La razionalità del reale e la storia

Nei Lineamenti di filosofia del diritto Hegel afferma che "la filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri". Non solo viene così ribadita la stretta correlazione esistente tra mondo storico e filosofia, ma quest'ultima viene al contempo sottratta a ogni tentazione di prospettare soluzioni ideali ai problemi. Secondo Hegel, la filosofia arriva sempre troppo tardi; essa svolge piuttosto la sua funzione specifica essenzialmente come coscienza critica della propria epoca, giustificazione razionale dell'esistente. Da qui il fondamentale principio hegeliano per cui ciò che è reale è razionale e ciò che è razionale è reale.

Per comprendere questo principio bisogna ricordare che la "realtà" è il mondo concreto in cui l'uomo deve vivere: la natura come mondo già formato, che l'uomo incontra dinanzi a sé e la cui razionalità viene espressa dalle leggi delle scienze naturali; ma realtà ­ e in un senso più alto ­ è soprattutto quella "seconda natura", che l'uomo produce da se stesso, costituita dai suoi desideri, azioni, bisogni e che forma "il sistema razionale delle determinazioni della volontà".

Questo ambito del reale comprende innanzi tutto il diritto, inteso come sfera dei rapporti propriamente giuridico-formali, in cui l'individuo si comporta come persona astratta; in secondo luogo la moralità, vale a dire la sfera d'azione del soggetto inteso come singola coscienza morale; infine l'eticità, che si articola nelle sfere della famiglia, della società civile e dello Stato e forma il mondo delle relazioni intersoggettive, della politica e della storia, che costituiscono il terreno concreto dove l'uomo è chiamato a vivere. Compito della filosofia, secondo Hegel, è portare in luce la razionalità immanente a questo mondo, ossia determinare le cause, trovare le leggi che regolano i comportamenti umani nella realtà effettuale.