La saggistica e la storiografia

Matthew Arnold

Matthew Arnold (1822-1888), tipico rappresentante della middle class intellettuale, per trent'anni fu ispettore scolastico e per dieci insegnò poesia a Oxford. Scrisse quasi tutte le sue composizioni poetiche prima dei trentatré anni. Nella prefazione alla sua raccolta Poems (Poesie, 1853) espose la propria poetica tesa alla realizzazione di una nuova forma di classicismo, che accettava il soggettivismo romantico e concentrava l'interesse sui contenuti intellettuali e umani dell'opera letteraria, più che sugli aspetti formali o stilistici. Tratti caratteristici della sua poesia sono l'ellenismo, un interesse romantico per le leggende popolari, una certa inclinazione alle meditazioni fatte in solitudine tra paesaggi suggestivi. Le sue poesie più intense sono raccolte in New poems (Nuove poesie, 1867); i due volumi Collected poems (Poesie scelte) apparvero nel 1869, la tragedia Merope, strutturata anch'essa secondo i canoni classici, nel 1858. Quello che contraddistingue la poesia di Arnold è la sua personale vena elegiaca, che appare in contrasto con i suoi intenti di interpretazione critica.

Dal 1857 circa si dedicò ai saggi, occupandosi di letteratura e di problemi religiosi e sociali. Per risolvere i problemi dell'uomo moderno egli propugnava una migliore organizzazione della società e una nuova comprensione dei valori spirituali. Anch'egli si oppose all'utilitarismo, al materialismo e all'ottimismo dell'età vittoriana, insistendo che il progresso materiale andava considerato come un mezzo e non come il fine. In The function of criticism at the present time (La funzione della critica al tempo attuale, 1864) Arnold affermò che la funzione della critica è quella di vedere le cose come esse sono realmente in tutti i campi del sapere umano, (filosofia, storia, teologia e scienza); la critica è "un libero gioco della mente", una forma di curiosità disinteressata. Per aver intuito il rapporto tra letteratura, vita ed etica, Arnold può essere considerato il primo critico moderno e uno dei più influenti fra quelli inglesi della seconda metà del XIX secolo. Negli Essays in criticism (Saggi critici, 1865, 1888) sostenne che la poesia è "una critica della vita" e il poeta "dovrebbe conoscere il mondo prima di metterlo in poesia". In qualità di critico sociale, in Culture and anarchy (Cultura e anarchia, 1869) egli definì la cultura come studio della perfezione spirituale interiore, in contrasto con l'idea puramente materialistica del progresso. La cultura, inoltre, mirava alla realizzazione della vera "idea sociale", ovvero di una forma di democrazia egualitaria.