Perché TikTok allarma il mondo

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L’ultimo a puntare il dito contro TikTok è stato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che in piena campagna elettorale e in vista del voto che potrebbe rinnovare o meno la carica ha istituito il blocco del download.

L’iniziativa, molto contestata oltreoceano e non solo, è stata bloccata da un giudice degli Stati Uniti, Carl J. Nichols, in servizio nel tribunale federale del Distretto di Columbia, che ha accolto la richiesta degli avvocati dell'azienda di proprietà della cinese ByteDance. Ma il dibattito sui rischi rappresentati da TikTok è più acceso che mai.

Trump e TikTok, il caso diventa politico

Il braccio di ferro tra l’app cinese di condivisione video (che nel periodo di lockdown da coronavirus ha sperimentato un vero e proprio boom di download, conquistando anche i meno giovani) è iniziato ad agosto.

Donald Trump ha accusato la app di essere, di fatto, uno strumento di controllo del partito comunista cinese per appropriarsi dei dati dei cittadini americani e passarli al governo. Bollandola come minaccia per la sicurezza nazionale, il 6 agosto scorso il presidente Usa ha emesso il primo ordine esecutivo contro TikTok, introducendo il ban a ogni transazione con la app nel giro di 45 giorni.

Una settimana dopo, con un secondo ordine esecutivo, Trump ha dato alla ByteDance, la società cui fa capo TikTok, 90 giorni di tempo per abbandonare tutte le sue basi americane e qualsiasi tipo di dato raccolto negli Stati Uniti.

Nel caso di Trump, e dell’orientamento estremamente conservatore del suo governo, la questione è prettamente politica: lo scontro tra America e Cina, a livello economico, politico e commerciale, ha coinvolto anche il mondo tecnologico con TikTok, che dal canto suo ha annunciato subito l’intenzione di difendersi. E mentre si attende l’esito del voto sulle Presidenziali, fissato al 3 novembre, lo scontro si è spostato in tribunale. Ma l’argomento è entrato anche nel mirino dell’Unione Europea, che a giugno, tramite l’European Data Protection, ha creato un gruppo di lavori apposito incaricato di indagare sulla conformità delle pratiche usate dall’app cinese al Gdpr comunitario, la legge che regola la protezione dei dati: obiettivo, accertare che i dati che rimbalzano da uno smartphone all’altro non vengano raccolti, sfruttati o passati a privati in maniera illegittima.

TikTok tra rischi e pericoli reali

Le preoccupazioni legate a TikTok non riguardano però solo la campagna elettorale americana e la questione dati. I dubbi sollevati da esperti, sociologi e psicologi sull’influenza potenzialmente rischiosa di TikTok - e in generale dei social network - riguardano principalmente i giovanissimi.

Facilmente influenzabili ed estremamente tecnologici, i più giovani sono quelli che maggiormente usufruiscono di un’applicazione nata per il mero intrattenimento e trasformata in una sorta di “schermo” spesso distorto della realtà, dove i ragazzi vengono bombardati su base quotidiana da input sotto forma di video brevissimi (massimo 60 secondi) che possono però veicolare in maniera immediata messaggi pericolosi.

Dal razzismo alla pedopornografia

Il dibattito è ampio: contenuti che incitano al razzismo e all’omofobia possono raggiungere una platea vastissima e arrivare a menti giovanissime, ancora in formazione, e non manca chi usa TikTok per incentivare anche il sessismo e la violenza.

Come molti social, inoltre, TikTok può trasformarsi in un potente mezzo per i cyberbulli, e nella peggiore delle ipotesi in uno strumento per scambiarsi contenuti pornografici e pedopornografici, consentendo a predatori sessuali di raggiungere vittime spesso ignare sfruttando un semplice nick.

Filtri e autostima

Influencer e star di TikTok puntano a totalizzare il maggior numero di commenti positivi, condivisioni e like, e i valori promossi in molti casi riguardano l’aspetto estetico, con due conseguenze: da un lato campo libero a bulli che, dietro schermo e tastiera, commentano in maniera crudele foto e video, dall’altra aspettative troppo alte da parte degli adolescenti sul proprio aspetto fisico e la popolarità.

E i filtri a disposizione non aiutano: le modifiche ai lineamenti sono soltanto all’apparenza leggere, ma in realtà li stravolgono, spingendo i più giovani a non riconoscere più la propria immagine e a voler assomigliare sempre di più a quella virtuale, con conseguenze pesantissime in termini psicologici.

TikTok: fondamentale il controllo dei genitori

Un altro nodo da sciogliere riguarda il fatto che per consultare i video di TikTok non è necessaria registrazione: è sufficiente scaricare l’app per accedere a tutti i contenuti desiderati, senza di fatto dover dichiarare l’età.

Per l’iscrizione, invece, propedeutica alla pubblicazione di contenuti personale, è necessario dichiarare di avere almeno 13 anni: una barriera facilmente aggirabile, dovendo esclusivamente sottoscrivere una dichiarazione.

I genitori, dal canto loro, possono quindi adottare una serie di precauzioni. Intanto disabilitare la geolocalizzazione - in questo modo non è possibile trasmettere la propria posizione, poi impostare come privato il proprio profilo direttamente dalla app, in modo da monitorare quali commenti e follower accettare in ogni singolo caso. Si possono inoltre applicare dei filtri ai contenuti, scartando quelli che non interessano e di fatto creando un ecosistema di contenuti accettabili e controllati, e limitare il tempo di utilizzo della app attivando la funzione direttamente dal menù Controllo Applicazioni.

 

Andrea Barsanti