Dada e surrealismo

Il surrealismo

Il surrealismo, uno dei movimenti più significativi del Novecento, nacque con la fondazione della rivista "Littérature" (1919) a opera di A. Breton, L. Aragon, P. Éluard e P. Soupault. Nel 1920, con l'arrivo di Tzara a Parigi, il neonato movimento si intrecciò con il dadaismo, da cui si separò nel 1922. Il gruppo surrealista si infoltì, arricchendosi di nuovi contributi: R. Crevel, R. Desnos, B. Péret, R. Vitrac. Le sue radici affondavano nella crisi di valori del primo dopoguerra. L'atteggiamento surrealista fu vicino dapprima a quello dadaista, procedendo entrambi da una negazione assoluta e sistematica della cultura razionalista, in particolare positivista. Il surrealismo però si impegnò in una seria elaborazione teorica, tesa a individuare precursori e influenze, a far propri strumenti culturali innovativi per fondare su valori positivi nuovi una cultura alternativa.

Liberare la personalità

Nel 1924 Breton pubblicò il Premier manifeste du surréalisme (Primo manifesto del surrealismo), punto di approdo della riflessione di quegli anni e insieme dichiarazione di intenti. I surrealisti volevano condurre l'uomo a una più autentica conoscenza di sé, indagando gli ambiti ancora sconosciuti e inesplorati dell'inconscio e del sogno. Per questo essi riconobbero come precursori alcune figure eccezionali o marginali che avevano saputo evadere dalla prigionia della cultura razionalista: da Sade a Nerval, da Baudelaire a Rimbaud, da Lautréamont a Jarry ai "petits romantiques" e ai simbolisti minori. L'elaborazione surrealista prestò estrema attenzione all'opera di S. Freud, perché con la psicoanalisi i surrealisti ebbero accesso a una concezione moderna e articolata del ruolo dell'inconscio e della comunicazione non razionale. Nel Manifesto Breton fece il processo al realismo e alla ragione, esaltando invece il potere dell'immaginazione, della fantasia, della poesia intesa come espressione non filtrata dell'inconscio e dei desideri. Feconda di enormi conseguenze in ambito letterario e artistico fu l'affermazione che la liberazione della personalità passa attraverso la liberazione del linguaggio.

Cambiare il mondo

Nel 1924 nacquero altre due riviste, "Surréalisme" e "Révolution surréaliste": il movimento si allargò, coinvolgendo le arti figurative, il teatro e il cinema, accogliendo i contributi di pittori come De Chirico, Picasso, Max Ernst, S. Dalí, Mirò, Magritte, Y. Tanguy e inoltre di L. Buñuel, R. Char, A. Artaud. L'intento rivoluzionario che animava il movimento si confrontò anche in una prospettiva di cambiamento che coinvolgesse la società e le sue strutture. I rapporti dei surrealisti con il comunismo, e in particolare con il partito comunista francese, a sua volta percorso dalla divisione tra stalinisti e trotzkisti, non furono facili e condussero a numerosi conflitti. Breton, Aragon ed Éluard aderirono al Partito comunista, ma nel 1933 Breton ed Éluard ne vennero espulsi. Fu l'ultima di una lunga catena di rotture e scissioni. Dopo la seconda guerra mondiale il movimento in senso stretto si identificò con l'attività di Breton.

L'eredità del surrealismo

L'eredità del surrealismo è stata immensa. Forse i surrealisti non riuscirono a liberare la personalità e a trasformare il mondo, ma ebbero il merito innegabile di aver fondato un'estetica nuova, aperto le porte a un immaginario sconfinato e affascinante. La libertà della scrittura, la volontà di trasgredire e superare tutte le censure formali e culturali costituiscono il lascito più duraturo del surrealismo.