La metafisica nell'età antica e medievale

La prima netta distinzione fra realtà fisica e realtà metafisica si deve a Platone. I primi pensatori, i cosiddetti "presocratici", erano, infatti, fisici e metafisici nello stesso tempo, perché trattavano la ph´ysis (natura) come se fosse l'Intero della realtà, cioè la totalità delle cose, e quindi come se fosse anche una realtà metafisica. Platone con grande lucidità distingue nettamente il mondo naturale, corruttibile e in cui si dà una mescolanza di essere e di non essere, dall'incorruttibile mondo delle Idee, considerato il mondo della purezza dell'essere. Il secondo passo, nella storia della metafisica, è compiuto da Aristotele, per il quale la scienza dell'essere in quanto essere, o "filosofia prima", finisce per ricoprire la duplice valenza di ontologia (infatti la metafisica studia i caratteri fondamentali dell'essere, distinguendone gli attributi necessari da quelli contingenti) e di teologia razionale (la metafisica ha per oggetto l'essere eterno, incorruttibile e trascendente, il Motore immobile o Dio).

La grande stagione del Medioevo interpreta la metafisica come teologia razionale (cioè come riflessione razionale su Dio, sui suoi attributi e sui rapporti tra il mondo fisico e il mondo metafisico), sostenendone la superiorità rispetto alla altre discipline in nome dell'eccellenza incommensurabile dell'oggetto studiato.