Approfondimenti

Il ruolo dell'aedo: Demodoco nell'<i>Odissea</i>

L'attività svolta da aedi e cantori presso le corti di nobili aristocratici viene descritta per la prima volta da Omero, nell'Odissea. Citiamo il passo: “Venne l'araldo guidando il valente cantore./ Molto la Musa lo amò e gli diede il bene ed il male:/ gli tolse gli occhi ma il dolce canto gli diede”. L'araldo guida l'aedo al banchetto allestito presso la reggia di Alcinoo, re dei Feaci; Demodoco infatti è cieco perché – come tutti i cantori e i poeti – è dotato dalle Muse di una seconda vista, segno di una sapienza superiore. A quel punto, come invasato dall'ispirazione divina, accompagnato dal suono della cetra, inizia il suo canto davanti ai cortigiani e all'inaspettato ospite Odisseo: “Poi quando ebbero scacciata la voglia di bere e di cibo,/ la Musa indusse l'aedo a cantare le glorie degli uomini,/ da un tema la cui fama raggiungeva il vasto cielo,/ la lite di Odisseo e del Pelide Achille,/...”

(canto VIII, vv. 62 sgg).