Dada e surrealismo

Paul Éluard

Paul Éluard, pseudonimo di Eugène Grindel (1895-1952), nato a Saint Denis, trascorse due anni nel sanatorio di Davos, dove conobbe la prima moglie e cominciò a scrivere dei versi, ispirandosi al vitalismo di Whitman e alla musicalità di Verlaine. Alla fine della guerra si stabilì a Parigi. L'incontro con il movimento surrealista, di cui fu con Aragon e Breton uno degli esponenti di maggior rilievo, gli offrì l'occasione di una più profonda riflessione sulla scrittura, ma non significò la rottura con la tradizione; anzi, sin dalle prime opere egli seppe trovare un originale equilibrio tra eredità del passato e conquiste surrealiste. Éluard presta ascolto alla poesia "involontaria", racchiusa nei proverbi e nei modi di dire; recupera un andamento lirico, sobrio, semplice, un linguaggio diretto, che esprime in poche parole, in testi brevi e condensati, i rapporti dell'uomo con l'universo dei sensi e del sogno. Al centro della sua opera vi è l'amore, valore supremo, unica possibilità per infrangere la solitudine. Tra le sue prime raccolte, coincidenti con la stagione surrealista, si ricordano Mourir de ne pas mourir (Morire di non morire, 1924), L'amour la poésie (L'amore la poesia, 1929), La vie immédiate (La vita immediata, 1932).

L'impegno politico

Nel 1930 la moglie lo lasciò per il pittore Salvador Dalí. Fu un'esperienza dolorosa, da cui si riprese grazie all'amore per Marie Benz, che sposò nel 1934. In quegli anni la sua poesia mosse verso un impegno più deciso e una dimensione fraterna. Nel 1938 si consumò la rottura con Breton. Il dramma della guerra civile spagnola, l'esperienza della guerra e della Resistenza, a cui partecipò iscrivendosi al Partito comunista (1942), accentuarono il carattere impegnato della poesia di quegli anni: Les yeux fertiles (Gli occhi fertili, 1936); Cours naturel (Corso naturale, 1938); Poésie et vérité (Poesia e verità, 1942). Tra le ultime opere si ricordano: Poésie ininterrompue (Poesia ininterrotta, 1946); Poésie ininterrompue II (1953, postuma) forse la sua raccolta migliore; Une leçon de morale (Una lezione di morale, 1949); Pouvoir tout dire (Poter dire tutto, 1951). La voluta limpidezza e immediatezza del linguaggio trova il suo limite in una certa facilità delle immagini, potenti sì, ma talvolta un po' gratuite. Comunque, nelle opere più riuscite, la sua voce pura, originale e familiare, musicale e scarna, si impone per la fiducia nella poesia quale strumento di un amoroso rapporto dell'uomo con gli altri uomini e con le cose.