Il romanticismo

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Il termine romanticismo viene dall'aggettivo inglese romantic, che, facendo riferimento ai romanzi medievali, inizialmente (XVII secolo) significava fantasioso, romanzesco. Nella successiva rielaborazione della cultura tedesca, la parola romantico passò a indicare la poesia "moderna", popolare e sentimentale, in contrapposizione alla poesia antica, cioè classica. In questo secondo significato il termine fu introdotto in Francia da Madame de Staël nel 1810, che lo ricollegò però agli ideali cristiani e cavallereschi. I caratteri dell'ideale romantico europeo sono: l'avversione per le regole; l'insoddisfazione; la ricerca di una poesia lirica e sentimentale; un vago sentimento religioso; la predilezione per paesaggi pittoreschi, passioni tumultuose, biografie eccezionali; la scoperta delle individualità nazionali oltre che della propria personale. Anche in Francia il romanticismo fu una battaglia tra la gioventù insofferente e i sostenitori dell'eccellenza delle opere del passato, prese come modello. Si guardò anche agli autori stranieri più influenti (Shakespeare, Goethe, Byron, Ossian e Walter Scott). L'autore francese che destò maggiormente l'ispirazione dei romantici, come espressione dei principi fondamentali del movimento, fu Rousseau; già romantico è, per certi versi, da ritenere lo stesso Chateaubriand. In piena età della Restaurazione i giovani romantici si raggrupparono nel cenacolo di cui era capo riconosciuto V. Hugo. Ormai decisamente schierati a favore delle idee liberali, la loro insofferenza per il sistema politico e la vecchia tradizione classica trovò terreno di scontro anche fisico con i loro oppositori durante la rappresentazione (1830) dell'Hernani di Hugo. La scoperta della soggettività diede luogo a una ricca produzione di memorie e diari, ma fu il genere romanzesco a dominare la letteratura del tempo.