Intellettuali e pubblico nella Grecia classica

Vita della polis e nuovi generi letterari

Nel periodo compreso tra le guerre contro la Persia (490- 479 a.C.) e la fine della guerra del Peloponneso (404 a.C.) – che prende il nome di età classica o atticaad Atene si realizza l'esperienza della democrazia, che si basa sulla partecipazione di tutti i cittadini alla vita della polis attraverso istituzioni di massa come il tribunale popolare (l'Eliéa), l'assemblea (l'Ecclesía) e il teatro (il Theatrón). I valori elaborati nell'Atene democratica e i problemi risvegliati dal nuovo assetto politico compaiono nei grandi capolavori che prendono vita in quest'epoca. Quasi parallelamente alle novità socio-politiche nascono generi letterari nuovi, specificamente rivolti e adeguati al grande pubblico delle masse cittadine: la tragedia e la commedia a sfondo politico, la storiografia e l'oratoria giuridica, politica ed epidittica. L'epica e la lirica – e lo stesso ambiente dell'eteria e del simposio dove essa trovava la massima espressione – risultano ormai superate ed estranee alla mentalità della nuova generazione. Anche la filosofia, da Socrate in poi, diviene un fenomeno principalmente ateniese, in quanto strettamente legata e dipendente alla libertà di pensiero e di espressione proprie della vita di una polis democratica.

La cultura dei sofisti

Dopo l'elaborazione degli ionici, volta a indagare l'origine e la costituzione dell'universo, e la fioritura della scuola pitagorica ed eleatica, nei secoli V e IV a.C. in Grecia – particolarmente ad Atenesi affermarono i sofisti. In origine il “sofista” è colui che possiede una sofía, cioè un'esperienza intellettuale o anche pratica. “Sofista” è il filosofo, ma anche il musico o il poeta. Solo a partire dalla fine del V secolo, soprattutto, chi si fregia del termine “sofista” è un pensatore che, ripudiando la speculazione precedente, si propone come professionista della sapienza, insegnabile dietro compenso, in funzione del raggiungimento di un'abilità tecnico-pratica, in genere riferita all'esercizio della retorica e della dialettica. I sofisti operavano attraverso lo strumento tradizionale dell'oralità, tenendo dibattiti e conferenze, e si rivolgevano ad ascoltatori selezionati, membri di circoli aristocratici in cui maturava un'immagine nuova dell'intellettuale: l'uomo “nuovo”, capace di vagliare con senso critico la tradizione mitico-religiosa e distaccato dalle idee e dai valori comuni. I maggiori rappresentanti della sofistica furono Protagora di Abdera, che approdò a un totale agnosticismo, e Gorgia di Lentini, grande retore, studioso teorico dell'arte della persuasione e dei tópoi. Altri sofisti furono Prodico, Ippia, Antifonte e, ancora, Callicle, Trasimaco, Crizia, i cosiddetti sofisti-politici, con i quali il radicalismo dei pensatori precedenti si andò accentuando fino a raggiungere una totale negazione dei valori etici.