Venezia: l'ultima grande fioritura del rococò

A Venezia ebbe uno sviluppo autonomo, indirizzato in gran parte a una clientela straniera, una pittura definibile di gusto rococò per la scelta di soggetti come il capriccio, la veduta fantastica e la scena di vita. Essa ebbe i principali esponenti in Francesco Guardi (1712-93) con Il Canal Grande presso S. Geremia (Monaco, Alte Pinakothek); Pietro Longhi (1720-85) con Scene contadinesche (Venezia, Ca' Rezzonico) e Scene di vita domestica (ca 1780, Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia); Rosalba Carriera (1675-1757), che fece ampio uso del pastello e dell'acquarello. Il dinamismo barocco ebbe ancora nel Settecento sviluppi impensati e la pittura veneziana fu rappresentata da artisti come Giovanni Battista Piazzetta (1682-1754), autore di opere dai drammatici effetti chiaroscurali che influirono profondamente sulla formazione del Tiepolo; Giovanni Battista Pittoni (1687-1767), pittore elegante e aggraziato; Ricci, Canaletto e Tiepolo.

Sebastiano Ricci

Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734) fu autore di opere nel cui impasto cromatico luminoso e scintillante il decorativismo barocco e la tradizione coloristica veneziana si fondono con una ricerca sempre più accentuata di forme libere, di colori chiari e ariosi, di linee spezzate, di luci intense. Oltre che a Venezia, Londra e Parigi, fu attivo a Parma (Madonna de Serraglio, 1685), a Roma (soffitto di Palazzo Colonna, 1692), a Milano (cupola di S. Bernardino alle Ossa) e a Firenze (Palazzo Marucelli, 1706-07). Fu uno dei primi artefici della pittura rococò e ottenne nelle opere più mature effetti di grande scioltezza e libertà pittorica, attraverso una pennellata leggera e sicura e una tavolozza luminosissima e preziosa (Madonna in trono e Santi, 1708, Venezia, S. Giorgio Maggiore; pale per S. Rocco, 1732-34).

Il Canaletto

Giovanni Antonio Canàl, detto il Canaletto (Venezia 1697-1768), fu pittore e incisore. Figlio di uno scenografo, collaborò con il padre sino al 1719, quando soggiornò a Roma. Qui ebbe modo di conoscere il paesaggismo romano e quello nordico attraverso le opere degli artisti della colonia straniera a Roma, esperienza fondamentale che lo portò a rifiutare la prospettiva scenografica basata sull'illusionismo e sulla ricerca dell'effetto per un atmosferica veduta dal vero. Tornato a Venezia, sin dal 1725 lavorò per mercanti d'arte inglesi, soprattutto per J. Smith, che vendevano i suoi quadri alla nobiltà britannica, acquisendo gran fama all'estero. Nel 1745 si recò in Inghilterra, accolto con grandi onori, rimanendovi fino al 1755. Lo stile di Canaletto si sviluppa attraverso minime variazioni della struttura del quadro, tutto rivolto a una documentazione precisa dell'ambiente, alle infinite sfumature della luce sui cieli e sulle acque, alla definizione conclusa e perfetta di ciò che l'occhio può cogliere, cose e figure. Le sue opere, di qualità sempre altissima, costituiscono un grande affresco sereno, lucidamente composto, di Venezia, giunta al culmine della sua civiltà (Vedute di piazza S. Marco, Windsor Collezioni reali; Bacino di S. Marco, Boston, Museo; La regata vista da Ca' Foscari, Londra, National Gallery) e di un paese, l'Inghilterra, che vive un magico momento di pace (Veduta del Tamigi, Goodwall, Collezione Richmond e Gordon).