La scultura neoclassica

Nell'estetica del neoclassicismo la scultura occupò un ruolo primario, poiché in essa venne individuata la forma principe in cui si era realizzato l'ideale di bellezza dei greci. Fu quindi in questo campo che la ripresa del modello classico si fece sentire pesantemente, specialmente nell'insegnamento accademico, che aveva come base la copia dei gessi tratti da sculture antiche. Quelle caratteristiche di impersonalità e freddezza, sottolineate come negative dai romantici, furono il frutto di scelte precise, almeno da parte degli artisti maggiori: attraverso un'esecuzione tecnicamente impeccabile essi volevano dichiarare la propria disponibilità ad assolvere a una funzione civile e didascalica. Per grandissima parte infatti la scultura neoclassica fu strettamente connessa all'architettura, come complemento di edifici civili, monumenti, archi, colonne commemorative.

Antonio Canova

Antonio Canova (Possagno 1757 - Venezia 1822) conobbe il favore dei papi e di Napoleone ed esercitò un grande ascendente sulla scultura del tempo. Compì i primi studi fra Asolo e Venezia, dove scolpì l'Orfeo ed Euridice (1773), il Dedalo e Icaro (1779, Venezia, Museo Correr) e l'Apollo (1779), opere che risentono ancora dell'influsso di Bernini. Nel 1779 si recò a Roma e vi si stabilì. Nel 1783 eseguì il monumento a Clemente XIV (Roma, Santi Apostoli), prima opera d'impronta neoclassica nella quale ridusse il movimentato insieme berniniano in uno schema geometrico poi applicato anche nel monumento a Clemente XIII (Roma, S. Pietro), ultimato nel 1792. Contemporaneamente scolpì l'Amore e Psiche (Parigi, Louvre), che documenta un sempre maggiore interesse di Canova per l'antico, espresso anche nelle opere successive (monumento Emo, 1792, Venezia, Museo navale; Adone e Venere, 1795, Ginevra, Villa Fabre a Eaux-Vives; Ebe, 1796, Berlino). Nel 1802 si recò a Parigi per scolpire il Ritratto di Napoleone e nel 1805 iniziò il Paolina Borghese raffigurata come Venere vincitrice (1808, Roma, Galleria Borghese). Il raffinato estetismo della sua produzione si tradusse da un lato nell'esaltazione delle opere per Napoleone, di cui Canova divenne scultore ufficiale, dall'altro in accenti sensuali e di nostalgica rievocazione mitologica. Nel 1813 terminò la Venere italica (Firenze, Palazzo Pitti) e il gesso delle Tre Grazie (il marmo è del 1816, S. Pietroburgo, Ermitage), opere in cui l'arte di Canova raggiunge il massimo di astrazione formale e di voluta freddezza.

Bertel Thorvaldsen

Lo scultore danese Bertel Thorvaldsen (Copenaghen 1770 - 1844), stabilitosi nel 1797 a Roma, si dedicò allo studio dell'antico. Contemporaneo e rivale di A. Canova, se ne differenziò per un'interpretazione delle forme classiche più intellettualistica, per un maggiore purismo formale e una meccanica e fredda applicazione di moduli accademici, tanto nel modellato quanto negli schemi compositivi. Tra le sue opere principali si ricordano: Le tre Grazie; Ganimede e Cupido che giocano a dadi (1818-20, Copenaghen, Museo Thorvaldsen).