arriva con il film I tre aquilotti di Mario Mattoli. Qui recita con Leonardo Cortese, Carlo Minello e Michela Belmonte. Conquista un buon successo di pubblico come presentatore e comico al Cinema Teatro Galleria di Roma, nella Compagnia di rivista di Fanfulla. Gli anni della Seconda Guerra Mondiale trascorrono senza grandi soddisfazioni cinematografiche, ma con spettacoli teatrali in cui Sordi si dedica anche alla satira politica.

L'esordio alla radio

La voce di Alberto Sordi è senz'altro tra le sue caratteristiche più famose. Per questo, nel 1947, il suo esordio alla radio dà una nuova spinta alla sua carriera. Diventa il Signor Dice nei programmi di varietà Rosso e nero e Oplà presentati da Corrado. Il successo di pubblico è enorme, grazie alla rappresentazione vocale dell'italiano medio, tratteggiato in modo ironico e dissacrante. 

Nell'anno successivo ottiene anche una sua trasmissione, Vi parla Alberto Sordi. In questo periodo inventa personaggi di grande successo come Mario Pio, Il compagnuccio della parrocchietta, il conte Carlo. Nello stesso periodo incide alcune canzonette: Nonnetta, Il Carcerato, Il Gatto, Il Milionario, da lui scritte e cantate.

Alberto Sordi doppiatore: l'inconfondibile voce di Ollio

Nello 1937 vince un concorso della Metro Goldwyn Mayer come doppiatore di Oliver Hardy e, proprio grazie a quel doppiaggio, ottiene il suo primo lavoro nell’avanspettacolo. Debutta come Albert Odisor in qualità di imitatore di Stanlio e Ollio al Teatro Augustus di Genova. Qui conosce Aldo Fabrizi, che lo porta con sé nella compagnia teatrale formata con Anna Fougez.

Nel secondo dopoguerra, mentre la sua carriera teatrale e quella cinematografica non gli danno le soddisfazioni sperate, Sordi lavora grazie al doppiaggio. Nel 1945 diventa la voce italiana di Robert Mitchum ed Anthony Quinn, ma doppia anche attori italiani come Marcello Mastroianni in Domenica d'agosto. Nel 1949 riceve la Maschera d'argento come miglior attore radiofonico.

I film più famosi di Alberto Sordi

Dato che il mondo del cinema non gli dà soddisfazione, crea con Vittorio De Sica la P.F.C. (Produzione Film Comici) e inizia le riprese del suo primo film da protagonista: Mamma mia, che impressione. A dirigerlo c'è Roberto Savarese, mentre il soggetto e la sceneggiatura sono portate avanti da lui e Zavattini. Tutto prende le mosse dal suo Compagnuccio della Parrocchietta. Il film esce nel 1951, ma l'avventura della P.F.C. si conclude rapidamente. 

Nel 1953 arriva la consacrazione per Alberto Sordi con I vitelloni di Federico Fellini (per cui gli verrà assegnato il Nastro d'argento come miglior attore non protagonista, e Un giorno in pretura di Steno. Il personaggio Ferdinando Moriconi detto l'Americano resta uno dei ruoli iconici dell'attore romano e segna senza dubbio una svolta nell'intero cinema italiano di costume. Nell'anno successivo, tra i 13 film interpretati da Sordi, questo personaggio sarà incarnato in Nando Moriconi, protagonista di Un americano a Roma di Steno. Il presidente degli Stati Uniti Truman lo premia con le chiavi della città di Kansas City e la carica di governatore onorario come riconoscimento per la propaganda positiva per il Paese promossa dal suo personaggio. 

Negli anni seguenti viaggia a un ritmo di 5-7 film all'anno. Tra questi: Il conte Max di Giorgio Bianchi e Il marito di Nanni Loy. Nel 1959 escono tre film chiave per la carriera di Sordi: La grande guerra di Mario Monicelli, I magliari di Francesco Rosi e Il vedovo di Dino Risi. Questi tre lungometraggi, tra i 10 girati quell'anno, gli valgono la Medaglia d'oro del Premio Una vita per il cinema. Per La Grande Guerra riceve il suo primo David di Donatello

Negli anni Sessanta lavora con tutti i più grandi registi del suo tempo: Alberto Lattuada, Luigi Comencini, Elio Petri, Vittorio De Sica. Nel 1964 recita accanto ad Anna Mangano nel film a episodi La mia signora di Mauro Bolognini e Il disco volante di Tinto Brass, in cui interpreta ben quattro personaggi. Nel 1968 Luigi Zampa dirige Alberto Sordi ne Il medico della Mutua, film che riceve il David di Donatello. 

Gli anni Settanta vedono Sordi ancora molto impegnato sul set. Nel 1972 esce Lo scopone scientifico di Luigi Comencini e La più bella serata della mia vita di Ettore Scola. Nello stesso anno muore sua sorella Silvana. Nel 1976 dirige i quattro episodi di Il comune senso del pudore. Nel 1977 gira Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli, che gli varrà un David di Donatello. Il regista lo dirigerà ancora nel 1980 nella pellicola Il Marchese del Grillo.

Negli anni Ottanta si dirige in Il Tassinaro e interpreta l'iconico Il Marchese del Grillo. Ma questo è il decennio in cui la strada di Alberto Sordi si incrocia con quella di Carlo Verdone. Entrambi romani, lavorano fianco a fianco più volte. Nel 1982 recitano insieme in In viaggio con papà. Due anni dopo sono sul set con Cuori nella tormenta e nel 1986 Verdone dirige Sordi in Troppo forte

Nel 1990 Sordi interpreta un altro ruolo iconico: Arpagone ne L'Avaro di Tonino Cervi, tratto dall'omonimo romanzo di Molière. È anche il marchese Arquati in In nome del popolo sovrano di Luigi Magni. L'ultima pellicola da lui diretta è Incontri proibiti, accanto a Valeria Marini, uscita nel 1998 e ancora nel 2002 con un montaggio diverso.

“Permette? Alberto Sordi”: il film biografico Rai

La Rai deve molto al talento di Alberto Sordi. Per questo, già in vita, gli ha reso numerosi omaggi. Il primo tributo della Rai ad Alberto Sordi risale al 1979. Dal 18 marzo al 22 aprile, ogni domenica sera alle 20,45, su RaiDue andava in onda la serie Alberto Sordi – Storia di un italiano, selezione di spezzoni dei suoi film e di brani di repertorio dell’Istituto Luce relativi alla storia italiana ed europea del Novecento. Gli indici di ascolto si attestarono intorno ai 12 milioni di spettatori a puntata. 

All'inizio del 2020 è stato trasmesso Permette? Alberto Sordi di Luca Manfredi. Il film girato per la televisione, racconta vent'anni di vita dell'attore romano, dal 1937 al 1957, documentando gli anni degli esordi e delle difficoltà prima della fama. Nella pellicola si ripercorrono gli amori, le amicizie e le varie tappe della sua carriera. Rai Fiction ha prodotto il film, in cui l'attore è stato interpretato da Edoardo Pesce. Permette? Alberto Sordi è stato proiettato al cinema nei soli giorni 24, 25 e 26 febbraio 2020, per poi essere trasmesso in prima serata su Rai Uno il 24 marzo 2020.

Dagli spaghetti di “Un americano a Roma” a “Lavoratori?...”: le scene cult dei film di Sordi

Grazie alla sua inflessione romanesca, la sua mimica inimitabile e il suo sense of humor, Alberto Sordi ha dato vita ad alcune scene rimaste un cult della cinematografia italiana. Una di queste è la gag davanti al piatto di spaghetti in Un americano a Roma. Ancora, il gesto dell'ombrello indirizzato ai "Lavoratori" ne I Vitelloni di Federico Fellini è ancora oggi ricordata e riprodotta. Ne Il marchese del grillo, grazie alla celebre battuta «Perché io so io e voi non siete un cazzo», scrive una pagina di costume eterna. Nel film Il Tassinaro, mentre porta in giro per Roma una coppia di americani, parla di una celebre soap opera, dicendo: «La mia famiglia tutti i giorni, giorno e notte... notte e giorno, guarda Dallas... non è che Dallas non mi piace... e che me rompe li cojoni!».

Alberto Sordi e la sua Villa museo

L'ultima dimora di Alberto Sordi si trova in via Druso 45, a Roma. Oggi è il Museo Alberto Sordi, una scelta legata al senso di appartenenza e devozione dell'attore verso il suo pubblico. Per questo le porte della sua casa sono state aperte, come segno di generosità di Sordi verso la "sua" gente. La villa, insieme alla passeggiata archeologica e a tutti gli oggetti di valore artistico in essa contenuti, sono stati dichiarati beni di interesse culturale e sottoposti al vincolo del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali.